L'articolo 5 del testo collegato alla manovra prevede l'inversione contabile delle ritenute fiscale dei lavoratori: a pagarla è il committente e non più l'appaltatore. I renziani annunciano di voler escludere dal provvedimento le imprese attive da almeno 5 anni e senza pendenze col fisco. Contro la norma protesta il settore delle costruzioni: "Nuova grave sottrazione di liquidità"
Per tutti i committenti attivi da almeno 5 anni e senza pendenze col fisco continueranno a valere le stesse regole. Mentre solo gli altri verseranno le ritenute fiscali per i lavoratori, sottostando al regime di inversione contabile. Questo, spiegano all’Ansa da Italia Viva, è un punto dell’intesa raggiunta dalla maggioranza durante il vertice di lunedì a Palazzo Chigi. L’obiettivo dei renziani è attenuare la stretta anti-evasione e frodi contenuta nel decreto fiscale collegato alla manovra, studiando una nuova formulazione “per salvaguardare le imprese oneste“. Un annuncio che arriva poche ore dopo la protesta delle imprese delle costruzioni – da quelle industriali fino a quelle artigiane e alle cooperative – che lamentano il rischio di “una nuova grave sottrazione di liquidità“.
Le norme contenute nel decreto fiscale, approvato “salvo intese” dal Consiglio dei ministri della scorsa settimana, hanno lo scopo di colpire le false cooperative che da nord a sud forniscono manodopera a basso costo alle aziende, non versano tasse e contributi e poi svaniscono nel nulla. Garantendo anche allo Stato maggiori entrate per 400 milioni di euro all’anno. In particolare è prevista “l’estensione del regime di reverse charge”: l’inversione contabile dell’Iva per cui a pagarla è il committente e non più l’appaltatore (la cooperativa).
Nell’articolo 5 del decreto lo stesso meccanismo è previsto anche per le ritenute fiscali dei lavoratori. In sostanza, mentre oggi una cooperativa che ha ottenuto un appalto di servizio sottrae le imposte dalla busta paga dei suoi dipendenti e le versa all’Erario, in base alla nuova legge sarà la società committente (quella che ha richiesto ulteriore manodopera tramite l’appalto) a versarli. Nelle intenzioni del governo, questo meccanismo tributario permetterebbe di scardinare un sistema illecito diventato negli anni terreno fertile per caporalato, ‘ndrangheta e grandi evasori. Le modifiche annunciate da Italia Viva faranno sì che questa norma non varrà per le imprese attive da almeno 5 anni e senza pendenze col fisco: solo le altre dovranno anticipare le ritenute.
La protesta del settore delle costruzioni
Nove sigle imprenditoriali del settore delle costruzioni per questo hanno firmato una nota nella quale lamentano “l’iniquità del meccanismo per il versamento delle ritenute fiscali ai lavoratori nell’ambito di appalti e subappalti pubblici e privati”. La misura ad oggi contenuta nel decreto fiscale rappresenta, a loro parere, “un ulteriore aggravio burocratico e un pesante drenaggio di risorse ai danni delle imprese”. “Ancora una volta- è scritto nella nota – per combattere l’evasione fiscale si scelgono strumenti che mettono a rischio il fragile equilibrio finanziario delle imprese”. “Senza considerare – proseguono le associazioni – che il meccanismo disegnato dalla norma costituisce un capolavoro di complicazione burocratica nella gestione amministrativa dell’appalto, mettendo così a rischio l’esecuzione dell’intera opera”. Le associazioni chiedono quindi “un immediato ritiro della misura iniqua e dannosa che, così come formulata, punisce anche gli operatori sani del settore mettendone a rischio la sopravvivenza“.