L’Artico si scioglie e ogni metro quadro di ghiaccio che diventa acqua e inondazioni ci costerà denaro. Lo dice uno studio del 2018 del Centro Comune di Ricerca, un’agenzia specializzata della Commissione europea. Pubblicato su Nature e finora passato inosservato, ora acquisisce drammatica attualità. Quest’anno la calotta della Groenlandia registrerà uno scioglimento record, battendo quello del 2012. “La conferma arriverà a fine anno”, annuncia Xavier Fettweis, ricercatore al Dipartimento di Geografia dell’Università belga di Liegi, uno dei massimi esperti di modellistica meteorologica dell’Artico. “Possiamo però già dire che dal 1 settembre 2018 al 31 agosto del 2019 la massa totale di ghiaccio si e ridotta a 67 gigatonnnellate, contro le 75 misurate nello stesso periodo di riferimento nel 2011-2012”. Ciò equivale a 1,4 mm in più di acqua in mare, il quantitativo più elevato riversato dalla Groenlandia dal 1950 ad oggi. Complice del fenomeno è stata l’eccezionale calura estiva che, partendo dall’Europa, ha colpito l’estremo Nord, accelerando la liquefazione dei ghiacci artici.
L’effetto boomerang sul lungo periodo contribuirà a infliggere danni enormi ai paesi costieri del Vecchio Continente. Il Centro Comune di Ricerca li ha quantificati. Nel peggiore degli scenari ipotizzati nell’analisi, entro la fine del secolo l’innalzamento dei mari arriverà a costare 2,5 trilioni di euro (2,5 miliardi di miliardi). Dopo Regno Unito, Francia e Norvegia, l’Italia sarà il quarto paese più danneggiato. Potremmo sborsare circa 440 milioni di euro solo nel 2020, quasi 10 miliardi nel 2050 e oltre 236 miliardi nel 2100. E il conto salato dell’innalzamento del Mediterraneo che, secondo l’ultimo studio dell’Enea, salirà di un metro entro il 2100, esponendo all’allagamento un’area estesa quanto la Liguria.
Negli stessi tre periodi inglesi, francesi e norvegesi perderanno rispettivamente fino a 1,8, 30, 594 miliardi, 0,8, 20, 485 miliardi e 0,2, 15, 244 miliardi di euro. I paesi che se la caveranno meglio sono Malta, Olanda e Bulgaria che, tutte insieme, nel 2100 arriveranno a pagare complessivamente poco più di 2 miliardi di euro. “Nel breve termine, l’innalzamento del livello dei mari sarà causato principalmente dall’espansione della massa delle acque, dovuta all’aumento globale delle temperature. Dal 2050 il contributo dello scioglimento dei ghiacci (polari e montani) diventerà relativamente più significativo”, spiega Michalis Vousdoukas, uno degli autori dello studio. “La relazione di causa-effetto tra lo scioglimento dei ghiacci e le conseguenze finanziarie è indubbia ma non lineare: un lieve aumento del livello delle acque potrebbe non avere un grande impatto, ma il suo progressivo accumulo avrà gravi conseguenze, combinandosi alle alte maree e alle avversità meteorologiche (uragani e tempeste) che diverranno sempre più frequenti”.
Gran parte delle aree costiere europee, che si estendono per più di 100mila chilometri, sono densamente popolate e ricche di infrastrutture di alto valore, e perciò finanziariamente molto vulnerabili alle alluvioni. Sulla base dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) l’Agenzia ambientale europea per ha stimato che l’innalzamento dei mari in Europa sarà simile alla media mondiale. Entro la fine del 21esimo secolo l’aumento sarà probabilmente di 0,28-0,61 o 0,52-0,98 metri rispetto al periodo 1986-2005, considerando rispettivamente un livello basso o alto di emissioni di CO2 (o gas a effetto serra) prodotte dall’uomo che contribuiscono al riscaldamento globale. Queste previsioni saranno riviste alla fine del 2019, in linea con il rapporto speciale su clima, oceani e variazione dei ghiacci che l’IPCC presenterà a fine settembre.
