Al momento è una suggestione o poco più. Ma in Catalogna c’è chi giura che nel partito indipendentista si lavori davvero per la mission impossible di candidare Pep Guardiola alla presidenza della Generalitat. Da guida in panchina su un campo da calcio alla guida del sistema amministrativo-istituzionale di Barcellona e dintorni, l’allenatore del Manchester City lascia filtrare secche smentite. Almeno per ora.
Tutto è iniziato per una frase sibillina di Artur Mas, presidente della Generalitat dal 2010 al 2016 e leader del PDeCAT, il partito indipendentista, fino al gennaio 2018. “Ho un candidato in testa, qualcuno che non ha tanta tradizione politica”, aveva detto a settembre Mas. Il resto lo ha fatto il nuovo affondo di Guardiola contro il governo di Madrid, definito “autoritario”, e a favore della lotta dei catalani: “Questa lotta non violenta non si fermerà fino alla fine della repressione e il diritto all’autodeterminazione viene rispettato come è stato fatto in Quebec o in Scozia”.
L’impegno politico dell’allenatore del City è noto da tempo. Già negli anni scorsi fu tra i volti più noti a sostenere il referendum popolare. Negli scorsi giorni era tornato a farsi sentire in un video a favore dello Tsunami Democratic, la piattaforma di comunicazione che sta animando le proteste a Barcellona ed in tutta la Catalogna dopo le durissime condanne tra i 9 e i 13 anni di carcere per 12 leader indipendentisti catalani.
Per il rispettato portale El Confidencial, però, l’attivismo di Guardiola non sarebbe fino a se stesso. Quanto, piuttosto, l’inizio di un impegno diretto. Insomma, nel futuro potrebbe esserci una candidatura. Una notizia che a El Confidencial è stata confermata dagli ambienti belgi vicini a Carles Puigdemont. Al lavoro, spiega il sito citando “diverse fonti”, ci sarebbe la vecchia guardia del PDeCAT e uomini d’affari, vicini al FC Barcellona, come Tatxo Benet, patron di Mediapro, gruppo audiovisivo che gestisce anche i diritti tv della Serie A.
Da Manchester arrivano solo smentite e lo stesso giornale sottolinea che tra le ‘controindicazioni’ ci sono anche le tempistiche. L’allenatore del City – salvo disimpegni quantomeno improbabili – sarà libero a giugno, mentre le elezioni in Catalogna con ogni probabilità si terranno prima. Chi non vede di buon occhio la candidatura di Guardiola, secondo i media catalani e spagnoli, rema proprio in questo verso.
Mondo
Catalogna, Guardiola candidato a presidenza della Generalitat: la suggestione dei media che spingono per l’impegno politico del tecnico
Tutto è iniziato per una frase sibillina di Artur Mas, ex presidente della Generalitat e leader del PDeCAT: "Ho un candidato in testa, qualcuno che non ha tanta tradizione politica". Il resto lo ha fatto il nuovo affondo dell'allenatore contro il governo di Madrid, definito "autoritario", e a favore della lotta dei catalani. Secondo El Confidencial, pezzi del partito e uomini d'affari vicini al Fc Barcellona stanno spingendo per un suo impegno
Al momento è una suggestione o poco più. Ma in Catalogna c’è chi giura che nel partito indipendentista si lavori davvero per la mission impossible di candidare Pep Guardiola alla presidenza della Generalitat. Da guida in panchina su un campo da calcio alla guida del sistema amministrativo-istituzionale di Barcellona e dintorni, l’allenatore del Manchester City lascia filtrare secche smentite. Almeno per ora.
Tutto è iniziato per una frase sibillina di Artur Mas, presidente della Generalitat dal 2010 al 2016 e leader del PDeCAT, il partito indipendentista, fino al gennaio 2018. “Ho un candidato in testa, qualcuno che non ha tanta tradizione politica”, aveva detto a settembre Mas. Il resto lo ha fatto il nuovo affondo di Guardiola contro il governo di Madrid, definito “autoritario”, e a favore della lotta dei catalani: “Questa lotta non violenta non si fermerà fino alla fine della repressione e il diritto all’autodeterminazione viene rispettato come è stato fatto in Quebec o in Scozia”.
