Alla Festa di Roma sbarca l'attore che gira un'opera su una Grande Mela criminale e nera degli Anni 50 che anticipa l'era Trump. Un film dalla musica terapeutica, se non addirittura salvifica, laddove una tromba vale più di una pistola
Orfani ma figli di una metropoli perennemente mutante, gli abitanti della New York a fine Anni 50 gravitano sull’orlo di una svolta necessaria per dimenticare guerre e crack finanziari. C’è chi se ne approfitta – come il cinico magnate Moses Randolph, semi-padrone della città – e chi vi galleggia come Lionel Essrog, detective privato affetto dalla sindrome di Tourette. Il suo cervello, “che contiene una parte anarchica incontrollabile” sembra specchiare la schizofrenia della Grande Mela, folle e geniale insieme, capace d’intuizioni lungimiranti come di cadute rovinose. E così, su ritmi jazzy più o meno riusciti, funziona anche il noir Motherless Brooklyn – I segreti di una città, lungometraggio d’apertura della 14° Festa del Cinema di Roma, scritto e diretto da Edward Norton, che ha scelto di vestire anche i panni dello svitato Lionel.
Il grande attore americano, protagonista domani di uno degli attesi Incontri Ravvicinati (appuntamenti fortemente voluti da Antonio Mondagiunto al suo quinto anno da direttore artistico della Festa) ha liberamente adattato per il cinema l’omonimo romanzo del 1999 di Jonathan Lethem (presto premiato in Italia con il Raymond Chandler Award al Noir in Festival) con la dichiarata volontà di estrarne l’amara contemporaneità statunitense, laddove il self-made Moses Randolph ha più di un punto in comune con Donald Trump. “Se avete notato attinenze
alla nostra attualità mi fa piacere. Certamente non voglio banalizzare, ma questo meccanismo criminale di presa del potere è ormai consolidato nei Paesi fondati su democrazie liberali in cui – virtualmente – il potere è nelle mani della gente che vota. Lì si insinua l’eterna sfida con chi riesce ad impadronirsi di tutto, istituendo finte democrazie basate sull’inganno”.
La lettura fatta da Norton del romanzo di Lethem risale alla sua uscita, dunque 20 anni fa – esattamente come il suo exploit da interprete in Fight Club, ma anche il suo esordio in regia con Tentazioni d’amore–, una vera folgorazione per l’attore-regista che, per adattarlo cinematograficamente, ha impiegato ben 10 anni fra riflessioni, riletture e stesure. Perché Edward è un perfezionista, tanto nei ruoli che sceglie di interpretare (“non mi do pace se non a presunta perfezione raggiunta”) quanto nelle parole distillate per il testo da sceneggiare. “Ho parlato del mio progetto a Jonathan, scrittore straordinario e molto interessato al cinema, confidandogli la mia intenzione di intensificare la tessitura del plot a partire dal nucleo emotivo che risiede nel ritratto di Lionel; il libro, di fatto, è più un portrait di questo originale protagonista che non una narrazione di trame”.
Indubbiamente Motherless Brooklyn assomiglia a un vero puzzle da risolvere a partire da un caos iniziale in cui la mente contorta di Lionel, che si trova a custodire gli ultimi respiri dell’amico e mentore Frank Minna (Bruce Willis) ucciso davanti ai suoi occhi, è costretta a orientarsi. Da qui parte una vera crociata da parte del giovane uomo, capace suo malgrado di scoprire trame criminali ben più profonde dell’apparenza. Il suo cervello “malato” è in realtà un dispositivo formidabile per mettere insieme le schegge impazzite di questa New York facile preda di pochi, mentre là fuori un’umanità multietnica – a partire dai blacks di Harlem – viene regolarmente espropriata dalle proprie case a causa delle avide “mani sulla città” di Randolph (Alec Baldwin) che vuole trasformare la metropoli snaturandola fra parchi forzati e autostrade costose. Parallelamente il gangster deve tenere a bada segreti familiari composti dal fratello diseredato Paul (Willem Dafoe) e dalla misteriosa nonché affascinante Laura Rose (la bellissima attrice inglese Gugu Mbatha-Raw).
Ma al di là degli intrighi facilmente riconducibili alla solita lotta fra il bene e il male in un’epoca di evidenti contraddizioni, ciò che rende il film più interessante è il suo sfondo musicale, con arie di cool jazz che sottendono le sequenze, quando non ne sono assolute protagoniste nei locali di Harlem. La colonna sonora è di fatto un valore sostanziale di Motherless Brooklyn: composta dal talentuoso britannico Daniel Pemberton, si avvale di un pezzo scritto e interpretato appositamente da Thom Yorke, Daily Battles. Un film dalla musica terapeutica (si intona ai ritmi folli della mente di Lionel calmandone le distonie) se non addirittura salvifica, laddove una tromba vale più di una pistola. Il film sarà nelle sale italiane dal 7 novembre, distribuito da Warner Bros.