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El Chapo, battaglia a Culiacán tra polizia e narcos per liberare il figlio del re della droga. Autorità: “Nell’attacco sono morte 8 persone”

Ovidio Guzmán López, ventenne, è stato trovato da un'autopattuglia a Culiacán, nel nord del Paese. I narcos hanno attaccato le forze dell'ordine con pick up e mitragliatrici. Il ministro della Sicurezza Alfonso Durazo ha riferito a Reuters che l'uomo è stato rilasciato "per proteggere vite umane"

Una battaglia a colpi di armi automatiche fra le forze dell’ordine e membri del cartello della droga che ha provocato almeno 8 vittime. È quella che si è combattuta a Culiacán, capoluogo dello Stato messicano di Sinaloa, quando una pattuglia di agenti ha individuato Ovidio Guzmán López, figlio ventenne di Joaquin “El Chapo” Guzman, il leader narco condannato all’ergastolo, ora in carcere negli Stati Uniti. Lo riferisce la Bbc e lo testimoniano diversi video diffusi su Twitter nei quali si vedono scene di guerriglia tra polizia e narcotrafficanti e la popolazione terrorizzata.

Dopo ore di combattimenti, il figlio di El Chapo, ricercato per traffico di droga , è stato rilasciato. Lo riferisce a Reuters il ministro della Sicurezza messicano Alfonso Durazo, sottolineando come la decisione sia stata presa “per proteggere vite umane”. Un’ autopattuglia della polizia che stava svolgendo un controllo di routine ha trovato il ragazzo all’interno di un appartamento e lo ha catturato: immediata la reazione dei componenti dell’organizzazione criminale, che hanno lanciato un attacco frontale nei confronti dell autorità, per liberarlo.

Il distretto commerciale di Culiacán si è quindi trasformato in un campo di battaglia, con macchine e jeep date alle fiamme e un massiccio dispiegamento di veicoli militari. I membri del cartello, dal canto loro, hanno schierato pick-up su cui avevano fissato mitragliatrici.

Non solo: la Bbc cita anche l’evasione di alcuni carcerati che si sarebbe verificata durante gli scontri. I primi aggiornamenti forniti in conferenza stampa dai federali parlano di 8 vittime, tra cui un civile, un membro della Guardia Nazionale, un prigioniero e cinque aggressori.