di Michele Ambrosini

Un giorno di metà luglio decido di accompagnare un amico italiano in visita a Parigi a esplorare il Louvre. Appena entrati mi accorgo che c’è qualcosa di diverso: certo, in estate il museo è parecchio affollato, ma pare che ci sia più confusione del solito, e vedo un’enorme fila che blocca tutte le scale mobili dell’ala nord del museo, l’aile Denon, il luogo dove di solito mi rifugio per godermi il Louvre in tranquillità, visto che a parte i rari appassionati di arte rinascimentale del Nord Europa e qualche turista smarrito non ci va nessuno. Il tempo di condividere queste riflessioni con il mio ospite e vedo passare un collega irlandese, alle prese con un tour privato del museo; è lui che, stravolto dallo stress, mi dà la notizia: “hanno spostato la Monna Lisa, se vuoi vederla devi fare due ore di coda”.

Già, il dipinto più famoso del Louvre è stato spostato, nel bel mezzo dell’alta stagione turistica, in una della sale più remote dell’edificio, causando non pochi problemi a un museo che, dopo aver superato i 10 milioni di visitatori nel 2018, già era al centro di qualche polemica per la gestione del flusso turistico.

La scelta di muovere la Gioconda è stata motivata con la necessità di rinnovare la sala che la ospita abitualmente, in vista delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte del suo creatore, Leonardo da Vinci. Oltre ai cambiamenti nella stanza della Monna Lisa, l’importante ricorrenza verrà celebrata con l’allestimento di una mostra-evento che, nelle intenzioni dei curatori, dovrebbe essere la più grande esposizione monografica dedicata al genio toscano.

Dal suo annuncio però, l’esposizione è stata al centro di non poche controversie. Oltre al già citato trasloco della Gioconda, il prestito di opere provenienti da musei stranieri al Louvre in occasione della mostra è stato il teatro di un lungo tira e molla tra Francia e Italia.

Andiamo con ordine: nel 2017 l’allora ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini accorda il prestito di dipinti e disegni di Leonardo e della sua Scuola al Louvre, che in cambio si impegna a inviare a Roma alcune opere di Raffaello per la mostra dedicata all’artista di Urbino che si dovrebbe tenere nel 2020 alle Scuderie del Quirinale.

Nel 2018 però, il nuovo governo si dichiara sfavorevole all’accordo: in particolare, mentre il successore di Franceschini, Alberto Bonisoli, cerca di trovare un compromesso, alcuni esponenti politici della Lega vi si oppongono con forza. La sottosegretaria Lucia Borgonzoni dichiara che Leonardo è un artista italiano, di conseguenza la più grande mostra a lui dedicata dovrebbe tenersi in Italia, non in Francia. Matteo Salvini si spinge un po’ più in là, dichiarando scherzosamente che farà il possibile per riportare la Gioconda in Italia.

Tra battute e dichiarazioni stampa permane una situazione di stallo, che sembra risolversi quando, con il nuovo governo, Franceschini torna a ricoprire la carica di ministro dei Beni Culturali, trovando rapidamente un accordo con il proprio alter ego francese, Franck Riester.

Qualche giorno fa, però, nuovo colpo di scena: l’associazione Italia Nostra ha fatto ricorso al Tar del Veneto, affermando che il trasporto del disegno dell’Uomo Vitruviano, custodito alle Gallerie dell’Accademia, avrebbe potuto danneggiare l’opera. Il tribunale ha dunque sospeso il trasferimento dell’opera, salvo poi dare via libera il 16 ottobre, a una settimana dall’apertura della mostra.

Sbrogliata (forse) la matassa riguardo le opere prestate dall’Italia, rimane tuttavia il mistero circa gli altri lavori che vedremo esposti. Uno dei grandi interrogativi della vigilia è la presenza del Salvator Mundi. Questo dipinto, la cui attribuzione leonardesca è tuttora molto dibattuta, dopo essere stato acquistato ad un’asta record da un principe saudita è scomparso; secondo alcuni l’alone di mistero è funzionale a uno spettacolare rientro in scena in occasione della mostra del Louvre, mentre altre fonti danno per certo che il dipinto sia ormai confinato su uno yacht di lusso.

Nonostante queste incertezze, la mostra ha già fatto registrare un record di prevendite, ma pure in questo caso non sono mancati i problemi: il 18 giugno, giorno in cui sono state aperte le prenotazioni online, sono stati venduti circa 30mila biglietti, mandando in panne il sito del Museo.

Tra disguidi per i turisti, problemi tecnici, polemiche e incidenti diplomatici, la data dell’apertura si avvicina ormai inesorabile. Nonostante tutto, ho prenotato il mio biglietto con largo anticipo, e a breve saprò finalmente dirvi se l’esposizione/evento valeva la pena di tutto questo trambusto.

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