La manovra c’è, l’accordo sul testo mica tanto. I partiti che – dopo l’approvazione della Finanziaria all’alba di martedì – ora ci hanno ripensato non mollano la presa e continuano a mandare messaggi a distanza al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Pd, primo sponsor della legge di bilancio. L’asse è ancora inedito e inaspettato. M5s e Italia Viva marciano divisi, ma colpiscono lo stesso obiettivo. E non mollano. Una prima risposta arriva dal capo del governo che abbandona per un attimo il basso profilo: “Io sono il presidente del Consiglio che ha portato da 30 a 65mila l’aliquota al 15% per commercianti e professionisti – ricorda Conte – Come fate a dire che io sia contro il popolo delle partite Iva? E’ una fesseria. Quando ho firmato il provvedimento avevo la partita Iva io e me l’hanno fatta chiudere”. Parlando con un commerciante durante una visita a Perugia il presidente del Consiglio ha aggiunto che “dopo la messa in campo del piano anti-evasione il mio obiettivo è abbassarla anche dai 66 mila ai 100mila euro. Voi ci dovete aiutare, con un aliquota al 15% uno non ha nulla da temere”. “Io non cerco voti, il mio programma è esplicito, vi può stare bene o meno – prosegue Conte – Non permettete che vi descrivano come degli evasori“.

Orlando: “Gli alleati ci dicano se è cambiato qualcosa”
Ne fa un discorso più politico il vicesegretario vicario del Pd, Andrea Orlando, braccio destro di Zingaretti. “Gli alleati ci dicano se è cambiato qualcosa – dice all’Intervista di Maria Latella, su SkyTg24 – se non ci sono più le ragioni per una scommessa. Per noi le ragioni ci sono, ci fidiamo di Conte e degli alleati. Ma se la fiducia è venuta meno, lo si dica”. Orlando dice di “non sapersi spiegare questo atteggiamento che rischia di non raccontare una manovra tutt’altro che scontata. Sono polemiche incomprensibili“.

Il Pd è impegnato per il governo ma, chiarisce Orlando, “il nostro impegno da soli non può bastare, siamo parte di una coalizione, da soli non bastiamo, non possiamo adempiere alla responsabilità”. Anzi, l’ex ministro aggiunge che “se Giuseppe Conte è popolare dovrebbe essere un bene per la coalizione, non un problema per qualcuno. È il segno del fatto che l’operazione politica che abbiamo tentato sta riuscendo. Io spero che nessuno si dolga dei successi del Governo facendo parte della coalizione di Governo”

L’asticella della polemica dentro la maggioranza la alza ulteriormente l’ex ministra Maria Elena Boschi, ora capogruppo di Italia Viva alla Camera. Dalla Leopolda definisce il Pd “il partito delle tasse” con reazione stizzita soprattutto degli ex renziani rimasti nel Partito democratico. Ma non del segretario Nicola Zingaretti che continua a fare il superpompiere: “Non è il momento delle polemiche”.

Il M5s: “Noi siamo la voce del popolo, gente da tutelare non da martoriare”
I Cinquestelle insomma confermano: “Noi siamo la voce del popolo, di quel popolo silenzioso che si sveglia la mattina e va a faticare pagando regolarmente le tasse – si legge in un post sul Blog delle Stelle – Di quel popolo che va ad alzare la saracinesca della piccola bottega di quartiere e ritorna a casa la sera, dopo 12-13-14 ore di lavoro, stanco ma onesto. Che sia chiaro a tutti: questa gente va tutelata e non martoriata”. E, per contro, “bisogna avere il coraggio di colpire i colossi finanziari, le multinazionali, i concessionari autostradali, chi nel tempo ha fatto quel che ha voluto restando impunito”. Una posizione dalla quale si sfila il deputato Giorgio Trizzino: “Non esistono grandi e piccoli evasori, ma solo evasori. Peggio di non combattere una battaglia giusta c’è solo fare finta”, dice.

Dall’altra parte, però, il M5s rivendica il fatto che se si parla di lotta all’evasione è merito del Movimento: “Una vera piaga del nostro Paese. Ebbene, abbiamo avuto il coraggio di dire le cose in faccia a tutti, con estrema sincerità. Senza aver paura di nessuno. Lobby, banche, portatori di interessi: niente di tutto ciò ci intimorisce. La stampa ci colpevolizza per questo? Ce ne faremo una ragione, di certo non indietreggeremo”. E quindi non ci sono divisioni con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Le ricostruzioni dei giornali sono false: ai media, si legge nel Blog delle Stelle, “fa male vedere un governo unito e compatto, gli fa male credere che il Movimento sta davvero cambiando le cose, anche grazie alla scelta di portare alla presidenza del Consiglio Giuseppe Conte, verso il quale oltre alla massima fiducia c’è grande stima”.

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