Gli esperti del Centro di ricerca Ue sono riusciti a convertire le previsioni scientifiche sullo scioglimento dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari in proiezioni economiche. In assenza di ulteriori investimenti nella protezione delle coste, si calcola che le perdite annuali, che oggi non superano i 1,25 miliardi di euro, aumenteranno fino a una soglia compresa tra i 93 e i 961 miliardi di euro. Questo margine di variabilità dipende da diversi scenari socioeconomici in cui l’uso dei combustibili fossili (che rilasciano CO2) si manterrà stabile o si ridurrà, in maniera più o meno uniforme, a livello planetario.
In funzione di questi stessi scenari, entro il 2050 e il 2100 le devastazioni eroderanno rispettivamente lo 0,06-0,09 e lo 0,29-0,86 per cento del Pil europeo, rispetto all’attuale livello medio, attestato a circa lo 0,01 per cento. Il numero annuo di persone afflitte dalle inondazioni costiere aumenterà dalle attuali 102mila a 1,52-3,65 milioni entro fine secolo (anche in questo caso in assenza di ulteriori misure di adattamento e a seconda delle differenti tendenze socioeconomiche). Tutte queste cifre sono destinate ad impennarsi ulteriormente qualora si avverasse il peggiore degli scenari delineati dai ricercatori.
La Groenlandia svolge un ruolo centrale in questa crisi eco-finanziaria. Lo scioglimento del suo manto gelato è il terzo maggior responsabile dell’innalzamento globale dei mari, posizionandosi dopo l’espansione termica delle acque e la fusione dei ghiacciai montani. La sua perdita di massa è cresciuta di sei volte dagli anni ’80, incrementando il livello dei mari di 13,7 mm dal 1972, di cui la metà solo negli ultimi 8 anni. E su uno scioglimento record nel 2019 ci scommettono ormai quasi tutti gli scienziati, primo tra tutti Jason Box, professore di glaciologia alla Commissione geologica danese-groenlandese, che l’aveva predetto già in primavera con la sua rete di monitoraggio Promice. “Le scarse nevicate dello scorso inverno hanno lasciato scoperto il ghiaccio più scuro che ha un basso livello di rifrazione e assorbe maggiori quantitativi di energia solare, innescando la fusione degli strati sottostanti”, spiega Box. Se tutto ii ghiaccio della Groenlandia si sciogliesse, i mari crescerebbero di 7 metri. Tuttavia, ciò richiederebbe millenni, anche con un aumento delle temperature di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Questa è la soglia critica che i governi si sono impegnati a non superare con la firma degli Accordi di Parigi del 2016 che, a fronte dell’apocalisse groenlandese, sembra già carta straccia.
Ambiente & Veleni
Groenlandia, scioglimento record nel 2019. E l’Europa pagherà miliardi di euro per l’innalzamento del Mediterraneo
Il Centro Comune di Ricerca, un’agenzia specializzata della Commissione europea, ha quantificato i danni ai paesi costieri del Vecchio Continente relativi allo scioglimento dell'Artico. Solo l'Italia potrebbe sborsare circa 440 milioni di euro nel 2020, quasi 10 miliardi nel 2050 e oltre 236 miliardi nel 2100
L’Artico si scioglie e ogni metro quadro di ghiaccio che diventa acqua e inondazioni ci costerà denaro. Lo dice uno studio del 2018 del Centro Comune di Ricerca, un’agenzia specializzata della Commissione europea. Pubblicato su Nature e finora passato inosservato, ora acquisisce drammatica attualità. Quest’anno la calotta della Groenlandia registrerà uno scioglimento record, battendo quello del 2012. “La conferma arriverà a fine anno”, annuncia Xavier Fettweis, ricercatore al Dipartimento di Geografia dell’Università belga di Liegi, uno dei massimi esperti di modellistica meteorologica dell’Artico. “Possiamo però già dire che dal 1 settembre 2018 al 31 agosto del 2019 la massa totale di ghiaccio si e ridotta a 67 gigatonnnellate, contro le 75 misurate nello stesso periodo di riferimento nel 2011-2012”. Ciò equivale a 1,4 mm in più di acqua in mare, il quantitativo più elevato riversato dalla Groenlandia dal 1950 ad oggi. Complice del fenomeno è stata l’eccezionale calura estiva che, partendo dall’Europa, ha colpito l’estremo Nord, accelerando la liquefazione dei ghiacci artici.
