In attesa che un giorno si possa partire da Londra e arrivare a Sydney quattro ore dopo, è stato completato il volo più lungo del mondo senza scalo. Protagonista dell’evento la compagnia australiana Qantas. Il primo scalo commerciale non-stop da New York a Sydney: 19 ore e 16 minuti. Il volo è servito per eseguire una serie di test per valutare gli effetti dei viaggi a lunga percorrenza sulla fatica dell’equipaggio e sul jet-lag dei passeggeri.
Gli esami sono andati dal monitoraggio delle onde cerebrali del pilota ai livelli di melatonina dei passeggeri. A bordo erano presenti 49 persone, per ridurre al minimo il peso e fornire l’autonomia necessaria. “Nel complesso, siamo davvero contenti di come è andato il volo ed è bello avere alcuni dati di cui abbiamo bisogno per aiutare a valutare l’avviamento di un servizio regolare” per questa tratta, ha affermato il capitano Sean Golding, che ha guidato i quattro piloti.
Proprio la Qantas ha incaricato l’università di Sydney una ricerca sul jet leg. I viaggiatori in aereo che ne soffrono sono spesso i peggiori nemici di loro stessi, quando trascurano pratiche che hanno dimostrato di alleviare la condizione e ne aggravano gli effetti sul corpo e sulla mente, bevendo per esempio troppo alcool durante il volo. La compagnia sta studiando come prendersi cura dei passeggeri quando nel 2022 avvierà voli diretti di 22 ore da New York e Londra per Sydney e Melbourne, sulla costa est dell’Australia.
Il jet lag colpisce quando l’orologio biologico – che indica quando dormire o essere svegli – resta sintonizzato con un fuso orario diverso da quello in cui ci si trova fisicamente. Più a lungo una persona viaggia attraverso diversi fusi orari, peggiori diventano i sintomi, che vanno da fatica, insonnia e difficoltà di concentrazione, a sbalzi di umore, costipazione o diarrea.
I ricercatori hanno intervistato 500 passeggeri di voli internazionali lunghi più di nove ore e hanno concluso che anche se le persone per la maggior parte compiono qualche sforzo per ridurre gli effetti del jet lag, evitano tuttavia le strategie più efficaci. “Sappiamo che uscire all’aperto con la luce del sole alla destinazione è una strategia importante per sintonizzare l’orologio biologico, ma solo il 47% dei passeggeri si sforza di farlo”, scrive la responsabile dello studio, la specialista del sonno Yu Sun Bin. Circa un terzo dei passeggeri riferisce di aver bevuto alcool a bordo per aiutarsi a dormire, ma la studiosa avverte che il rischio di jet lag si aggrava se si bevono più di alcuni bicchieri.
“Può aiutare ad addormentarsi prima, ma oltre un certo punto può peggiorare la qualità del sonno e causare disidratazione”. I risultati dello studio sono stati la base degli esperimenti condotti sul viaggio di prova non-stop da New York a Sydney. Sei passeggeri volontari nel jet quasi vuoto sono stati equipaggiati con monitor per registrare i propri movimenti e l’esposizione alla luce. Sarà loro chiesto di muoversi per l’aereo in certi tempi e saranno loro serviti cibo e bevande in modo da aiutare a spostare l’orologio biologico dall’ora di New York a quella di Sydney. Per le successive due settimane, terranno un diario per registrare come si sentono e saranno sottoposti a test dell’attenzione e dei tempi di reazione.