Gli inglesi hanno vinto 6-0 la gara di qualificazione a Euro 2020, macchiata da ululati e braccia tese. Il premier inglese Johnson: "Serve una azione rapida della Uefa". Il primo ministro bulgaro chiede e ottiene la testa di Borislav Mihaylov
Ululati razzisti, il match fermato per due volte e in tutta risposta i saluti nazisti. È il racconto del comportamento dei tifosi bulgari durante la partita contro l’Inghilterra valida per la qualificazione a Euro 2020. Gli inglesi hanno vinto per 6 a 0, ma alcuni giocatori della nazionale (Raheem Sterling in particolare) sono stati oggetto di cori razzisti da parte dei sostenitori di casa. A Sofia la gara è stata fermata due volte nel primo tempo, dopo che una sezione di 5mila posti allo stadio nazionale Vasil Levski era già stata chiusa per via di altri episodi di razzismo durante le partite contro il Kosovo e la Repubblica Ceca a giugno. Quando è stata annunciata la sospensione del match, i tifosi hanno risposto con il braccio teso.
“Il vile razzismo che abbiamo visto e sentito ieri sera non deve trovare posto nel calcio e in nessun altro posto”. Sono le parole del primo ministro britannico, Boris Johnson su Twitter. “La Uefa – ha aggiunto – deve affrontare questi episodi, che sono una macchia sul calcio”. “Pieno supporto al ct Gareth Southgate e alla squadra per esser passati sopra a tutto questo. Adesso serve una azione rapida della Uefa”, ha concluso. Il massimo organismo del pallone europeo ha comunicato di aver aperto un’indagine.
Il primo provvedimento è stato preso invece in Bulgaria, dove il premier Boyko Borissov ha chiesto e ottenuto le dimissioni del presidente della federazione calcistica della Bulgaria, Borislav Mihaylov. “Oggi il presidente dell’Unione calcistica bulgara Mihaylov ha presentato le sue dimissioni, che verranno consegnate ai membri del comitato esecutivo nella riunione di venerdì”, ha affermato la federazione in una nota sul suo sito web. La decisione “causata dalla tensione, che è dannosa per il calcio bulgaro e il sindacato bulgaro”, ha affermato la nota.