L’effetto boomerang sul lungo periodo contribuirà a infliggere danni enormi ai paesi costieri del Vecchio Continente. Il Centro Comune di Ricerca li ha quantificati. Nel peggiore degli scenari ipotizzati nell’analisi, entro la fine del secolo l’innalzamento dei mari arriverà a costare 2,5 trilioni di euro (2,5 miliardi di miliardi). Dopo Regno Unito, Francia e Norvegia, l’Italia sarà il quarto paese più danneggiato. Potremmo sborsare circa 440 milioni di euro solo nel 2020, quasi 10 miliardi nel 2050 e oltre 236 miliardi nel 2100. E il conto salato dell’innalzamento del Mediterraneo che, secondo l’ultimo studio dell’Enea, salirà di un metro entro il 2100, esponendo all’allagamento un’area estesa quanto la Liguria.
Negli stessi tre periodi inglesi, francesi e norvegesi perderanno rispettivamente fino a 1,8, 30, 594 miliardi, 0,8, 20, 485 miliardi e 0,2, 15, 244 miliardi di euro. I paesi che se la caveranno meglio sono Malta, Olanda e Bulgaria che, tutte insieme, nel 2100 arriveranno a pagare complessivamente poco più di 2 miliardi di euro. “Nel breve termine, l’innalzamento del livello dei mari sarà causato principalmente dall’espansione della massa delle acque, dovuta all’aumento globale delle temperature. Dal 2050 il contributo dello scioglimento dei ghiacci (polari e montani) diventerà relativamente più significativo”, spiega Michalis Vousdoukas, uno degli autori dello studio. “La relazione di causa-effetto tra lo scioglimento dei ghiacci e le conseguenze finanziarie è indubbia ma non lineare: un lieve aumento del livello delle acque potrebbe non avere un grande impatto, ma il suo progressivo accumulo avrà gravi conseguenze, combinandosi alle alte maree e alle avversità meteorologiche (uragani e tempeste) che diverranno sempre più frequenti”.
Gran parte delle aree costiere europee, che si estendono per più di 100mila chilometri, sono densamente popolate e ricche di infrastrutture di alto valore, e perciò finanziariamente molto vulnerabili alle alluvioni. Sulla base dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) l’Agenzia ambientale europea per ha stimato che l’innalzamento dei mari in Europa sarà simile alla media mondiale. Entro la fine del 21esimo secolo l’aumento sarà probabilmente di 0,28-0,61 o 0,52-0,98 metri rispetto al periodo 1986-2005, considerando rispettivamente un livello basso o alto di emissioni di CO2 (o gas a effetto serra) prodotte dall’uomo che contribuiscono al riscaldamento globale. Queste previsioni saranno riviste alla fine del 2019, in linea con il rapporto speciale su clima, oceani e variazione dei ghiacci che l’IPCC presenterà a fine settembre.
Gli esperti del Centro di ricerca Ue sono riusciti a convertire le previsioni scientifiche sullo scioglimento dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari in proiezioni economiche. In assenza di ulteriori investimenti nella protezione delle coste, si calcola che le perdite annuali, che oggi non superano i 1,25 miliardi di euro, aumenteranno fino a una soglia compresa tra i 93 e i 961 miliardi di euro. Questo margine di variabilità dipende da diversi scenari socioeconomici in cui l’uso dei combustibili fossili (che rilasciano CO2) si manterrà stabile o si ridurrà, in maniera più o meno uniforme, a livello planetario.
In funzione di questi stessi scenari, entro il 2050 e il 2100 le devastazioni eroderanno rispettivamente lo 0,06-0,09 e lo 0,29-0,86 per cento del Pil europeo, rispetto all’attuale livello medio, attestato a circa lo 0,01 per cento. Il numero annuo di persone afflitte dalle inondazioni costiere aumenterà dalle attuali 102mila a 1,52-3,65 milioni entro fine secolo (anche in questo caso in assenza di ulteriori misure di adattamento e a seconda delle differenti tendenze socioeconomiche). Tutte queste cifre sono destinate ad impennarsi ulteriormente qualora si avverasse il peggiore degli scenari delineati dai ricercatori.
