Una tassa di 1 euro al chilo sugli imballaggi di plastica, al via dal primo giugno 2020. La ‘plastic tax‘ entra nella manovra, nell’ambito del patto per l’ambiente annunciato dal governo come uno dei pilastri di questa e delle prossime leggi di bilancio. Insieme al taglio dei sussidi dannosi porterà nelle casse dello Stato circa 1,7 miliardi solo nel 2020. La misura si affianca agli incentivi per i prodotti sfusi già previsti dal decreto Clima con l’obiettivo di promuovere abitudini più eco-sostenibili ed è inserita nel Documento programmatico di bilancio. L’aliquota è molto più alta di quella in discussione nei giorni scorsi, quando si parlava di 20 centesimi per chilo. Tanto che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha detto che sulla vicenda “bisogna aprire subito un tavolo di confronto al Mise” perché la “transizione ecologica” comporta ricadute occupazionali. Detto delle imposte, il Green New Deal delineato del documento prevede investimenti per 55 miliardi in 15 anni (anche se nelle tabelle sono poi ridotti a 50). Ma per il 2020 ci sono appena 180 milioni destinati a messa in sicurezza del territorio e sostenibilità ambientale, oltre a 504 milioni previsti per favorire gli investimenti a livello territoriale, tra cui rientrano anche quelli green.
La plastic tax – Nel Documento programmatico di bilancio, che sintetizza i contenuti della legge di Bilancio per il 2020 ed è stato presentato all’Ue martedì sera mentre era ancora in corso il consiglio dei ministri, il governo sottolinea che una delle sue “priorità” è appunto “la realizzazione di un Green New Deal“. In questo senso, proprio per “promuovere una maggiore sostenibilità ambientale”, vengono “rivisti alcuni sussidi dannosi e attivata la leva fiscale“. Da qui l’introduzione dell’imposta sulla plastica: ogni chilogrammo di imballaggio utilizzato per confezionare un prodotto, dovrà essere pagato un euro di tasse. Misura che si affianca agli incentivi fino a 5mila euro previsti nel decreto Clima per i commercianti che realizzeranno i cosiddetti “green corner”, per la vendita di “prodotti sfusi o alla spina, alimentari e per l’igiene personale”.
Il taglio dei sussidi dannosi – I sussidi ambientali dannosi (Sad) sono invece quelle agevolazioni fiscali che riguardano appunto prodotti inquinanti. A inizio ottobre la Direzione Generale per lo sviluppo sostenibile del ministero per l’Ambiente ha realizzato un catalogo, in cui ha analizzato 161 sussidi, dividendoli tra favorevoli all’ambiente (i Saf) e dannosi (ben 75). La maggior parte dei Sad rientra nei sussidi indiretti ed è costituita da agevolazioni o riduzioni delle accise, soprattutto nel settore ‘energia’. Nella manovra è quindi prevista “una tassa per prodotti inquinanti impiegati per la produzione di energia“. Tradotto, introdotte o aumentate le accise su carbone, petrolio e altre fonti fossili utilizzate per la produzione di energia, principalmente elettrica.
Addio ai benefici sul gasolio per pullman e tir dal 2021- Inoltre, nel Documento di bilancio è prevista anche l’eliminazione della possibilità di detrarre il costo delle auto aziendali, se troppo inquinanti. “Incremento dal 30% al 100% nella determinazione della base imponibile ai fini Irpef del reddito ritraibile per le auto aziendali più inquinanti”, si legge nella tabella. Queste misure, stima il governo, porteranno solo nel 2020 entrate per un totale di 1,7 miliardi di euro. Dal 2021, le entrate aumenteranno invece a 2,4 miliardi, per via dell'”eliminazione del beneficio sul gasolio utilizzato per il trasporto di merci e passeggeri dei veicoli di categoria Euro3 + Euro4“. In pratica, la cancellazione di un altro sussidio dannoso.
Gli incentivi per nuovi camion – Attualmente, infatti, l’aumento dell’accisa sul gasolio impiegato come carburante per l’autotrasporto merci e altre categorie di trasporto passeggeri viene rimborsato, con uno sconto che equivale al 34,7%, permettendo una riduzione del 17,2% sul prezzo al consumo. A partire dal 2021, camion e bus di categoria Euro3 e Euro4 non avranno più diritto al beneficio e quindi dovranno pagare l’intera accisa. Parallelamente, all’articolo 52 della bozza del decreto Fisco, è previsto uno stanziamento di 15,7 milioni di euro, destinato alle imprese attive nel trasporto su strada che rinnovano il loro parco veicoli, rottamando quelli fino a Euro 4 per sostituirli con mezzi nuovi e meno inquinanti. Il contributo riconoscibile per ciascun veicolo va dai 2mila ai 20mila euro, a seconda “della massa complessiva a pieno carico del nuovo veicolo e della sua modalità di alimentazione“.
Gli investimenti verdi – Il Green New Deal, si legge nel Documento di bilancio, “prevede, in primo luogo, la realizzazione di un piano di investimenti pubblici sinergici a quelli privati”. Oltre alla leva fiscale e al taglio dei sussidi dannosi, il governo ha previsto quindi un piano pluriennale per favorire “la messa in sicurezza del territorio e la sostenibilità ambientale“. Sono previsti in particolare due fondi: uno per gli “investimenti in infrastrutture pubbliche e sostegno agli investimenti privati per materie di competenze dello Stato, con particolare attenzione a investimenti volti a favorire l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la riduzione del divario tra il sud e il nord e a potenziare le infrastrutture materiali, immateriali e sociali“, che prevede per il 2020 uno stanziamento di 180 milioni di euro. Poi, un altro fondo pluriennale “per gli investimenti degli enti territoriali“, da 504 milioni sempre per il 2020.
Così il governo presenta il Green New Deal – Nella parte del Documento di bilancio riservati ai target fissati dalla strategia europea per la crescita e l’occupazione, il governo ricorda direttamente gli impegni presi con il decreto Clima collegato alla manovra sempre nell’ambito del Green New Deal, con diversi obiettivi: “il miglioramento dei parametri e dei livelli di inquinamento ambientali, il ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici ed il miglioramento della qualità dell’aria“. In questo senso, oltre agli investimenti per 55 miliardi in 15 anni già citati (che qui diventano però 50 milioni) e al fondo a sostegno dei “green corner”, viene sottolineata anche l’introduzione del “bonus mobilità“, destinato ai cittadini residenti nei comuni sotto procedura d’infrazione Ue per smog che, entro il 31 dicembre 2021, cambiano auto (fino ai modelli Euro 3) o motorini (fino alla classe Euro2 e Euro3 a due tempi). Vale 1.500 euro per i primi e 500 euro per i secondi. Così come il fondo “per la creazione o l’ammodernamento di corsie preferenziali per il trasporto pubblico locale“, i contributi ai comuni che utilizzano mezzi di trasporto scolastico ibridi o elettrici nelle aree sotto procedura per smog e “il finanziamento di un programma sperimentale di riforestazione“.