Pochi giorni fa la “grana” di un’interrogazione in consiglio regionale, a causa di un incidente stradale causato dall’auto blu su cui era a bordo e per il sospetto di una tolleranza disciplinare da parte della Regione. Adesso Domenico Mantoan, l’uomo più potente della sanità in Veneto, un settore che amministra quasi 10 miliardi di euro all’anno, finisce invece sugli scudi. Sarà, infatti, il nuovo presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, l’Aifa. La giunta regionale ne ha dato comunicazione in toni molto elogiativi, dopo l’indicazione emersa in sede di Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle province autonome, con successiva ratifica in Conferenza Stato-Regioni. Il manager, che è direttore generale della Sanità, sarà formalmente nominato dal presidente del consiglio dei ministri. “La designazione costituisce un riconoscimento per l’attività svolta in molti anni in vari ambiti della sanità del Veneto e a tutti i tavoli nazionali, nonché un attestato per la gestione virtuosa dell’intero settore da parte della Regione”, è la dichiarazione della giunta regionale.
Il super manager resterà al suo posto in Veneto fino al termine della legislatura, quando maturerà i requisiti per la pensione. Proprio una settimana fa tre consiglieri regionale, Piero Ruzzante, Patrizia Bartelle e Cristina Guarda, sulla base di notizie di stampa, hanno presentato un’interrogazione a risposta immediata al governatore leghista Luca Zaia, che riguarda l’incidente che coinvolse l’auto di servizio di Mantoan. L’obiettivo è quello di sapere quali provvedimenti l’Azienda Ospedaliera di Padova intende prendere contro Massimo Montisci, direttore di Medicina legale e tossicologia, autore di una perizia (chiesta dal pm) che viene ora contestata da un’altra super perizia di cinque suoi colleghi ordinata dal gup di Padova, Elena Lazzarin. Cosa è accaduto? Il 13 settembre 2016, Cesare Tiveron, un agente immobiliare che si trovava a bordo di un motorino, si scontrò con l’auto blu di Mantoan, guidata dall’autista Giorgio Angelo Faccini.
Montisci aveva concluso che la morte era da ascrivere a “cause naturali”, un infarto di cui l’uomo era rimasto vittima dopo l’impatto. Versione contestata dai familiari e ora confutata da un collegio di periti voluto dal gup e composto da Carlo Vosa, Pietro Tarsitano, Pascale Basilicata, Maurizio Santomauro e Antonio Perna. Hanno concluso: “La morte è dovuta ad arresto cardiaco conseguito ad uno shock emorragico da lesione traumatica acuta dell’aorta toracica”. E hanno aggiunto: “Il numero di analisi e la strumentazione con la quale dette analisi sono state eseguite non concordano con quanto riportato nella relazione depositata dal consulente del pubblico ministero, professor Massimo Montisci”. Un’insinuazione pesante. Montisci comunque non è indagato per questa vicenda, mentre è coinvolto in un’inchiesta per supposte manomissioni di provette riguardanti automobilisti che rischiavano la sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti.
La politica non poteva restare alla finestra, visto il dubbio che – essendo stata coinvolta l’auto di Mantoan – la Regione potesse aver usato un occhio di riguardo nei confronti di Montisci, nonostante la versione contestata della morte da infarto sia nota ormai da tempo. L’interrogazione contesta al presidente della giunta regionale di non aver ancora risposto – dopo sei mesi – a un’analoga richiesta di conoscere quali accertamenti siano stati fatti e quali provvedimenti disciplinari siano stati adottati nei confronti del personale di Medicina legale coinvolto nell’altra inchiesta. E ripete la domanda alla luce della nuova perizia sull’incidente “con l’auto di servizio della Regione che trasportava il direttore generale Mantoan”.