La Groenlandia svolge un ruolo centrale in questa crisi eco-finanziaria. Lo scioglimento del suo manto gelato è il terzo maggior responsabile dell’innalzamento globale dei mari, posizionandosi dopo l’espansione termica delle acque e la fusione dei ghiacciai montani. La sua perdita di massa è cresciuta di sei volte dagli anni ’80, incrementando il livello dei mari di 13,7 mm dal 1972, di cui la metà solo negli ultimi 8 anni. E su uno scioglimento record nel 2019 ci scommettono ormai quasi tutti gli scienziati, primo tra tutti Jason Box, professore di glaciologia alla Commissione geologica danese-groenlandese, che l’aveva predetto già in primavera con la sua rete di monitoraggio Promice. “Le scarse nevicate dello scorso inverno hanno lasciato scoperto il ghiaccio più scuro che ha un basso livello di rifrazione e assorbe maggiori quantitativi di energia solare, innescando la fusione degli strati sottostanti”, spiega Box. Se tutto ii ghiaccio della Groenlandia si sciogliesse, i mari crescerebbero di 7 metri. Tuttavia, ciò richiederebbe millenni, anche con un aumento delle temperature di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Questa è la soglia critica che i governi si sono impegnati a non superare con la firma degli Accordi di Parigi del 2016 che, a fronte dell’apocalisse groenlandese, sembra già carta straccia.
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Milano, 4 mar. (Adnkronos) - Milan, Inter e Lega Serie A sono state ammesse come parti civili nel processo abbreviato a carico di 16 persone, tra cui gli ex capi delle curve di Milan e Inter arrestati lo scorso 30 settembre. Le due società sportive e la Lega Serie A secondo la giudice di Milano Rossana Mongiardo sono, in astratto, "soggetti danneggiati" da chi avrebbe messo a rischio la sicurezza nello stadio e non avrebbe rispettato i valori dello sport.
L'udienza di oggi - nell'aula bunker di fronte al carcere di San Vittore - è stata un'udienza tecnica: un imputato ha chiesto di patteggiare, mentre nella prossima udienza - fissata per il 27 marzo - la giudice dovrà decidere se concedere l'abbravviato condizionato all’ascolto di alcuni testimoni. Tra gli imputati del processo a porte chiuse figurano, tra gli altri, Marco Ferdico e Andrea Beretta (quest’ultimo collaboratore di giustizia) per la curva nerazzurra e Luca Lucci capo della Sud milanista, oltre ad altri ultrà accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata ad una serie di reati, tra cui aggressioni ed estorsioni. Associazione con l'aggravante mafiosa per i tifosi interisti alla sbarra.
Islamabad, 4 mar. (Adnkronos/Afp) - Due attentatori suicidi si sono schiantati con auto cariche di esplosivo contro un complesso militare nel nord-ovest del Pakistan, innescando enormi esplosioni. Lo ha riferito la polizia pakistana, precisando che "gli attentatori hanno speronato il cancello d'ingresso del Bannu Cantonment. Successivamente, diversi militanti hanno tentato di assaltare il complesso".
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Le prime dichiarazioni della Von der Leyen sul programma ReArm Europe che sarà oggetto del prossimo Consiglio Europeo non mi convincono affatto. La Difesa Comune è un obiettivo ragionevole, ma non credo si possa promuoverla semplicemente favorendo la corsa nazionale al riarmo e soprattutto tagliando risorse alla spesa sociale”. Lo scrive sui social il deputato del Pd, Roberto Speranza.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - “Di fronte alla rottura in politica estera dell’amministrazione Trump e dopo tre anni di sforzi per aiutare l’Ucraina, è necessario prepararsi a continuare a sostenere lo sforzo militare di Kiev e dotarsi di strumenti militari per la difesa dei Paesi europei come indicato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma il piano ReArm non deve pregiudicare un salto in avanti in termini di politica estera e di difesa comune da compiere al più presto per rafforzare l’Unione Europea e garantire una vera razionalizzazione della spesa militare”. Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
“E rafforzare l’Europa vuol dire anche ribadire i suoi valori fondanti: difesa dello stato di diritto, della democrazia e delle libertà. Ecco perché è importante proprio ora continuare a sostenere militarmente l'Ucraina, anche velocizzando il suo ingresso nell’Unione europea, e non fare passi indietro sulle sanzioni alla Russia”, conclude Magi.
