Assunta il 23 settembre, licenziata il 14 ottobre. Ufficialmente per motivi didattici, ma secondo Giovanna Cristina Vivinetto, 25 anni, il motivo sarebbe il suo essere transessuale. A denunciare il fatto è la stessa insegnante che fino a qualche giorno fa era in cattedra al liceo scientifico paritario Kennedy di Roma. Laureata in filologia all’Università La Sapienza, scrittrice, poetessa, vincitrice del premio “Viareggio”, Giovanna Cristina racconta di sé senza alcun problema: “Il mio percorso è iniziato a 18 anni. Dal punto di vista chirurgico non è concluso ma a livello giuridico e legale sono Giovanna a tutti gli effetti per la legge”.
Una realtà che non ha nascosto nemmeno all’atto dell’assunzione, tanto che il suo essere trans è menzionato nel curriculum: “Hanno subito messo le mani avanti dicendo che per loro non era un problema, anzi poteva essere una grande risorsa. Mi hanno chiesto di raccontare pure la mia storia. All’apparenza non c’erano problemi. C’è stato solo un confronto tra la preside e la proprietaria della scuola: la dirigente ha manifestato fin da subito delle perplessità”.
Della sua vita, Giovanna Cristina non ha nascosto nulla nemmeno agli alunni: “Il primo giorno ho parlato di me, ho raccontato la mia storia e l’hanno presa molto bene. Hanno apprezzato la mia sincerità e dedicato belle parole dicendomi che ho avuto una grande forza a fare questo passo. Non mi sono resa conto di alcun risolino da parte loro”. Un rapporto che l’insegnante racconta essere di stima reciproca: “Li ho sempre visti attenti durante le spiegazioni, prendevano appunti, si complimentavano per il modo in cui spiegavo, mi dicevano che era un piacere iniziare con me la prima ora. Non nego il fatto che qualcuno possa essersi andato a lamentare ma vedo difficile che l’abbiano fatto sul programma, forse qualcuno si è lamentato della mia transessualità”.
La versione ufficiale, tuttavia, è un’altra. La scorsa settimana la professoressa Vivinetto si è assentata per malattia e durante questa assenza è successo l’imprevedibile: “La preside mi ha riferito che in quei tre giorni molti alunni e genitori sono andati a lamentarsi della mia condotta, mi è stato detto che spiego in maniera troppo rapida ma sono indietro col programma; che le spiegazioni sono confuse; che divago moltissimo e soprattutto ho un modo di fare troppo da poeta e non da docente. Al tempo stesso ho una personalità troppo dominante. Eppure in quei 14 giorni in cui ho prestato servizio mai nessuno si è lamentato”. Da qui il licenziamento. La professoressa Vivinetto non è persuasa delle ragioni che le hanno presentato: “Sono motivazioni che non possono essere valide dopo due settimane di servizio. Non si può dire a un docente neoassunto ‘ti licenzio’ perché sono venuti i ragazzi a lamentarsi che non sei all’altezza del tuo compito. Non è plausibile che dopo due settimane abbiano determinato le capacità di un docente tanto più alla prima esperienza. Andando ad esclusione restano solo due motivazioni valide, la mia malattia o il fatto di essere transessuale. A qualcuno non è andato bene che ci fosse un’insegnante così. Ora penso di fare ricorso per fare chiarezza. In questi giorni la scuola non si è esposta, ha ribadito solo la giustezza del licenziamento e che la mia accusa risulta a loro offensiva e sgradita. Non voglio sfruttare la mia categoria per fare vittimismo ma sarebbe stupido non considerarla tra le ipotesi”.