Sono passati undici anni dall’inizio dei lavori, il parcheggio vicino alle antiche mura patrimonio dell’Unesco non c’è, i costi sono lievitati, i rilievi si moltiplicano. Dall’Anac fino al Comune di Bergamo. In attesa di quanto concluderà la Procura lombarda della Corte dei Conti, riguardo all’ipotesi di responsabilità per danni all’erario. Del resto, è dal 2008 che nella parte alta della città è in costruzione il parcheggio interrato Parco della Rocca, nell’area denominata Parco della Rocca-Ex Faunistico. Un progetto di cui si parla dal 2001.

Così, in 19 anni, sono mutati i progetti stessi e, soprattutto, i costi. Dagli 8.663.804 euro del 2004 ai 12.101.767,74 del 2008, fino ai 18.442.450 attuali, senza contare gli extracosti di 4.955.258 euro richiesti dall’impresa che dal 2017 si occupa dei lavori. Il tutto, in assenza sia di una Valutazione di impatto ambientale che di una Verifica preventiva di assoggettabilità alla Via. E con una autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza per le Province di Brescia e Bergamo a gennaio 2011, ma non più valida da gennaio 2019, anche se rinnovata a febbraio dello stesso anno. Secondo le associazioni ambientaliste, tra l’altro, la costruzione mette a repentaglio la tutela di una parte delle Mura Venete del XVI secolo che delimitano il centro storico, un’architettura militare che dal luglio 2017 è entrata a far parte del patrimonio Unesco.

Il parcheggio nasce dal problema della sosta dei veicoli dei non residenti nella parte alta della città. È per questo che nel novembre 2001 Parcheggi Italia Spa propone l’idea di un parcheggio all’amministrazione guidata dal sindaco Veneziani, che lo inserisce nel programma triennale per le opere pubbliche a febbraio 2002, a meno di tre mesi dalla presentazione del progetto. Nella versione definitiva, prevede una struttura da 469 posti auto, sviluppata su nove piani e da edificare nel colle sotto la Rocca. Un progetto, si prevedeva, da finanziare attraverso lo strumento del project financing. Ad occuparsene è l’associazione temporanea di imprese, di cui Parcheggi Italia Spa è la capofila. Così nel 2004 si arriva alla convenzione tra Parcheggi Italia, trasformata per l’occasione in Bergamo Parcheggi Spa, e il Comune di Bergamo. A settembre 2008 l’avvio del cantiere, interrotto a dicembre per una frana. Per la sua stabilizzazione interviene la Locatelli Spa e tra il materiale di scavo vengono scoperti rifiuti speciali, come conferma la Corte d’Appello di Brescia, nel 2016. Lavori ancora interrotti, quindi.

Nel frattempo Bergamo Parcheggi incassa dalla compagnia assicurativa 2.537.963,74 euro, come indennizzo per la frana. Una cifra considerata insufficiente a coprire i danni subiti. Lo stallo prosegue anche durante la giunta Tentorio, tra il 2009 e il 2014: Bergamo Parcheggi chiede che venga approvata la nuova variante del progetto con un incremento dei costi. Inutilmente. Anche perché il Comitato interministeriale per la programmazione economica segnala qualche dubbio sull’operato di Bergamo Parcheggi. Con il nuovo sindaco Gori, a giugno 2015, una delibera di giunta intima alla società di riprendere i lavori non oltre la data del 4 novembre 2015, annunciando che si applicheranno le penali in caso di ulteriore ritardo. Non è tutto. Bergamo Parcheggi deve procedere a proprie spese a rimuovere i materiali inquinanti depositati nel cantiere. Nonostante il Comune affermi che, in caso d’inottemperanza procederà chiedendo la decadenza della concessione, non accade nulla.

In compenso la giunta ad ottobre 2016 vota un atto transattivo che rinnova la convenzione con Bergamo Parcheggi per la realizzazione dell’opera, con sostanziali modifiche. In questo modo tra il 2016 e il 2019 intervengono altre varianti progettuali, talmente significative da spingere la Collini Lavori Spa, che da settembre 2017 si occupa dei lavori, a chiedere una cifra aggiuntiva di 4.955.258 euro per il consolidamento, terminato a giugno, della parete franata. A questo punto, terminato lo scavo, bisognerebbe iniziare a costruire.

Di ritardo in ritardo, alla fine, interviene l’Anac: “Complessivamente l’opera, che doveva concludersi in meno di 3 anni dalla stipula del contratto di concessione, dopo oltre 15 anni, non è ancora conclusa. Tale carattere appare ingiustificato e caratterizzato da specifiche violazioni, poste in essere soprattutto dal concessionario, non contrastate efficacemente dal Comune”, si legge nella comunicazione inviata il 23 settembre dall’Autorità anticorruzione al Comune di Bergamo, alla Bergamo parcheggi e ai consiglieri comunali del M5s, Zenoni e Gregorelli. Per l’Anac i ritardi si sono verificati prima di tutto “in fase di progettazione definitiva ed esecutiva e sfiorano i 4 anni, a fronte di una previsione contrattuale di 180 giorni”. Poi a causa delle vicende penali. Il riferimento è alla frana del 2008, “a quanto consta, imputabile alla concessionaria”. Ritardi accertati – secondo l’Anticorruzione – anche nell’esecuzione dei lavori, che “stanno dilatando i tempi della concessione ben oltre i 29 anni previsti, ad esclusivo vantaggio del concessionario, il quale gestisce i parcheggi su strada ad uso pubblico (ed introita i relativi proventi) sin dal settembre 2004 con l’effetto paradossale che il ritardo nel completamento dell’opera si sta traducendo nel consolidamento di un vantaggio in termini di introiti”.

Ci sono poi i costi dell’intervento, partendo da quello in sede di approvazione della progettazione esecutiva che – sempre secondo Anac – appare illegittimo. Mentre quelli conseguenti alle varianti del 2011 e 2016 “sono volti a porre a carico della collettività l’aumento del costo di costruzione e gestione dell’opera, in gran parte imputabili ad errori del concessionario”. Con una doverosa premessa: “La modifica delle condizioni dell’affidamento costituisce una chiara elusione dell’obbligo di rinnovazione della gara pubblica”. Riguardo le pene contrattuali e le cauzioni, l’Anac rileva che la convenzione del 2004 “prevedeva una penale dello 0,05 per ogni giorno di ritardo nella consegna del progetto esecutivo, fino ad un massimo del 10% del costo di progettazione”. Al momento non vi è traccia della sua applicazione. Ma i rilievi dell’Anticorruzione non sono isoli. A novembre 2016 la commissione per il Paesaggio del Parco dei Colli di Bergamo “esprime forti perplessità in merito alla collocazione e realizzazione del parcheggio, sia per gli aspetti paesaggistico-ambientali, sia per la salvaguardia del costruito storico, comprese le Mura venete”. Mentre la direttrice del WHC Unesco, a novembre 2018, scrive che il progetto del parcheggio avrebbe dovuto essere segnalato nel dossier di candidatura delle Mura, per permettere di tenerlo in considerazione durante il procedimento di valutazione.

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