L’Artico si scioglie e ogni metro quadro di ghiaccio che diventa acqua e inondazioni ci costerà denaro. Lo dice uno studio del 2018 del Centro Comune di Ricerca, un’agenzia specializzata della Commissione europea. Pubblicato su Nature e finora passato inosservato, ora acquisisce drammatica attualità. Quest’anno la calotta della Groenlandia registrerà uno scioglimento record, battendo quello del 2012. “La conferma arriverà a fine anno”, annuncia Xavier Fettweis, ricercatore al Dipartimento di Geografia dell’Università belga di Liegi, uno dei massimi esperti di modellistica meteorologica dell’Artico. “Possiamo però già dire che dal 1 settembre 2018 al 31 agosto del 2019 la massa totale di ghiaccio si e ridotta a 67 gigatonnnellate, contro le 75 misurate nello stesso periodo di riferimento nel 2011-2012”. Ciò equivale a 1,4 mm in più di acqua in mare, il quantitativo più elevato riversato dalla Groenlandia dal 1950 ad oggi. Complice del fenomeno è stata l’eccezionale calura estiva che, partendo dall’Europa, ha colpito l’estremo Nord, accelerando la liquefazione dei ghiacci artici.
L’effetto boomerang sul lungo periodo contribuirà a infliggere danni enormi ai paesi costieri del Vecchio Continente. Il Centro Comune di Ricerca li ha quantificati. Nel peggiore degli scenari ipotizzati nell’analisi, entro la fine del secolo l’innalzamento dei mari arriverà a costare 2,5 trilioni di euro (2,5 miliardi di miliardi). Dopo Regno Unito, Francia e Norvegia, l’Italia sarà il quarto paese più danneggiato. Potremmo sborsare circa 440 milioni di euro solo nel 2020, quasi 10 miliardi nel 2050 e oltre 236 miliardi nel 2100. E il conto salato dell’innalzamento del Mediterraneo che, secondo l’ultimo studio dell’Enea, salirà di un metro entro il 2100, esponendo all’allagamento un’area estesa quanto la Liguria.
Negli stessi tre periodi inglesi, francesi e norvegesi perderanno rispettivamente fino a 1,8, 30, 594 miliardi, 0,8, 20, 485 miliardi e 0,2, 15, 244 miliardi di euro. I paesi che se la caveranno meglio sono Malta, Olanda e Bulgaria che, tutte insieme, nel 2100 arriveranno a pagare complessivamente poco più di 2 miliardi di euro. “Nel breve termine, l’innalzamento del livello dei mari sarà causato principalmente dall’espansione della massa delle acque, dovuta all’aumento globale delle temperature. Dal 2050 il contributo dello scioglimento dei ghiacci (polari e montani) diventerà relativamente più significativo”, spiega Michalis Vousdoukas, uno degli autori dello studio. “La relazione di causa-effetto tra lo scioglimento dei ghiacci e le conseguenze finanziarie è indubbia ma non lineare: un lieve aumento del livello delle acque potrebbe non avere un grande impatto, ma il suo progressivo accumulo avrà gravi conseguenze, combinandosi alle alte maree e alle avversità meteorologiche (uragani e tempeste) che diverranno sempre più frequenti”.
Gran parte delle aree costiere europee, che si estendono per più di 100mila chilometri, sono densamente popolate e ricche di infrastrutture di alto valore, e perciò finanziariamente molto vulnerabili alle alluvioni. Sulla base dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) l’Agenzia ambientale europea per ha stimato che l’innalzamento dei mari in Europa sarà simile alla media mondiale. Entro la fine del 21esimo secolo l’aumento sarà probabilmente di 0,28-0,61 o 0,52-0,98 metri rispetto al periodo 1986-2005, considerando rispettivamente un livello basso o alto di emissioni di CO2 (o gas a effetto serra) prodotte dall’uomo che contribuiscono al riscaldamento globale. Queste previsioni saranno riviste alla fine del 2019, in linea con il rapporto speciale su clima, oceani e variazione dei ghiacci che l’IPCC presenterà a fine settembre.
Gli esperti del Centro di ricerca Ue sono riusciti a convertire le previsioni scientifiche sullo scioglimento dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari in proiezioni economiche. In assenza di ulteriori investimenti nella protezione delle coste, si calcola che le perdite annuali, che oggi non superano i 1,25 miliardi di euro, aumenteranno fino a una soglia compresa tra i 93 e i 961 miliardi di euro. Questo margine di variabilità dipende da diversi scenari socioeconomici in cui l’uso dei combustibili fossili (che rilasciano CO2) si manterrà stabile o si ridurrà, in maniera più o meno uniforme, a livello planetario.
In funzione di questi stessi scenari, entro il 2050 e il 2100 le devastazioni eroderanno rispettivamente lo 0,06-0,09 e lo 0,29-0,86 per cento del Pil europeo, rispetto all’attuale livello medio, attestato a circa lo 0,01 per cento. Il numero annuo di persone afflitte dalle inondazioni costiere aumenterà dalle attuali 102mila a 1,52-3,65 milioni entro fine secolo (anche in questo caso in assenza di ulteriori misure di adattamento e a seconda delle differenti tendenze socioeconomiche). Tutte queste cifre sono destinate ad impennarsi ulteriormente qualora si avverasse il peggiore degli scenari delineati dai ricercatori.
