Il presidente ha definito "dolorose" e "ingiuste" le critiche espresse dal padre Carlo nell'intervista con cui il 15 ottobre ha annunciato al Corriere della Sera di volersi riprendere il quotidiano capitolino e "regalarne le azioni a una Fondazione". Il consiglio di amministrazione ha reso noto il risultato netto del gruppo dei primi nove mesi, chiusosi con una perdita di 18,3 milioni. E il titolo ha perso il 6% in Borsa
Una lettera del presidente e una nota del consiglio di amministrazione per tranquillizzare i dipendenti sulle condizioni di salute del gruppo. GEDI Gruppo Editoriale S.p.A ha risposto così all’intervista rilasciata da Carlo De Benedetti al Corriere della Sera il 15 ottobre. Nel colloquio l’Ingegnere annunciava la propria volontà di “riprendersi” il quotidiano La Repubblica e “regalarne le azioni a una Fondazione”: “Capisco che i miei figli non amino il giornale – affermava l’imprenditore – smettano però di distruggerlo“.
Nella missiva, diffusa subito dopo mal riunione di oggi del cda, Marco De Benedetti ripercorre quanto accaduto con il padre Carlo dal 13 ottobre, quando quest’ultimo ha reso nota la sua offerta per il 29,9% di Gedi detenuto da Cir. Quindi l’intervista rilasciata dall’Ingegnere al quotidiano di via Solferino. “Immagino sarete stati colpiti dallo scambio di comunicati”, scrive il presidente del gruppo sottolineando che sarebbe stato “evitato” se si fosse invece arrivati ad una riunione del cda di Cir “per discuterne e addivenire ad una pacata determinazione”.
“Voglio assicurarvi come azionista che teniamo molto a questo gruppo, sul quale ci impegniamo con il senso di responsabilità che abbiamo e sentiamo nei confronti di tutte le nostre attività e con la piena consapevolezza di ciò che esso è, rappresenta, e continuerà a rappresentare per il Paese”, scrive Marco De Benedetti. “Come dimostrato in questi anni – conclude – continueremo con impegno io, mio fratello Rodolfo e Monica Mondardini a svolgere il nostro ruolo di azionisti della società in modo da garantirle il miglior futuro”.
De Benedetti, sottolinea anche “una nota particolarmente dolorosa e ingiusta” delle critiche espresse dal padre. E’ “quella riguardante La Repubblica: non è vero che la si sta distruggendo. Al contrario stiamo registrando segnali incoraggianti come non si vedevano da anni, frutto del lavoro di tutta la redazione”. E rivolgendosi direttamente ai dipendenti, il presidente del gruppo dice: “In questa fase delicata dovete mantenere l’orgoglio di appartenere a questo gruppo e ciascuno deve fare responsabilmente il suo lavoro; il lavoro di tutte le donne e gli uomini che vi operano quotidianamente è la miglior garanzia per l’avvenire”.
Anche il cda prende posizione sulla vicenda. Sulle valutazioni espresse dall’Ingegnere circa l’andamento del gruppo, il cda – si legge in una nota – “desidera precisare che, pur riconoscendo le difficoltà con le quali si confronta, derivanti dalla perdurante sofferenza del settore della carta stampata che incide sui risultati di tutti gli editori, il Gruppo Gedi mantiene una solida leadership nella stampa quotidiana, nel digitale e nelle radio, e adotta misure idonee ad affrontare il futuro, l’investimento e lo sviluppo e creare valore sostenibile, con consapevolezza della rilevanza e delicatezza del mestiere e della funzione che svolge nel paese, senso di responsabilità, rispetto e sostegno per il lavoro svolto dal management, dai direttori delle testate e da tutte le donne e gli uomini che in esso orgogliosamente operano”.
Il cda del gruppo ha approvato i conti dei primi nove mesi dell’anno, con “risultati del secondo e terzo trimestre – sottolinea con una nota – che sono sostanzialmente in linea con il corrispondente periodo dell’esercizio precedente” e “mostrano un andamento sensibilmente migliore rispetto ai primi mesi dell’anno”. Per il quarto trimestre, in un contesto in cui “non si intravedono evoluzioni di mercato significativamente diverse” il gruppo prevede “ulteriori effetti dalle misure attuate”, e “che, in assenza di eventi allo stato imprevedibili, registrerà a fine anno un risultato positivo, escludendo l’impatto della cessione di Persidera e di eventuali altre componenti non ordinarie”.
In particolare nei primi nove mesi dell’anno il gruppo registra una perdita di 18,3 milioni (7,8 milioni di utile nello stesso periodo dello scorso anno) per l’impatto sul risultato netto degli effetti della cessione di Persidera (-16,9 milioni) e di oneri di ristrutturazione per 3,7 milioni. Al netto di tali effetti il risultato sarebbe stato in utile per 2,2 milioni.
Nei primi nove del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, Gedi ha visto i ricavi in contrazione del 6% a 441 milioni. In calo del 4,8% i ricavi diffusionali con un andamento comunque migliore del mercato dei quotidiani in edicola e abbonamento in flessione dell’8,2%. In calo del 7% i ricavi pubblicitari, a 206,4 milioni. Il risultato operativo scende da 17,3 a 7,1 milioni (il dato rettificato escludendo gli oneri di ristrutturazione scende da 17,5 a 12 milioni). Il margine operativo lordo è sostanzialmente stabile con una limatura da 31,4 a 31,1 milioni.
Il terzo trimestre del gruppo editoriale si chiude con un risultato netto consolidato di 700mila euro, in calo dai 3,5 milioni del terzo trimestre 2018. Il risultato operativo scende da 4,7 a 2,8 milioni (rettificato, -15,9% a 4,3 milioni, con una flessione – rileva la società – “decisamente più contenuta rispetto a quella riscontrata sul primo semestre, -38,5%). Migliora il margine operativo lordo, da 9,3 a 10,9 milioni. Il fatturato totale nel periodo luglio-settembre è in flessione del 5,8% rispetto ai tre mesi precedenti, con ricavi diffusionali in calo del 4% e la raccolta pubblicitaria in calo del 5,9%.
Dopo la pubblicazione dei dati, il gruppo ha archiviato la giornata di Borsa con una perdita del 6,09% a 0,293 euro, dopo essere entrata in asta di volatilità a causa del risultato netto dei primi nove mesi.