Roma, 4 mar. - (Adnkronos) - E' boom di pellegrini a Roma per il Giubileo ma gli affari per alberghi e strutture ricettive sono inferiori alle aspettative. Questa la fotografia scattata da SoloAffitti, il primo gruppo italiano di consulenza, gestione e tutela della rendita immobiliare. Secondo lo studio, il numero di prenotazioni non è schizzato - come molti avevano previsto- ma è rimasto in linea con lo scorso anno. La crescita dell’offerta – che ovviamente c’è stata - non è stata però finora sostenuta dal previsto aumento della domanda, determinando una dispersione delle prenotazioni tra le diverse strutture e una conseguente riduzione del tasso medio di occupazione degli alloggi, che risulta pari al 70%, il -8% rispetto allo stesso periodo del 2024.
“Abbiamo assistito a un chiaro ‘effetto annuncio’, con un aumento dell’offerta di affitti brevi già diversi mesi prima dell’inizio del Giubileo, – dichiara Silvia Spronelli, CEO di SoloAffitti – ed un aumento dei canoni di locazione residenziale che ha iniziato a manifestarsi ben prima dell’inizio dell’evento stesso. I primi mesi dell’Anno Santo hanno visto un risultato in termini di prenotazioni inferiore alle aspettative, anche se è ancora presto per fare un vero e proprio bilancio. Uno dei motivi di questo andamento è legato alla tipologia di turismo giubilare: molti pellegrini scelgono alloggi più economici o strutture religiose, riducendo l’impatto del Giubileo sulle locazioni turistiche tradizionali.
Chi già affittava il proprio immobile per brevi periodi sta quindi guadagnando meno rispetto all’anno scorso, mentre i proprietari che hanno recentemente convertito le loro proprietà all’affitto breve con l’aspettativa di profitti facili rischiano di vedere deluse le proprie aspettative. Nonostante ciò, i costi degli affitti brevi continuano a lievitare. Con un prezzo medio a notte di 199 euro, in crescita del 5% rispetto all’inizio del 2024, l’affitto breve appare sempre più allettante per i proprietari. Questo fenomeno ha avuto conseguenze dirette anche sul mercato della locazione residenziale: molti proprietari hanno infatti trasferito la propria offerta dal mercato degli affitti a medio-lungo termine a quello degli affitti brevi, in previsione di una maggiore domanda generata dal Giubileo.
Secondo l’indagine di SoloAffitti, il 17,5% dei proprietari che in precedenza affittavano a medio-lungo termine ha scelto di convertire il proprio immobile in affitto breve. Questo ha contribuito ad aggravare l’emergenza abitativa della Capitale, caratterizzata da una domanda in forte crescita da parte di famiglie, lavoratori e studenti, a fronte di un’offerta sempre più ridotta. Questa situazione ha prodotto due effetti rilevanti sul mercato della locazione residenziale. Il primo è l’aumento dei canoni di locazione. Lo squilibrio fra una domanda in aumento e un’offerta insufficiente e in contrazione, ha determinato un aumento dei canoni di locazione fra i più sostenuti in Italia. Con un +13% rispetto ad un anno fa, il canone di locazione medio a Roma ha raggiunto quota 14€ al metro quadro; gli aumenti sono stati più consistenti nelle zone centrali, dove il canone dei bilocali ha superato quota 1.200 euro al mese e quello dei trilocali quota 1.500 euro al mese.
Il secondo è l’aumento della permanenza media degli inquilini negli immobili in affitto. Mentre a livello nazionale la permanenza media di un inquilino nello stesso immobile è pari a 26 mesi, a Roma questo dato sale a 31 mesi. Il timore di non trovare una nuova casa o di dover affrontare un aumento significativo del canone scoraggia molti inquilini dal trasferirsi, anche quando le proprie esigenze abitative cambiano (necessità di un’abitazione più grande, spostamento in un’altra zona della città, ecc.). Questo ulteriore irrigidimento del mercato riduce ulteriormente la disponibilità di alloggi.
