Il rapper ventisettenne racconta a Daria Bignardi la sua vita difficile: "Sono cresciuto con mia madre tra tanti traslochi e difficoltà economiche, ho mollato la scuola e me ne sono andato di casa." Il nome d'arte nasce dalla sua esperienza in carcere così come Scialla Semper, titolo del suo primo album e nome dell'operazione antidrogra che nel 2014 portò al suo arresto
“Sono preoccupato, mi sto pisciando sotto. Fino a un anno fa facevo le consegne dal cinese e adesso sono qua”, esordisce così Massimo Pericolo a L’Assedio, il nuovo programma in onda su Nove. Il rapper ventisettenne racconta a Daria Bignardi la sua vita difficile: “Sono cresciuto con mia madre tra tanti traslochi e difficoltà economiche, ho mollato la scuola e me ne sono andato di casa.” Il nome d’arte nasce dalla sua esperienza in carcere così come Scialla Semper, titolo del suo primo album e nome dell’operazione antidrogra che nel 2014 portò al suo arresto.
“Mi hanno arrestato per spaccio di marijuana, lo facevo per soldi. Abitavo già da solo e i soldi mi servivano, non per comprarmi il vestito figo, ma per le bollette e l’affitto. E’ superficiale come punto di vista ma quando avevo 18 anni io trovare lavoro era più difficile di adesso. Sono stato in carcere quattro mesi, il resto l’ho fatto ai domiciliari, in totale un anno con lo sconto di pena. Il carcere mi ha fatto capire quanto è sbagliato giudicare gli altri su cose che non hai mai provato prima. Non si riesce a capire, secondo me le misure detentive non sono umane e non servono a niente se non a fare del male alle persone. Per me è più utile aiutare che punire”, ha spiegato Alessandro Vanetti, questo il suo vero nome.
Sabbie d’oro, la sua canzone più celebre, ma anche 7 miliardi dove nel videoclip del brano brucia la scheda elettorale: “Era quella vera, non ho mai votato. Non mi sento rappresentato da nessuno, perché dovrei dare il mio voto a qualcuno che non mi rappresenta?”. La passione per la musica e per la scrittura nata fin da bambino: “Ho sempre scritto ma con l’arresto ho visto le mie prospettive azzerate, forse questo mi ha spinto nel pensare di voler farlo come lavoro nella vita. Se non avessi avuto un talento avrei proseguito su quella strada che non porta da nessuna parte. Se fossi nato con la camicia avrei fatto magari lo scrittore e avrei viaggiato per il mondo. Il bisogno di esprimersi è una cosa innata.” Il rapper ha raccontato sul finale anche i suoi problemi con la depressione: “Sono stato in terapia, anche farmacologica, quasi un anno. Quando nella vita di una persona depressa succedono cose belle questo aiuta il cervello a cambiare modo di funzionare.”