Il M5s ha molti padri e due anime. Ai due padri noti, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, bisogna aggiungerne un terzo: Marco Morosini, l’autore del libro-testimonianza Snaturati. Dalla social-ecologia al populismo (Auto-)biografia non autorizzata del Movimento Cinque Stelle (Castelvecchi, Roma, 2019). Quanto alle anime, ce ne sono almeno due: una di sinistra, ecologista, femminista anti-tecnologica, risalente alla preistoria del Movimento, e una di destra, autoritaria, maschilista e filo-tecnologica, divenuta dominante dopo l’incontro fra Grillo e Casaleggio. Che il M5s non sia né-di-destra-né-di-sinistra, in effetti, è solo un vecchio mantra di destra, fatto apposta per turlupinare le merciaie ambulanti: le quali però dovrebbero ribellarsi e leggere il libro, anche per non farsi più turlupinare.
Il titolo, Snaturati, dice già tutto. Dire di una donna che è una madre snaturata, infatti non è certo farle un complimento. Di un uomo, fra l’altro, non si dice mai che è un padre snaturato: il padre è spesso incerto, e a volte è una canaglia. Anche dire del M5s che si è snaturato non è un complimento: come minimo bisognerebbe aggiungere che, se fosse rimasto un movimento di sinistra, non avrebbe mai preso il 32% dei voti. Probabilmente non sarebbe diventato il partito verde italiano di cui si sente tanto la mancanza: sarebbe rimasto uno dei tanti partiti-pirata che nascono e muoiono nel Nord-Europa, se non una delle tante curiosità italiane.
Comunque, la tesi del libro è semplice: l’unico elemento che assicura l’identità e la continuità del Movimento è Grillo, l’attuale Garante. Il quale però, da quel ragazzaccio che è, d’ogni tanto cambia anima, la mette in lavatrice, la lascia nel cassetto per anni, ma prima o poi la ritira fuori, come ha fatto di recente con l’anima di sinistra, che ha riproposto asciugata e stirata giusto in tempo per fare il Conte bis. Esempi? Sinché i discorsi glieli scriveva Morosini, aveva un’anima di sinistra, spaccava i computer sul palco, ecc. Poi ha incontrato Casaleggio e ha cominciato a fare mattane d’altro genere, tipo attraversare a nuoto il canale di Sicilia.
A proposito di anime, c’è una pagina molto bella sulle due anime, femminile e maschile, che coabitano dentro ognuno di noi, e dunque anche dentro il M5s. La trascrivo qui di seguito per le mie lettrici preferite (le merciaie ambulanti): “Chi ha fatto tutti i bambini? Donne. Chi ha in corpo solo 400 gameti (‘uno vale uno’), da proteggere e spendere come tesori? La donna. Chi produce miliardi di gameti (‘uno vale l’altro’) da spendere e spandere? L’uomo. Chi sa per natura e cultura, prendersi cura? Donne. Chi per natura e cultura sa meglio distruggere e uccidere? Uomini […] Chi preferisce votare forze politiche che si impegnano per la giustizia sociale e la protezione della natura? Più donne che uomini” (p. 29).
Ma la cosa più interessante del libro – almeno per me, che sto per pubblicarne uno sul populismo digitale – è l’analisi del populismo digitale a Cinque stelle, abbozzata con un compagno di viaggio sconosciuto in un vagone-letto per Zurigo, dove l’autore insegna Politiche ambientali. Morosini considera il Movimento, nella versione Casaleggio, il miglior prodotto uscito sul mercato (2009) dopo l’Iphone (2007). Il prodotto ha il pregio dell’elezione dal basso, assicura il ricambio democratico. Ma ha un difetto: le “tecnologie informatiche permettono di creare una struttura politica privata, diretta da una persona non eletta, inamovibile […] Tra la centrale e l’iscritto la trasparenza è a senso unico, la centrale sa molto dell’iscritto, ma l’iscritto non sa niente della centrale” (pp. 221-222).
Forse per questo, “insieme ai successi, ci fu una trasformazione graduale del Movimento dall’ecologismo al populismo, dalla sinistra alla destra, che ne snaturò l’anima, fino a portarlo nel giugno 2018 alla collusione con la Lega, il più virulento partito di estrema destra in Europa” (p. 221). Confermo. Ricordo che una volta, durante la campagna per il No al referendum costituzionale di Matteo Renzi, un’amica Cinquestelle triestina, colta e piena di buone intenzioni, mi chiese candidamente perché mai si dovesse essere antifascisti. Allora le risposi: perché stiamo difendendo una Costituzione antifascista. Oggi le direi: perché dobbiamo difenderci dai fascisti che stanno fuori e dentro il Movimento.