“Portatemi una prova e faccio tutto, un processo, un elemento, qualcosa. Io mi fido della gente”. È quasi alla fine del duello tv a Porta a Porta che Matteo Salvini, ex vicepremier e ed ex ministro dell’Interno, risponde alla domanda dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Perché non quereli Savoini. Se a me dicono che ho rubato io lo porto in tribunale”. In attesa del processo, se e quando ci sarà, al segretario della Lega basterebbe leggere i giornali per perché la procura di Milano contesta la corruzione internazionale al suo ex portavoce Gianluca Savoini e gli altri protagonisti dell’ormai famigerato incontro nell’hotel Metropol di Mosca del 18 ottobre 2018. C’è l’audio – pubblicato all’inizio in esclusiva da BuzzFeed – e c’è anche una foto dello schema – come scritto dal Fatto Quotidiano – dell’accordo con il piano di acquisto del gasolio russo e i 65 milioni di dollari da far arrivare nelle casse della Lega in vista delle elezioni europee del maggio scorso. Ci sono anche le chat scovate nei telefonini e gli investigatori delle Fiamme Gialle ne hanno individuata un’altra per ora inaccessibile.
Al tavolo siedono sei persone: tre russi, legati all’entourage politico del presidente Vladimir Putin e tre italiani: Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e il consulente finanziario Francesco Vannucci. Gli interlocutori discutono di una compravendita di gasolio da 1,5 miliardi. Vende una società russa (Gazprom o Rosneft) dovrebbe acquista il colosso italiano Eni, dopo un passaggio intermedio con una banca d’affari londinese Euro-Ib. Il gruppo italiano ha sempre categoricamente smentito ogni coinvolgimento. Nella prima settimana di settembre, poi, la Procura ha chiesto e ottenuto di acquisire documenti nella sede centrale della società del cane a sei zampe che non è ad oggi indagata.
L’audio: “Salvini vuole cambiare l’Europa” – L’ex portavoce di Salvini, già presidente dell’Associazione Russia Lombardia, prima di introdurre il progetto spiega la situazione politica: “… Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Noi vogliamo cambiarla l’Europa. Vogliamo una nuova Europa che sia vicina alla Russia come lo era prima, perché rivogliamo la nostra sovranità. Noi italiani vogliamo decidere del nostro futuro e di quello dei nostri figli, e non dipendere dalle decisioni degli illuminati di Bruxelles o degli Stati Uniti. Vogliamo decidere noi”. Le parole di Savoini non si fermano qui, ma proseguono così: “Salvini è il primo uomo che vuole cambiare per intero l’Europa. Vogliamo farlo insieme ai nostri alleati e colleghi di altri partiti europei, come Freiheitliche Partei in Austria, AfD in Germania, il partito di madame Marine Le Pen in Francia, e altri come quello di Viktor Orbán in Ungheria e Sverigedemokraterna in Svezia. Abbiamo i nostri alleati e vogliamo davvero stringere delle alleanze con questi partiti filorussi, ma non vogliamo un pro Russia fine a sé stesso, ma per i nostri Paesi. Perché avere buoni rapporti con la Russia è bene per i nostri Paesi”.
Uno degli interlocutori parla di documentazione pronta per essere consegnata “al vostro vicepresidente del Consiglio”, ma fa presente quanto sia importante parlare delle società che verranno coinvolte e le banche di riferimento alla tipologia di carburante da vendere e le percentuali di commissioni. Si parla di Eni come controparte (anche se il gruppo ha sempre smentito categoricamente qualsiasi coinvolgimento), di una banca e una società russa che firmerà il contratto con l’istituto. Si parla quindi delle modalità del contratto, delle modalità: “Se abbiamo bisogno di un’altra società in mezzo, allora abbiamo bisogno di una compagnia ragionevolmente nota. Ad esempio, se a vendere è Lukoil, in mezzo vorremo avere Litasco“. Si fa riferimento anche al porto di Rotterdam, delle banche e dei conti. L’accordo si attesa su 3 milioni di tonnellate cubiche in un anno. “La pianificazione fatta dai nostri amici politici è semplice: dato uno sconto del 4%, su 250.000 tonnellate al mese per un anno, è perfettamente possibile sostenere una campagna” dice l’avvocato Meranda. E se la percentuale fosse più alta, viene chiesto? “Perché no? Ma sai, non è una questione commerciale ma una questione politica. Non contiamo di farci dei soldi. Contiamo di sostenere una campagna politica che è di reciproco vantaggio per i due Paesi”, dice un’altra voce italiana. Importante concludere perché “le elezioni sono dietro l’angolo”. Savoini riprende la parola per dire: “Si, stiamo cambiando davvero l’Europa. Ed è impossibile fermarci. La storia ormai sta avanzando in quella direzione. È davvero un nuovo affare, una nuova situazione, un nuovo futuro per noi. Siamo al centro di questo processo, ma abbiamo molti nemici. Siamo in una situazione pericolosa perché il nostro governo è attaccato da Bruxelles, dai globalisti… non da Trump, ma l’establishment di Obama è molto forte anche in Italia. Veniamo minacciati, non è semplice, ma vogliamo batterci perché siamo nel giusto”.
La foto dell’accordo nel cellulare di Savoini – Dopo la conversazione gli interlocutori hanno preparato una bozza. E quel documento manoscritto è stato scovato dagli investigatori della Guardia di Finanza analizzando i telefonini sequestrati a Savoini, Meranda. Sul foglio sono appuntate le percentuali del cosiddetto “discount” rispetto al valore complessivo (1,5 miliardi dollari) della compravendita di gasolio. Così da un lato vi si legge il 4% che nei piani doveva finire nelle casse del Carroccio e dall’altro un valore che oscilla tra il 4 e il 6% da destinare ai pubblici ufficiali russi e ai loro intermediari d’affari. A Londra, presso l’istituto Euro-Ib con un bilancio davvero risicato come aveva rivelato il Corriere della Sera, viene preparata una proposta di acquisto da inviare a Rosneft. Si tratta di un accordo simile a quello discusso a Mosca. È da questo affare che i tre italiani progettano di far uscire i 65 milioni di dollari da dare alla Lega per finanziare le europee dello scorso maggio. Il foglio, poi fotografato viene ricevuto e inviato dagli italiani. L’analisi dei telefoni ha portato alla scoperta di un’altra conversazione con l’applicazione Wickr che permette una messaggistica istantanea, segreta e con la distruzione delle conversazioni. Per aprirla però è necessaria una password che Savoini al momento non ha consegnato agli investigatori. Nei giorni scorsi la difesa di Savoini ha deciso di ricorrere in Cassazione contro al decisione del Tribunale del Riesame di Milano di respingere l’istanza di inutilizzabilità dell’audio registrato il 18 ottobre 2018 all’hotel Metropol di Mosca.