Lo colpì molto il suo compagno di stanza all’ospedale di Prato: non faceva che leggere la Bibbia. Lui, Hamdan Al Zeqri, era un giovane musulmano venuto in Italia nel 2004 dallo Yemen martoriato dalla guerra per curarsi le ossa portandosi dietro un corpo ferito da una mina italiana e una grande fede in Allah. Però quel cristiano pratese lo superava in passione religiosa. Dirà qualche anno più tardi: “Quell’uomo è diventato un amico e la sua fede ha rafforzato la mia. Lui leggeva la Bibbia e io il Corano”.
Fuori da quella stanza di ospedale il mondo era infuocato dall’ostilità contro l’Islam e in libreria furoreggiava La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci, ma quei due strani malati andavano controcorrente perché capirono che ebraismo, cristianesimo e islamismo adoravano lo stesso Dio. Avevano le stesse radici.
Così Hamdan decide di approfondire il cristianesimo, e si iscrive nientemeno che alla facoltà teologica dell’Italia centrale, cioè un’università della Chiesa cattolica. Gli studi sono pagati dalla curia fiorentina. E, a 33 anni, lui – yemenita musulmano impegnato nella comunità islamica fiorentina, guida religiosa nel carcere di Sollicciano, insegnante di arabo – si è laureato in scienze religiose con una tesi su Profilo e responsabilità del ministro di culto islamico in carcere. Presenti alla discussione della tesi molti imam venuti da ogni parte della penisola, a cominciare da quello fiorentino Izzedin Elzir. “Una giornata storica. Hamdan è il primo musulmano in Italia a laurearsi in teologia. Da Firenze, la città di Giorgio La Pira, parte un segnale di pace e di dialogo interreligioso molto forte”.
La discussione della tesi è avvenuta nell’aula magna della facoltà teologica. La commissione, composta da preti e frati, gli ha assegnato come votazione 105 su 110, esprimendo apprezzamenti per il suo lavoro. “Un lavoro serio, documentato e appassionato”, lo ha definito il relatore, il domenicano Alessandro Cortesi, docente di Cristologia. Nella sua tesi Hamdan ha affrontato soprattutto il tema della giustizia nella religione islamica e cristiana. “Essere giusti significa prendersi cura degli altri”, ha spiegato. Ha aggiunto Hamdan: “Con il mio lavoro ho voluto aggiungere un altro tassello di pace e dialogo tra le religioni. Nella mia esperienza ho scoperto valori veri e comuni tra cristianesimo e islamismo”. E ad Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, ha confessato: “Io sono islamico ma anche innamorato di Gesù. Ho scoperto che islam e cristianesimo hanno tantissimo in comune sul piano umano e sociale. Resto un musulmano, anzi dirò di più: sono più musulmano di prima, ma mi sono innamorato di Gesù. Più capivo chi era Gesù Cristo e meglio vivevo il mio essere islamico. La verità è che studiare la religione degli altri non significa affatto rischiare di convertirsi, ma capire la loro fino in fondo”.