Calcio

Genova, due squadre allo sbando: così Preziosi e Ferrero tengono in ostaggio Genoa e Samp

Fatto Football Club - Le analogie sono tante, non solo in classifica: due presidenti avventurieri del pallone. Navigano a vista destreggiandosi tra espedienti contabili e ombre giudiziarie, continuano a brigare in Lega calcio, alla ricerca di accordi vantaggiosi e trame di palazzo. Tanto la barca non affonda (quasi) mai. Adesso però i loro club occupano le ultime due posizioni in classifica. E i tifosi tremano

Ultimo e penultimo posto, una città di grande tradizione, due squadre allo sbando: Genova è ostaggio di Enrico Preziosi e Massimo Ferrero. Sampdoria e Genoa non si ritrovavano insieme sul fondo della classifica addirittura dal 1974, anno in cui i rossoblù arrivarono ultimo e i doriani si salvarono solo grazie alla retrocessione a tavolino del Verona. I tifosi faranno gli scongiuri, è ancora presto per dire come finirà l’annata ma di certo oggi le cose non vanno molto meglio, dentro e soprattutto fuori dal campo. Per colpa loro: con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, Preziosi e Ferrero stanno rovinando il calcio genovese.

La Sampdoria del bel calcio, la Sampdoria di Quagliarella capocannoniere, l’anno scorso a lungo in corsa per l’Europa, ultima in classifica con appena 4 punti conquistati e quattro gol segnati, e mister Eusebio Di Francesco già esonerato. Chi l’avrebbe mai detto quest’estate? Nessuno, perché infatti la Samp è ultima solo per una questione societaria. La squadra ha perso Praet e Andersen, due dei suoi migliori elementi, si è indebolita, ma ha comunque una rosa più competitiva di almeno 7-8 club.

La stagione è nata storta, tra voci di cessione del club e mercato dimesso. Ferrero nel 2014 ha comprato la società praticamente a costo zero, è stato bravo (e fortunato) a gestirla comprando giovani e rivendendoli a peso d’oro, azzeccando sempre ogni mossa. Ha capito che tentare troppo a lungo la sorte sarebbe stato pericoloso e ha deciso che è arrivato il momento di vendere (e incassare). Solo che così ha trascurato troppo la squadra: ha passato tutta l’estate a cercare acquirenti, disinteressandosi del mercato. Ha venduto i pezzi migliori, stavolta non è riuscito a rimpiazzarli adeguatamente, ha sbagliato anche l’allenatore (non era l’ambiente adatto per Di Francesco) e il pasticcio è fatto. Ora ha chiamato il “normalizzatore” Claudio Ranieri, uno che ha passato la carriera ad aggiustare i danni altrui. Probabilmente ci riuscirà anche stavolta, ma intanto sarà una stagione di sofferenza e il futuro è un’incognita.

Il Genoa ha un punto in più in classifica, ma forse sta messo anche peggio. Anche qui il problema non è certo la rosa. Anzi, quest’estate si celebrava il mercato rossoblù e i tifosi festeggiavano in aeroporto l’arrivo di Schone dall’Ajax semifinalista di Champions. Quando il giocattolo si è rotto, però, è difficile aggiustarlo. Preziosi di giocattoli se intende, e pure di come romperli. Emblematica la gestione del tecnico: Aurelio Andreazzoli è stato messo in discussione praticamente da subito, e domenica è stato mandato in panchina quasi da esonerato dopo che c’erano state due settimane di sosta per decidere la sua conferma. Non a caso a Parma è finita 5-1: ovvio che la squadra non fosse serena. Adesso pagherà l’allenatore (in parte anche giustamente) ma le colpe sono altrove.

Da dieci anni il Genoa bazzica i bassifondi della classifica, salvandosi spesso per il rotto della cuffia (soprattutto per demeriti altrui), vendendo sistematicamente i pezzi pregiati per far cassa, anche nel mercato di gennaio. Il bilancio chiude in rosso da cinque esercizi di fila, il patrimonio netto è dilapidato (roba da libri in tribunale o pesanti aumenti di capitale) e solo le plusvalenze (sempre con i soliti club) tengono in piedi la baracca. Ha cambiato 17 allenatori in 9 stagioni, trovando pace solo con Gian Piero Gasperini, e quando si è qualificato per l’Europa League (nel 2015) ha rinunciato a parteciparvi per problemi di pagamenti (lasciando il posto proprio ai cugini doriani, immaginate che beffa). La Samp ha vissuto stagioni discrete ma ora rischia di incanalarsi sullo stesso binario.

Le analogie sono tante, non solo in classifica. Due presidenti avventurieri del pallone. Navigano a vista destreggiandosi tra espedienti contabili e ombre giudiziarie (a un certo punto Ferrero ha rischiato addirittura di decadere per le norme sulla “onorabilità” della Figc, le vicissitudini di Preziosi sono note). Continuano a brigare in Lega calcio, alla ricerca di accordi vantaggiosi e trame di palazzo. Tanto la barca non affonda (quasi) mai. Il Genoa di Preziosi e la Samp di Ferrero sono tutto quello di cui il calcio italiano non ha bisogno. Ma se due squadre così importanti non riescono a trovare proprietà diverse forse sono anche ciò che il calcio italiano si merita.

Twitter: @lVendemiale