Nel decreto Fisco rimane l’inasprimento delle norme penali, con il carcere da 4 a 8 anni per i grandi evasori, ed entra anche la “confisca per sproporzione“. Mentre le multe per chi non rispetta l’obbligo di installare il pos slittano a luglio 2020. Così come il tetto all’uso del contante che dovrà passare da 3mila a 2mila euro, ma non subito. Dopo oltre due ore di vertice di maggioranza e dopo una giornata di bilaterali tra il premier Giuseppe Conte e i partiti, il governo ha raggiunto l’intesa su due dei nodi su cui gli alleati si erano scontrati nei giorni scorsi. Al termine è iniziato un consiglio dei ministri per affrontare il decreto Sisma.
Tra i primi a esultare c’è stato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “E’ un risultato importante per il Paese”, ha detto, “e per tutti i cittadini che pagano le tasse, un segnale inequivocabile per i grandi evasori che sottraggono risorse alla collettività”. Poco dopo è arrivato il post su Facebook di Luigi Di Maio: “Ho due buone notizie per imprenditori, commercianti, artigiani e per tutti gli italiani onesti”. Innanzitutto ha parlato del carcere per gli evasori e della confisca: “Colpiamo i pesci grossi“. E ancora. “Finalmente tocchiamo gli intoccabili“.
Poi ha parlato delle “multe sul mancato uso del Pos” che “sono posticipate al luglio del 2020, nell’attesa di un accordo sull’abbassamento dei costi delle commissioni delle carte di credito e dei dispositivi per il pagamento”: “Prima si lavora sulle commissioni e poi si ragiona sul resto. Così non criminalizziamo i commercianti e difendiamo migliaia di attività sul territorio nazionale”. Infine, per quanto riguarda il mantenimento della flat tax per le partite Iva “giovani”, ha confermato che non si è raggiunto nessun accordo: “Sul regime forfettario per i professionisti siamo al lavoro. Sarà oggetto della discussione nei prossimi giorni”. Si è detto soddisfatto anche il ministro Pd Dario Franceschini: “L’intesa sull’inasprimento delle norme per i grandi evasori adempie al punto 16 del programma di governo e rientra nella strategia di lotta all’evasione centrale per il governo. Il fatto poi che nel decreto fiscale sia previsto che le norme entreranno in vigore non subito ma soltanto al momento della conversione, garantisce il Parlamento sulla possibilità di approfondirne tutti gli effetti e conseguenze”.
I bilaterali di Conte e Gualtieri con i partiti e la lettera di Bruxelles – Se il weekend è stato all’insegna delle tensioni e delle provocazioni a distanza, oggi Conte ha lavorato tutto la giornata per ricucire. In mattinata c’è stato un faccia a faccia tra il capo del governo e Luigi Di Maio, poi nel pomeriggio i bilaterali con i singoli partiti: ha iniziato con i 5 stelle, poi ha visto le delegazioni di Pd, Italia viva e Leu. Insieme a lui anche il ministro dem dell’Economia Roberto Gualtieri. In serata, intorno alle 20, è iniziato l’incontro di maggioranza e poi, al termine il cdm sul decreto sisma. Intanto era previsto per oggi l’arrivo di una lettera da parte della Commissione Ue per chiedere informazioni supplementari sulla bozza di manovra presentata la scorsa settimana. Il testo in serata non era ancora arrivato e comunque sarà molto probabilmente pubblicato il 22 ottobre sul sito. Anche altri Paesi, tra cui la Spagna, riceveranno simili richieste di chiarimenti. Il governo, hanno fatto sapere fonti interne dell’esecutivo, si prepara a rispondere alle richieste entro mercoledì 23 ottobre. La risposta a Bruxelles, dicono, rientra in un percorso di dialogo che sta avvenendo in totale trasparenza. La Ue, viene spiegato, non dovrebbe mettere in discussione impianto e saldi del pacchetto della manovra, ma potrebbero essere richiesti chiarimenti e approfondimenti su alcune voci di dettaglio.
Il dem Franceschini: “Si discuta, ma senza risse”. Spadafora: “Conte non rinunci a capacità di mediare”
Dopo un weekend di tensioni, oggi tutte le forze politiche hanno cercato di dare segnali di disponibilità al dialogo. “Ogni anno dimentichiamo quello che è successo negli anni precedenti”, ha dichiarato il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. “Quando si discute una manovra c’è sempre una discussione tra le forze politiche. L’importante è che avvenga con buon senso, equilibrio, senza risse tra le parti di maggioranza”. In mattinata a parlare era stato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – vicino a Luigi Di Maio, ma tessitore di quest’alleanza di governo – che intervistato dal Corriere della sera ha detto: “È la capacità di mediare di Conte ad aver colpito gli italiani ed è fondamentale che non rinunci a questo approccio, per la sua figura e per la tenuta del governo”. Quindi ha aggiunto che il sostegno all’esecutivo “non è in discussione. Deve essere chiaro però che abbiamo dato vita a questo nuovo governo solo per mantenere le promesse che avevamo fatto agli italiani, non per altro”.
Salvini: “Fino a quando durerà il silenzio di Mattarella”
Nel frattempo il leader del centrodestra Matteo Salvini è tornato ad attaccare la coalizione di governo, chiedendo addirittura un intervento del presidente della Repubblica: “Matteo Renzi è spudorato, pensa ad una occupazione di poltrone e di potere. Mi chiedo quanto a lungo durerà il silenzio del presidente Mattarella” ha detto il segretario della Lega, secondo cui “gli italiani assistono a scene di una volgarità senza precedenti”. A sentire Salvini, Pd, M5s e Italia Viva “stanno giocando con la pelle degli italiani: tasse, diritto a pensione, diritto a salute. Quando Di Maio dice che Conte massacra le partite Iva – ha aggiunto – è un’accusa gravissima, Renzi attacca un diritto sociale come Quota 100… Non so perché litigano, è una lotta di potere, ma dopo un mese e mezzo di governo sono scene squallide“. Poi l’annuncio: “L’importante è occupare anche il Quirinale, come Lega ci stiamo preparando a una contro manovra che non preveda tutte le tasse che stanno prevedendo, da Renzi mi aspetto di tutto di più”.
Slitta il vertice sulle riforme, mercoledì 23 inizia la discussione in Senato
E’ slittato intanto il vertice sulle riforme in vista della seduta della Commissione Affari costituzionali del Senato di mercoledì. L’incontro era stato inizialmente fissato per la mattinata con l’intento di redigere insieme la bozza finale delle tre riforme costituzionali pensate per “attenuare” gli effetti del taglio dei parlamentari (a fianco della futura legge elettorale): omogeneizzazione dell’elettorato attivo e passivo (18 e 25 anni) per Camera e Senato; la riduzione dei delegati regionali che partecipano all’elezione del presidente della Repubblica (scendono da tre a due per ogni Regione); la modifica della base elettorale del Senato che non sarà più “regionale” bensì “regionale o pluri regionale” oppure “circoscrizionale” come quella della Camera. Tuttavia l’impegno dei senatori in Aula con il decreto sulle crisi aziendali ha suggerito il rinvio di una settimana del vertice. Ciò non impedisce che parta il “treno” a cui dovranno essere agganciate le tre riforme in forma di emendamenti: la legge sul voto ai 18enni per il Senato. La relazione è stata attribuita a Dario Parrini, capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, che mercoledì mattina incardinerà il testo, illustrandolo.