Primato europeo per l'Italia anche per le morti da ozono (O3), che sono 3mila all'anno, mentre si posiziona al secondo posto per quelle da particolato fine (PM2,5), 58.600, dietro solo alla Germania. Sono 2 milioni gli italiani che vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti europei per i tre inquinanti principali sono violati di continuo
L’Italia è il primo Paese europeo per morti premature da biossido di azoto (NO2) con 14.600 decessi all’anno. Lo rivelano i dati raccolti e analizzati dall’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea) nel rapporto annuale sulla qualità dell’aria, in base alle rilevazioni delle centraline anti smog, che posizionano l’Italia al primo posto anche per le morti da ozono (O3) – 3mila all’anno – e al secondo posto per quelle da particolato fine (PM2,5), 58.600, dietro alla sola Germania.
L’analisi, che si basa sugli ultimi dati ufficiali provenienti da oltre 4mila stazioni di monitoraggio in Europa nel 2017, punta il dito verso biossido di azoto, particolato e l’ozono come causa dei maggiori danni. Complessivamente in tutti gli Stati Ue lo smog è ritenuto responsabile di 372mila decessi prematuri: di cui 68mila per biossido di azoto e 14mila per ozono. Un miglioramento, tuttavia, c’è: le morti sono in calo rispetto alle 391mila registrate nel 2015. Segno positivo anche per l’Italia: nello stesso anno i decessi prematuri da biossido di azoto avevano raggiunto i 20mila.
L’Italia è prima anche nella classifica delle città. Torino contende a Parigi e Londra il primato di città europea più inquinata da NO2 e, tra quelle più piccole, Padova si fa notare per l’alta concentrazione media di particolato. La situazione non migliora nelle aree rurali nazionali dove i limiti giornalieri di particolato, registrati in 16 delle 27 centraline, hanno rilevato valori irregolari nell’Ue. Risultato: 2 milioni di italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti europei per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente.
“I dati – commenta in una nota il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – sono drammatici e suonano come l’ennesimo campanello d’allarme rendendo ancor più chiara la necessità di velocizzare il percorso intrapreso per il miglioramento della qualità dell’aria“. E continua: “Abbiamo posto basi solide, a cominciare dalla firma del Protocollo Aria Pulita nel corso del Clean Air Dialogue di Torino, lo scorso giugno. Stiamo avviando accordi con alcune Regioni nelle quali il problema della qualità dell’aria è particolarmente grave”. Poi conclude: “Nel decreto legge sul clima, abbiamo inoltre inserito misure per incentivare la mobilità sostenibile nelle città e nelle aree sottoposte a infrazione europea per la qualità dell’aria, e stanziato fondi per la piantumazione e il reimpianto degli alberi e la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane”.