L’Anno Santo è però appena agli inizi: si prevede che l’afflusso di pellegrini aumenterà nei prossimi mesi, a partire da marzo, con l’intensificarsi degli eventi giubilari previsti per la primavera. Il picco è atteso durante l’estate, in particolare in concomitanza con il Giubileo dei giovani, che si svolgerà dal 28 luglio al 3 agosto 2025. Se si considerano le zone di pregio (Centro Storico, Prati, Parioli, Flaminio, Pinciano, Trieste) si arriva anche a un aumento del 21% per i trilocali, passando da 1.300 a 1.573. Un bilocale nel 2023 costava 1066, lo scorso anno 1227. Gli aumenti maggiori si sono riscontrati a Monteverde, Aurelio, Monte Mario, Trionfale: qui per un bilocale si è passati da 917 a 1214 con un rincaro del 32%. Un trilocale nel 2023 costava 1.167 e lo scorso anno si è arrivati a 1.514.
“Quello che auspichiamo – sottolinea Spronelli - è che gli immobili in precedenza sfitti, entrati nel mercato della locazione breve grazie al Giubileo, possano, al termine dell’evento, essere destinati alla locazione residenziale, contribuendo a riequilibrare una situazione che vede una grande richiesta di case in affitto a medio-lungo termine a fronte di un’offerta insufficiente. Affittare a medio-lungo termine, oggi conviene, grazie a una fiscalità agevolata garantita dalla combinazione fra applicazione della cedolare secca e ricorso al canone concordato. A Roma ci sono, secondo l’ISTAT, più di 330.000 abitazioni sfitte, a fronte di una richiesta di affitti in continua crescita. Spesso i proprietari non affittano o scelgono l’affitto breve per paura della morosità. Da tempo noi siamo impegnati nel dare risposta a questa criticità, attraverso i nostri sistemi di tutela della rendita immobiliare, come SoloAffittiPAY, che annullano il rischio di morosità”.
Tel Aviv, 4 mar. (Adnkronos) - Un uomo armato è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dopo aver sparato alle forze israeliane di stanza al checkpoint di Homesh in Cisgiordania. Lo ha riferito l'Idf, aggiungendo che nessun soldato è rimasto ferito.
Roma, 4 mar.(Adnkronos) - Prosegue il viaggio itinerante della campagna antiviolenza di Rai Radio 1 e Gr 'Come un’onda - Contro la violenza sulle donne'. Prossima tappa a Sassari, il 12 marzo nella sede dell’IIS - Polo Tecnico Devilla. A dare il via all’incontro con gli studenti, il direttore Francesco Pionati e l’ideatrice e coordinatrice della campagna Elena Paba. In apertura, la squadra Rai mostrerà al pubblico di studenti e docenti il video dell’incontro al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella e farà ascoltare il messaggio inviato da Papa Francesco: segno del consenso istituzionale unanime intorno all’iniziativa che va avanti ormai da oltre un anno e sta raccogliendo sostegno in tutto il Paese.
Numerosi gli interventi, in presenza e online, previsti presso l’Auditorium del Polo Tecnico a partire dal racconto degli inviati sul territorio con la Tgr Sardegna. Ad aprire il dibattito la testimonianza di Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, il contributo della costituzionalista Carla Bassu e la testimonianza di una donna vittima di violenza, raccolta dalla capo redattrice centrale del Giornale Radio Rai Carmen Santoro. A seguire, i racconti delle detenute Giovanna, Lucia e Catia, rispettivamente dalle carceri di Catania e Secondigliano.
Eleonora Sanna, psicologa e responsabile del progetto Aurora del Centro Antiviolenza di Sassari, interverrà su 'Il sommerso della violenza', ovvero tutto il lavoro 'invisibile' e complesso che i centri antiviolenza portano avanti in mezzo a tante difficoltà. Un tema, questo, su cui interverranno anche Patrizia Desole del Centro Antiviolenza di Olbia, la psicoterapeuta Carla Concas, Francesca Marras, responsabile Cav Donna Eleonora e la psicologa Laura Cossu. Sabrina Mura, avvocata, affronterà il delicato tema di immigrazione e tratta delle donne. Lo sguardo, poi, si allargherà sul mondo con l’intervista (trasmessa in collegamento) all’attivista Parisa Nazari del movimento italo-iraniano Donna, Vita e Libertà. Inoltre, sarà trasmessa l’intervista realizzata da Elena Paba a Caroline Darian, figlia di Gisele Pelicot, testimone di un caso che ha scosso l’opinione pubblica mondiale.