Hanno sbagliato strada e per sbaglio hanno così sconfinato dal Canada negli Stati Uniti. La cosa non è passata inosservata alla polizia di frontiera che li ha subito individuati e arrestati, mandandoli in carcere con l’accusa di immigrazione clandestina. È quanto successo a David ed Elaine Connors, trent’anni lui e ventiquattro lei, che con il loro bimbo di soli 3 mesi erano in vacanza a Vancouver.
La famiglia, secondo la ricostruzione fornita alla Bbc dalla legale della coppia, stava guidando nei dintorni della città portuale che, nonostante i 2,5 milioni di abitanti, offre un “entroterra” montano e selvaggio quanto basta da far perdere la strada a chi non è della zona. E così i Connors, per evitare un animale che bloccava la strada principale, hanno preso una secondaria sterrata, che gli ha fatto attraversare inconsapevolmente il confine. Lì sono stati fermati dalla polizia che, non vedendo il visto, li ha subito arrestati e poi trasportati in un centro di detenzione per immigrati.
Da allora è cominciata un’odissea che la coppia ha definito “l’esperienza più spaventosa della nostra vita“, che ha inevitabilmente “traumatizzato” il figlio neonato. Tutto ha avuto inizio il 3 ottobre. La famiglia è stata prima separata, poi due giorni dopo, il 5 ottobre, è stata portata all’aeroporto, il che ha fatto loro sperare in un’espulsione, che avrebbe comunque significato la fine della disavventura. “Ma non è stato così”, ha detto Eileen Connors nella dichiarazione giurata affidata agli avvocati, spiegando che sono stati invece trasferiti in Pennsylvania, in un centro di detenzione per immigrati in condizioni igieniche intollerabili, senza che nessuno le desse il latte per far mangiare il suo bambino. “Saremo traumatizzati per il resto delle nostre vite per quello che il governo degli Stati Uniti ci ha fatto. Siamo trattati da criminali, privati dei nostri diritti, e ci hanno mentito“, conclude Eileen nella sua dichiarazione allegata alla denuncia presentata dalla legale della famiglia all’ispettore generale del dipartimento di Sicurezza Interna. Il portavoce della polizia anti-immigrazione, ha negato però ogni maltrattamento.