L’impegno politico dell’allenatore del City è noto da tempo. Già negli anni scorsi fu tra i volti più noti a sostenere il referendum popolare. Negli scorsi giorni era tornato a farsi sentire in un video a favore dello Tsunami Democratic, la piattaforma di comunicazione che sta animando le proteste a Barcellona ed in tutta la Catalogna dopo le durissime condanne tra i 9 e i 13 anni di carcere per 12 leader indipendentisti catalani.
Per il rispettato portale El Confidencial, però, l’attivismo di Guardiola non sarebbe fino a se stesso. Quanto, piuttosto, l’inizio di un impegno diretto. Insomma, nel futuro potrebbe esserci una candidatura. Una notizia che a El Confidencial è stata confermata dagli ambienti belgi vicini a Carles Puigdemont. Al lavoro, spiega il sito citando “diverse fonti”, ci sarebbe la vecchia guardia del PDeCAT e uomini d’affari, vicini al FC Barcellona, come Tatxo Benet, patron di Mediapro, gruppo audiovisivo che gestisce anche i diritti tv della Serie A.
Da Manchester arrivano solo smentite e lo stesso giornale sottolinea che tra le ‘controindicazioni’ ci sono anche le tempistiche. L’allenatore del City – salvo disimpegni quantomeno improbabili – sarà libero a giugno, mentre le elezioni in Catalogna con ogni probabilità si terranno prima. Chi non vede di buon occhio la candidatura di Guardiola, secondo i media catalani e spagnoli, rema proprio in questo verso.
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Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Al referendum sul Jobs act voterò sì, ma non abbiamo chiesto abiure a nessuno rispetto al passato". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io candidata premier? C'è tempo, intanto costruiamo la coalizione e il progetto condiviso per l'Italia". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Sembra che parliamo di cose astratte o di fantasie ma le alleanze le abbiamo già fatte e abbiamo vinto due elezioni in Regioni in cui governava la destra, costruendo una coalizione attorno a un programma di cose concrete". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita, a proposito del centrosinistra.
"Sento anche io questo ritornello dell'opposizione che manca, ma non tiriamoci più sfiga di quella che c'è. Lavoriamo per unire le opposizioni su cose concrete. In Parlamento sono più le cose che votiamo insieme di quelle che su cui dividiamo", ha spiegato la leader del Pd.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria, ce lo chiede la gente. Rispetto il dibattito di questi giorni, l'aspetto positivo è che siamo tutti d'accordo sul fatto che non può andare come l'altra volta. Ma prima degli accori tattici ho una ambizione più alta, unire su una prospettiva comune l'Italia che vuole mandare a casa la destra". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul dibattito innescato dalle parole di Dario Franceschini.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "L'attacco giudiziario è un altro modo di Giorgia Meloni di spostare l'attenzione dall'economia che è ferma, dalla produzione industriale che cala da 20 mesi, dai salari che calano. Cosa sale, mentre la Meloni cerca di farci parlare d'altro? Le accise, le liste d'attesa, le bollette". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita parlando del caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Una vergogna, dichiaravano guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, hanno fatto il rimpatrio più veloce della storia d'Italia. Meloni deve riferire in aula, si fa vedere solo suo social. La devono smettere di scappare, devono spiegare". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Stupiscono le critiche superficiali alle dichiarazioni dell’onorevole Giovanni Donzelli. Le polemiche che imperversano non aiutano la coalizione anche se capisco sono frutto della passione e la gratitudine verso il grande leader che è stato Berlusconi". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, coordinatore della Direzione nazionale di Fratelli d'Italia.
"Le dichiarazioni di Donzelli invece sono un'analisi elettorale, perché la figura di Berlusconi non è in discussione per nessuno di noi in Fdi; molti hanno militato nel Pdl e molti provengono da Forza Italia. Egli ha conquistato un posto nella storia, è stato il leader della coalizione e ognuno di noi è riconoscente alla sua opera e alla sua azione", ha continuato Cirielli.
"Donzelli ha fatto solo un esame quantitativo. Prima della discesa in campo di Berlusconi nelle comunali del 1993 di Napoli e Roma, il MSI aveva raccolto oltre il 30%; con la discesa in campo di Forza Italia nel 1994 - pochi mesi dopo - il Msi scese al 13.5% -precisa Cirielli-. Se questa è storia, è altrettanto un fatto storico che grazie a Berlusconi nacque la Destra di Governo. La coalizione che seppe mettere in campo e che solo lui poteva creare ancora oggi, con la guida di Giorgia Meloni, è protagonista. Di questo gli saremo grati per sempre".