Il leader di Italia Viva ha scritto nel suo ultimo libro che la 19enne, uccisa a Milano con 85 coltellate, "frequentava un brutto giro legato alla droga". Per la pm Luisa Rossi "gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio" perché dell'uso aveva parlato la stampa. I genitori si opporranno: dagli atti del fascicolo di indagine, non risulta abbia mai abusato di sostanze stupefacenti
Jessica Faoro “frequentava un brutto giro legato alla droga”. Per questa frase, pubblicata nel suo libro Un’altra strada. Idee per l’Italia di domani, Matteo Renzi è indagato a Padova per diffamazione. A presentare la querela sono stati i genitori della ragazza, uccisa con 85 coltellate a Milano il 7 febbraio 2018 dal tramviere Alessandro Garlaschi in un appartamento di via Francesco Brioschi.
Quelle frasi del leader di Italia Viva sulla giovane assassinata lo scorso anno sono giudicate diffamanti dai suoi genitori. Non la pensa così il pm Luisa Rossi, che ha chiesto l’archiviazione alla quale il padre e la madre di Jessica hanno già annunciato opposizione. A loro avviso la frase con cui l’ex premier, nel punto in cui fa un parallelo tra il caso di Jessica e quello di Pamela, sarebbe stata diffamatoria nei confronti della figlia uccisa a soli 19 anni, la quale, pure dagli atti del fascicolo di indagine, non risulta abbia mai abusato di sostanze stupefacenti.
Il pm Rossi, che lo ha iscritto nel registro degli indagati, ha però chiesto l’archiviazione ritenendo che “gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio”. E questo in quanto “da una ricerca su internet” si legge nella istanza di archiviazione, la notizia che la giovane “consumasse sostanze stupefacenti era stata resa pubblica nell’immediatezza del suo assassinio” da alcuni organi di stampa.