Nell’ultimo triennio sono stati 117 gli arresti per corruzione, un caso a settimana. E c’è una nuova frontiera raggiunta quella del posto di lavoro come nuova tangente. C’è anche questo aspetto nel dossier ‘La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare, presentato a Roma dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. “Assistiamo a una corruzione pulviscolare, il funzionario si accontenta di farsi pulire il giardino. È una corruzione diversa anni luce da quella di Tangentopoli, le mazzette sono di piccolo calibro rispetto al passato. È imparagonabile il livello degli ultimi tre anni rispetto a Tangentopoli – dice Cantone, presentando alla Stampa estera relazione dell’Anac ‘La corruzione in Italia (2016-2019) – Il segnale che emerge è che sia una corruzione che proprio per il suo carattere pulviscolare può essere aggredita, sia con le misure repressive che con quelle preventive. L’Italia sta guadagnando posizioni nelle classifica della lotta alla corruzione e della trasparenza. Un quadro preoccupante ma non devastante. È un fenomeno che può essere ridimensionato e riportato ai binari fisiologici di una normale burocrazia”.
L’analisi dell’Anac “ha consentito di dare riscontro fattuale al cosiddetto fenomeno della ‘smaterializzazione’ della tangente, che vede una sempre minor ricorrenza della contropartita economica. Il denaro continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo illecito, tanto da ricorrere nel 48% delle vicende esaminate, sovente per importi esigui (2.000-3.000 euro ma in alcuni casi anche 50-100 euro appena) e talvolta quale percentuale fissa sul valore degli appalti”.
“A fronte di questa ‘ritirata’ del contante, stante anche la difficoltà di occultamento delle somme illecitamente percepite – osserva il dossier – si manifestano nuove e più pragmatiche forme di corruzione. In particolare, il posto di lavoro si configura come la nuova frontiera del pactum sceleris: soprattutto al Sud l’assunzione di coniugi, congiunti o soggetti comunque legati al corrotto (non di rado da ragioni clientelari) è stata riscontrata nel 13% dei casi. A seguire, a testimonianza del sopravvento di più sofisticate modalità criminali, si colloca l’assegnazione di prestazioni professionali (11%), specialmente sotto forma di consulenze, spesso conferite a persone o realtà giuridiche riconducibili al corrotto o in ogni caso compiacenti. Le regalie sono presenti invece nel 7% degli episodi”.
“A conferma delle molteplici modalità di corruzione, vi è il dato relativo alle utilità non rientranti nelle summenzionate fattispecie, più di un quinto del totale (21%). Oltre a ricorrenti benefit di diversa natura (benzina, pasti, pernotti) non mancano singolari ricompense di varia tipologia (ristrutturazioni edilizie, riparazioni, servizi di pulizia, trasporto mobili, lavori di falegnameria, giardinaggio, tinteggiatura) comprese talvolta le prestazioni sessuali – conclude Anac – Tutte contropartite di modesto controvalore indicative della facilità con cui viene talora svenduta la funzione pubblica ricoperta”.
Su uno dei temi del giorno, quello del carcere per gli evasori Cantone, che rientrerà in magistratura tornando all’Ufficio del massimario della Cassazione, dice: “È giusto dare un segnale contro l’evasione, che è strettamente legata alla corruzione e che è un danno a tutti. Va bene inasprire le pene ma non è con le manette che si vince l’evasione, così come per la corruzione”.