di Maurizio Donini

Il cambio di maggioranza con lo switch da giallo-verde a giallo-rosso pareva avere inaugurato una nuova stagione nella politica sui migranti; ma pochi giorni fa si è tenuto sull’argomento un vertice “segreto” tra il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Tra il 2014 e il 2017 le navi delle Ong impegnate nel Mediterraneo centrale hanno soccorso 114.910 persone su un totale di 611.414, parliamo del 18,79% del totale. Guardia costiera (Gc), Marina militare (Mm) e Guardia di finanza (Gdf) italiane hanno tratto in salvo 309.490 persone, pari al 50,62% del totale. Non ci sono taxi e nemmeno nessuna invasione, la realtà è ben diversa dalla percezione.

La verità è che la favola del popolo italiano accogliente e dai buoni propositi vive solo nel libro Cuore: gli italiani sono, alla prova dei fatti, tra i più intolleranti d’Europa, oltre che essere all’ultimo posto nell’arrivo dei migranti. Il nemico non è alle porte, parafrasando il grande Annaud, ma nemmeno sta salendo le scale. Secondo i dati Eurostat l’Italia ospita sei migranti ogni mille abitanti, poca cosa rispetto i 14,4 che hanno trovato ospitalità in Svezia.

Sempre restando ai dati del 2018, è toccante che nei primi sei mesi dell’anno sono arrivati più di 2,5mila minori non accompagnati, bambini e ragazzini senza genitori. La tragedia non risparmia nessuno, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione: dal 1 gennaio 2018 al 27 giugno scorso 972 uomini, donne e bambini hanno perso la vita mentre tentavano di raggiungere l’Europa via mare.

Ma se l’Italia è in fondo alla classifica dell’ospitalità, è invece ai primi posti per intolleranza nei 15 paesi oggetto dello studio effettuato dalla statunitense Pew Research Center. Al 6 per mille di migranti l’Italia risponde con un 38% di intolleranza, per contro i 14,4 per mille della Svezia scontano appena l’8% di intolleranti nel paese nordico. Un italiano su quattro rifiuta l’ingresso in famiglia di un ebreo, tre su quattro di un islamico.

I numeri della presunta invasione sono smentiti anche dai dati relativi l’accoglimento delle domande: nel 2017 le domande accolte in prima istanza sono state 33.873, il 41% di quelle esaminate (81.527). Di queste solo l’8% ha ottenuto l’asilo, un altro 8% la protezione sussidiaria e il 25% la protezione umanitaria. Il 58% ha visto la sua domanda respinta.

Realtà e percezione sono due grandezze molto differenti: basti pensare all’Ungheria dell’ultranazionalista Viktor Orban, costruttore di muri per motivi prettamente economici, visto che la percentuale di migranti fra i magiari si ferma ad un misero 1,6% della popolazione (circa 160mila persone su 9,7 milioni). Eppure ben l’80% degli ungheresi si segna come intollerante rispetto l’immigrazione; una situazione molto simile ai numeri della Bulgaria.

Un’indagine statistica del prestigioso Istituto Cattaneo ha rivelato che gli italiani percepiscono un’immigrazione pari a quasi il 25%, quando in verità non si arriva al 7% totale. La crisi economica che fa temere la perdita di posizione, i migranti visti come concorrenti nella corsa al benessere, la continua erosione della classe media, la politica che mesta nel torbido portando gli elettori del centro-destra a valutare l’immigrazione fino a quasi il 32,4%. Percentuali irrealistiche, ma ritenute credibili dal popolo della destra. Una destra che si lamenta molto e attacca ancora di più, ma che quando si tratta di lavorare alla revisione degli accordi di Dublino sparisce, disertando tutte le 22 sedute tenute sull’argomento.

Ora Matteo Salvini e Giorgia Meloni, pur in mancanza di numeri che giustifichino la richiesta, chiedono a gran voce il blocco navale, magari ricordando la motovedetta che si inserì tra la Sea Watch e il molo, causando solo danni materiali e non morti, per fortuna. Risultato ben diverso si ebbe quando nave Sibilla speronò la Katër i Radës nel canale di Otranto causando una strage con l’annegamento di 81 persone.

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