“Evasione fiscale? Il problema in Italia non è quanti anni di pena si prevedano nel codice penale, ma come si riescano a prendere questi evasori fiscali. Tu puoi mettere tutte le pene che vuoi sul piano nominale, ma, se poi non riesci a prendere gli evasori fiscali, non servono assolutamente a niente”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, dall’ex magistrato Antonio Di Pietro, che aggiunge, bacchettando anche il governo Conte Bis: “Oggi una vera riforma implica il raddoppio del personale giudiziario e di polizia, il raddoppio dei controlli, il raddoppio delle carceri, che allo stato attuale stanno scoppiando. Ogni volta che accendi la tv o leggi i giornali vedi annunci del tipo: “Oggi finalmente combattiamo la corruzione”. Veramente è dai tempi di Adamo ed Eva che c’è questa eterna lotta tra il buono e il cattivo”.
E spiega: “Il problema di fondo è avere strutture, mezzi e risorse. Se il poliziotto non ha neanche la benzina per rincorrere il ladro, è inutile che dici che dai 10 anni di galera a chi corrompe. Questo provvedimento, quindi, non toglie e non aggiunge nulla, ma semplicemente ha previsto che si può arrivare a 10 anni di carcere in caso di evasione fiscale, quando prima la pena massima era di due anni. Va bene, si può arrivare anche a 50 anni di galera. Ma anche due anni di condanna sarebbe ottimo se qualcuno andasse dentro davvero. Durante Mani Pulite me ne hanno dette di tutti i colori perché io li mettevo dentro. E allora meglio pochi, maledetti e subito, ma facciamo almeno in modo che si processi si celebrino presto”.
Di Pietro menziona nuovamente il governo: “Sento dire che c’è una rivoluzione copernicana e che finalmente si accelerano i processi. Sì, ma come, dove, quando? Questa politica dell’annuncio è diventata anche noiosa, esasperante, offensiva per l’intelligenza dei cittadini. E’ una presa in giro, per non dire un’altra cosa. Insomma, prima fallo e poi dillo! Io non condivido questa idea per cui ogni mattina ci si alza e si dice: ‘Finalmente domani faremo’. Mannaggia alla miseria, ma se continui così, i figli quando li fai?”.
E dà la sua ricetta: “Quanti di questi evasori fiscali sconteranno davvero la pena? Pochi o nessuno. Alla fine ogni giudice si rende conto che se uno evade 150mila euro, non è che con 10 anni di carcere hai risolto il problema. Il problema è risolto se quei 150mila euro glieli fai pagare. Ecco perché io sono sempre dell’idea che la sanzione penale vada benissimo, ma non in termini di quantità, bensì di certezza. Secondo me, è meglio la sanzione pecuniaria, perché, se tu hai evaso il fisco, io ti porto via beni, profitti e la casa – conclude – Tra l’altro, non è che, siccome la pena è di 10 anni di carcere, sconti davvero 10 anni. Preciso: io voglio che gli evasori fiscali vadano in carcere. Ma vorrei che chi se ne deve occupare fosse messo nelle condizioni di poterlo fare. Oggi non più del 3 – 4% della popolazione viene controllato fiscalmente. Quindi, con questi livelli di controllo ci sono dei buchi enormi nella rete. Tu puoi fare quello che ti pare, ma il problema di fondo è che gli evasori fiscali non li prendi“.