In Ecuador una vera e propria rivolta popolare, che ha visto in particolare la partecipazione delle comunità indigene, organizzate nella storica e potente organizzazione Conaie, ha costretto il governo a tornare sui suoi passi, bloccando le concessioni fatte al Fondo Monetario Internazionale che, come in Argentina e altrove, si apprestava a riprendere il controllo dell’economia, con conseguenze devastanti sul benessere della popolazione.

Il successore di Rafael Correa, Moreno, improvvidamente battezzato Lenin dai suoi sciagurati genitori, ha demolito in poco tempo i risultati ottenuti dal governo precedente, in termini di conquiste popolari e di scelte autonome di politica estera, abbandonando il cantiere dell’integrazione latinoamericana per apprestarsi a ripercorrere i tradizionali sentieri della collaborazione subordinata e servile con la potenza imperiale, gli Stati Uniti d’America. Montature giudiziarie, nello stile inaugurato contro Lula dal giudice Moro, ora ministro della giustizia di Bolsonaro, sono state ordite contro il vicepresidente Jorge Glass, che da tempo languisce ingiustamente in carcere, e contro lo stesso Correa.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’adozione di misure, imposte dal Fmi, in materia di sovvenzionamento dell’acquisto di carburanti ad esclusivo beneficio delle multinazionali cui si intendeva affidare ancora una volta lo sfruttamento, a condizioni di favore e a loro totale discrezionalità, delle notevoli ricchezze petrolifere del Paese.

A migliaia gli indigeni, i contadini e altri settori del popolo ecuadoriano sono scesi in piazza, scontrandosi con le forze di sicurezza del governo, che hanno operato una feroce repressione della quale abbiamo impressionanti testimonianze filmate. Crimini contro l’umanità che non dovranno restare senza punizione.

Il primo round dello scontro si è appena concluso con la vittoria del movimento popolare, che ha costretto Moreno a ritirare le misure antipopolari accennate. Ma la lotta continuerà a lungo, nella prospettiva di nuovi momenti elettorali che, come in Argentina, vedranno con molta probabilità la vittoria delle forze contrarie alla restaurazione filoimperiale e ben decise a percorrere la strada della lotta al neoliberismo e a riprendere il cammino dell’integrazione latinoamericana avviata con forza all’inizio del Terzo Millennio da Hugo Chavez e Fidel Castro. Continua del resto la mobilitazione con assemblee permanenti di massa, che vedono la partecipazione di migliaia di persone contro un governo, quello di Moreno, che ha oramai definitivamente svelato la propria natura filoimperialista e antipopolare.

Forse è presto ancora per affermare che in America Latina stia cambiando l’aria, dopo i rovesci delle forze progressiste culminati nell’elezioni prima di Macri, poi di Bolsonaro e l’accennato voltafaccia di Moreno proprio in Ecuador. Quello che è certo è che siamo di fronte a chiarissimi segni di inversione di tendenza e che assistiamo a un risveglio della coscienza popolare a seguito di un’operazione molto semplice che ogni cittadino può fare tra le politiche dei governi progressisti e quelle dei governi attuali.

Certamente anche le politiche dei governi progressisti avevano o hanno dei limiti, risentono di situazioni difficili da risanare e provocano insoddisfazione. Nulla a che vedere però con la netta impronta reazionaria e antipopolare delle scelte compiute da governi come quello di Moreno il quale, proprio come Macri in Argentina e Bolsonaro in Brasile, si apprestava a svendere un intero Paese a prezzi di realizzo alle solite multinazionali.

Mentre il movimento popolare ecuadoriano celebra le sue prime vittorie, è ora di rendere onore alle vittime della feroce repressione e di chiedere giustizia per loro. Come scrive Pamela Davila Falconi su altrenotizie, “la lotta coraggiosa, perseverante e dignitosa del popolo ecuadoriano, e delle comunità indigene in particolare, merita profondo rispetto e ammirazione, costituendo un esempio inestimabile per le generazioni future che vogliano realizzare i loro sogni di libertà e sovranità”.

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