L'ufficio studi della confederazione che rappresenta le piccole imprese calcola quantifica in "almeno 2 miliardi di euro in più di aggravi" il costo dell'obbligo di accettare carte e bancomat, peraltro già previsto per legge. Secondo la presidente De Luise "associare la moneta elettronica alla lotta all’evasione è un messaggio fuorviante": meglio puntare sulla web tax". Su cui però è arrivato l'altolà di Trump. Mattarella: "Innovazione per contrastare sommerso"
L’assemblea annuale di Confesercenti non poteva cadere in una data più calda per la categoria. E non a caso l’appuntamento si è trasformato in un confronto con il governo sul tema delle multe per chi non ha il pos – legato a doppio filo a quello delle commissioni bancarie sulle transazioni con carta – e dell’eccesso di burocrazia che grava sui “piccoli”. L’obbligo di accettare carte di credito e bancomat, peraltro già previsto per legge dal 2014, stando ai calcoli dall’Ufficio economico della confederazione costerà alle piccole imprese almeno 2 miliardi di euro in più di aggravi tra canoni, commissioni sulle transazioni e costi di installazione e gestione. Dunque, è il messaggio, se si vuole favorire la moneta elettronica si deve agire abbassando i costi di esercizio della moneta elettronica. “Non mi sfuggono le vostre preoccupazioni, né intendiamo ignorare le istanze che provengono dal vostro mondo”, ha rassicurato il premier Giuseppe Conte dal palco dell’assemblea, ribadendo che non si vuole “criminalizzare nessuna categoria” e “l’obiettivo è premiare chi utilizza la moneta elettronica anche attraverso l’abbassamento delle commissioni per somme non elevate“, aspetto su cui “stiamo lavorando direttamente sia con il mondo bancario sia con quello creditizio, io stesso li ho contattati”.
“Non c’è nessuna ragione perché le commissioni si tengano ai livelli attuali”, ha aggiunto Conte. “Vogliamo abbassarle, anche azzerarle“. Nella notte del resto la maggioranza ha deciso il rinvio delle multe a luglio proprio in attesa dell’accordo sull’abbassamento dei costi imposti dalle banche. ”Ieri sono stato io stesso il promotore” di ”un differimento – ha rivendicato Conte – in modo da garantirci che la riduzione del contante e l’uso di pos sia legato alla riduzione delle commissioni. Non vogliamo trasmettere ai commercianti la sensazione di volerli penalizzare, né criminalizzare nessuno”. “E’ giusto che le commissioni siano azzerate sulle micro-transazioni e ridotte sulle transazioni”, ha aggiunto il viceministro all’Economia Antonio Misiani. “C’è già un tavolo aperto con gli attori del sistema, ci sono ancora questioni aperte, più che altro legate al tema della concorrenza”.
Resta il fatto che per la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise “associare la moneta elettronica alla lotta all’evasione non va bene. È un messaggio fuorviante”, perché “siamo il Paese che in Europa ha il più alto numero di Pos installati”. A questo proposito l’ufficio studi della confederazione che rappresenta le piccole imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato e dell’industria fa notare che il boom dei terminali attivi in Italia tra il 2012 ed il 2018 – sono cresciuti del 112%, arrivando a 3,1 milioni e il volume delle transazioni con carte di debito è aumentato del 57% a 33 miliardi – non ha trovato riscontro proporzionale nel gettito da lotta all’evasione. Gli esercenti aggiungono che “tra fatture elettroniche e invio dei corrispettivi, l’Agenzia delle Entrate è già oggi in grado di monitorare le imprese”.
A introdurre l’argomento, nel messaggio inviato per l’occasione, era stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Rilanciare un clima di fiducia per famiglie e imprese appare indispensabile, utilizzando al meglio le opportunità offerte dall’innovazione digitale per un efficace azione di contrasto a contraffazione ed economie parallele che sottraggono rilevanti risorse fiscali alla comunità”, ha sottolineato il capo dello Stato.
Per Confesercenti però l’evasione si combatte in primo luogo “con la web tax” – che nel frattempo è uscita dal decreto fiscale ma dovrebbe essere inserita in manovra – “e con il collegamento fra banche dati, che oggi non comunicano”. “Amazon, Google, Instagram, Facebook, Twitter hanno versato in Italia 14,3 milioni di imposta nell’ultimo anno. Lo 0,01% del totale versato dalle società nel nostro Paese”, ha fatto notare De Luise. “Nel 2017 Facebook ha pagato 120mila euro di tasse: quanto un nostro albergo di medie dimensioni”. Dunque “confidiamo nell’impegno del governo a varare la digital tax. Per una volta saremmo pionieri, aspettando poi che anche l’Europa si decida”. Sul punto, però, durante la visita di Mattarella negli Usa è arrivato l’altolà di Donald Trump che ha avvertito: serve “una soluzione globale”, “così da evitare ritorsioni non necessarie”, ma che verranno prese “se diverranno l’unica opzione”.
L’altro fronte caldo è la burocrazia, che arriva a “pesare fino al 50% del conto economico per una microimpresa”. “Quello della burocrazia è un caso emblematico – sottolinea De Luise – l’unica produzione che in Italia non va mai in crisi è quella legislativa. E molto spesso è proprio ciò di cui non abbiamo bisogno”.