Il Pd tocca i minimi dall’inizio di settembre. Il M5s per la prima volta va sotto al 20 per cento dalla nascita del governo. Insieme le due principali forze di maggioranza, stanche, sono cadute di oltre 5 punti rispetto al 3 settembre. E dall’altra parte, dopo un periodo di rallentamento, la Lega rilancia il suo primato oltre il 30 per cento e tutta insieme la coalizione del centrodestra è cresciuta di due punti in un mese e mezzo. Sono questi i risultati in sintesi del sondaggio di Ixè per Cartabianca, su Rai3. Un quadro, sottolinea l’istituto diretto da Roberto Weber, che “si rifletterà probabilmente sulle imminenti elezioni regionali“, a partire da quelle in Umbria, l’ultima domenica di ottobre. “I dati trovano conferma nei giudizi sulla manovra economica accolta con molta tiepidezza dall’opinione pubblica – spiegano ancora da Ixè – scontando probabilmente un deficit di radicalità; colpisce che lo scarso entusiasmo contagia sia l’elettorato del Pd che quello del M5s”. Se una maggioranza molto ampia sostiene l’inasprimento delle pene per gli evasori fiscali, la sorpresa riguarda invece un quesito sullo Ius culturae: due su tre si dicono favorevoli a una modifica delle procedure di cittadinanza per gli stranieri.
Il centrodestra sfiora il 50%, crisi di Pd e M5s
Il primato della Lega è fuori discussione come per tutti i sondaggi e ormai da almeno 5 mesi. Il Carroccio, dopo un saliscendi per effetto della crisi di governo di agosto, torna sopra a quota 30 per cento. A una decina di punti di distanza c’è il Partito democratico che però nell’ultima settimana registra un tracollo di un punto e mezzo. Uno smottamento che però non consente ai Cinquestelle di sorpassare i democratici: il Movimento, infatti, perde a sua volta mezzo punto e finisce sotto la linea del 20 per cento. Arretrano lievemente i Fratelli d’Italia – e probabilmente c’entra con la nuova accelerazione della Lega -, ma il partito tricolore resta comunque sopra l’8 per cento, cioè un punto in più guadagnato in un mese. Per Ixè sta meno peggio di quanto si pensi Forza Italia, che comunque tallona il partito di Giorgia Meloni, sfiorando l’8. Staccato Italia Viva di Matteo Renzi (al 4, in tendenza ascendente, un punto in più di un mese fa). Tutti gli altri partiti sarebbero oggi fuori dalla soglia di sbarramento del 3 per cento: +Europa e Sinistra sono intorno al 2, i Verdi un po’ sopra l’1, Cambiamo! di Giovanni Toti idem.
Facendo i conti puramente aritmetici – che quando si tratta di sondaggi sono solo indicativi – il centrodestra raccoglierebbe oltre il 47 per cento dei voti, mentre un’eventuale alleanza elettorale del centrosinistra con il M5s non andrebbe oltre il 43-45.
La Lega può aspirare al 40%, il M5s a non più del 27
Ixè, come accade spesso, va anche oltre e misura anche i bacini elettorali potenziali delle varie forze politiche. In sostanza gli intervistati hanno indicato tutti i partiti che non escludono di votare. In proporzione il dato più impressionante è quello dei due partiti più piccoli del centrodestra – Fratelli d’Italia e Forza Italia – che dal loro 8 per cento circa potrebbero estendersi fino al 27. Nello stesso tempo la Lega ha altri margini di miglioramento, dal 30 potrebbe estendersi fino al 40. Questo suggerisce la capacità della coalizione di mantenere i voti all’interno dell’alleanza, con una certa “intercambiabilità” dei voti da un partito all’altro, nonostante le differenze sempre più evidenti soprattutto tra forze a carattere più sovraniste e quelle dell’area popolare. Meno spazio sembrano avere i due partiti di governo: il Pd, a ora, non potrebbe aspirare a più del 30 per cento, il M5s addirittura difficilmente andrebbe oltre il 27. L’ultimo accenno merita Italia Viva che potrebbe vedere un traguardo anche del 12 per cento (cioè uno su 10 non esclude di votare il partito di Renzi).
Fiducia nei leader, Conte al top ma in calo progressivo
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte resta il leader politico con la fiducia più ampia, espressa dal 44 per cento degli intervistati. La tendenza, tuttavia, è in flessione: il capo del governo ha perso due punti rispetto alla scorsa settimana e 5 rispetto a 20 giorni fa. Seguono il segretario della Lega Matteo Salvini e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, entrambi più o meno stabili. Perdono da due settimane, invece, i leader di Pd e M5s. Nicola Zingaretti è al 25 (calando progressivamente negli ultimi 15 giorni), Luigi Di Maio al 24. Silvio Berlusconi sopravanza Matteo Renzi: l’ex Cavaliere è al 20 per cento, il suo successore solo al 14.
Solo uno su 3 dà un giudizio positivo sulla manovra del governo
Il giudizio a dir poco tiepido nei confronti sia dei partiti di maggioranza sia nei confronti dei leader dell’esecutivo si riflette anche sul “voto” che gli intervistati di Ixè danno della manovra economica. Uno su tre dà un giudizio positivo, anche se la stragrande parte è nel sottoinsieme “abbastanza positivo“. La metà delle risposte è suddivisa invece tra poco positivo e per niente positivo.
Evasione, il 70% per pene più dure (e nel Pd sono più che nel M5s)
La gran parte degli intervistati sostiene l’inasprimento delle pene per gli evasori fiscali. A suo parere è giusto o sbagliato aumentare le pene anche per chi evade 50mila euro?, è la domanda. E il 70 per cento risponde che è giusto (e il 18 sostiene che è sbagliato). Sorprende in questo schema che la quota dei favorevoli sia più ampia nell’elettorato del Pd rispetto all’elettorato del M5s (88 per cento contro 81).
Ius culturae, due su tre sono favorevoli
Il fatto che la Lega sia di gran lunga la forza politica preferita e che il centrodestra totalizzi quasi la metà dell’elettorato non impedisce che esca un risultato fuori linea sullo Ius culturae. I favorevoli sono il 63 per cento, quindi quasi due su tre. Il no viene espresso dal 24 per cento. La tendenza è stabile, anche se rispetto a inizio mese si registra un lieve aumento dei favorevoli a una modifica della legge sulla cittadinanza agli stranieri.