La Groenlandia svolge un ruolo centrale in questa crisi eco-finanziaria. Lo scioglimento del suo manto gelato è il terzo maggior responsabile dell’innalzamento globale dei mari, posizionandosi dopo l’espansione termica delle acque e la fusione dei ghiacciai montani. La sua perdita di massa è cresciuta di sei volte dagli anni ’80, incrementando il livello dei mari di 13,7 mm dal 1972, di cui la metà solo negli ultimi 8 anni. E su uno scioglimento record nel 2019 ci scommettono ormai quasi tutti gli scienziati, primo tra tutti Jason Box, professore di glaciologia alla Commissione geologica danese-groenlandese, che l’aveva predetto già in primavera con la sua rete di monitoraggio Promice. “Le scarse nevicate dello scorso inverno hanno lasciato scoperto il ghiaccio più scuro che ha un basso livello di rifrazione e assorbe maggiori quantitativi di energia solare, innescando la fusione degli strati sottostanti”, spiega Box. Se tutto ii ghiaccio della Groenlandia si sciogliesse, i mari crescerebbero di 7 metri. Tuttavia, ciò richiederebbe millenni, anche con un aumento delle temperature di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Questa è la soglia critica che i governi si sono impegnati a non superare con la firma degli Accordi di Parigi del 2016 che, a fronte dell’apocalisse groenlandese, sembra già carta straccia.
Ambiente & Veleni
Groenlandia, scioglimento record nel 2019. E l’Europa pagherà miliardi di euro per l’innalzamento del Mediterraneo
Il Centro Comune di Ricerca, un’agenzia specializzata della Commissione europea, ha quantificato i danni ai paesi costieri del Vecchio Continente relativi allo scioglimento dell'Artico. Solo l'Italia potrebbe sborsare circa 440 milioni di euro nel 2020, quasi 10 miliardi nel 2050 e oltre 236 miliardi nel 2100
L’Artico si scioglie e ogni metro quadro di ghiaccio che diventa acqua e inondazioni ci costerà denaro. Lo dice uno studio del 2018 del Centro Comune di Ricerca, un’agenzia specializzata della Commissione europea. Pubblicato su Nature e finora passato inosservato, ora acquisisce drammatica attualità. Quest’anno la calotta della Groenlandia registrerà uno scioglimento record, battendo quello del 2012. “La conferma arriverà a fine anno”, annuncia Xavier Fettweis, ricercatore al Dipartimento di Geografia dell’Università belga di Liegi, uno dei massimi esperti di modellistica meteorologica dell’Artico. “Possiamo però già dire che dal 1 settembre 2018 al 31 agosto del 2019 la massa totale di ghiaccio si e ridotta a 67 gigatonnnellate, contro le 75 misurate nello stesso periodo di riferimento nel 2011-2012”. Ciò equivale a 1,4 mm in più di acqua in mare, il quantitativo più elevato riversato dalla Groenlandia dal 1950 ad oggi. Complice del fenomeno è stata l’eccezionale calura estiva che, partendo dall’Europa, ha colpito l’estremo Nord, accelerando la liquefazione dei ghiacci artici.
L’effetto boomerang sul lungo periodo contribuirà a infliggere danni enormi ai paesi costieri del Vecchio Continente. Il Centro Comune di Ricerca li ha quantificati. Nel peggiore degli scenari ipotizzati nell’analisi, entro la fine del secolo l’innalzamento dei mari arriverà a costare 2,5 trilioni di euro (2,5 miliardi di miliardi). Dopo Regno Unito, Francia e Norvegia, l’Italia sarà il quarto paese più danneggiato. Potremmo sborsare circa 440 milioni di euro solo nel 2020, quasi 10 miliardi nel 2050 e oltre 236 miliardi nel 2100. E il conto salato dell’innalzamento del Mediterraneo che, secondo l’ultimo studio dell’Enea, salirà di un metro entro il 2100, esponendo all’allagamento un’area estesa quanto la Liguria.
Negli stessi tre periodi inglesi, francesi e norvegesi perderanno rispettivamente fino a 1,8, 30, 594 miliardi, 0,8, 20, 485 miliardi e 0,2, 15, 244 miliardi di euro. I paesi che se la caveranno meglio sono Malta, Olanda e Bulgaria che, tutte insieme, nel 2100 arriveranno a pagare complessivamente poco più di 2 miliardi di euro. “Nel breve termine, l’innalzamento del livello dei mari sarà causato principalmente dall’espansione della massa delle acque, dovuta all’aumento globale delle temperature. Dal 2050 il contributo dello scioglimento dei ghiacci (polari e montani) diventerà relativamente più significativo”, spiega Michalis Vousdoukas, uno degli autori dello studio. “La relazione di causa-effetto tra lo scioglimento dei ghiacci e le conseguenze finanziarie è indubbia ma non lineare: un lieve aumento del livello delle acque potrebbe non avere un grande impatto, ma il suo progressivo accumulo avrà gravi conseguenze, combinandosi alle alte maree e alle avversità meteorologiche (uragani e tempeste) che diverranno sempre più frequenti”.
Gran parte delle aree costiere europee, che si estendono per più di 100mila chilometri, sono densamente popolate e ricche di infrastrutture di alto valore, e perciò finanziariamente molto vulnerabili alle alluvioni. Sulla base dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) l’Agenzia ambientale europea per ha stimato che l’innalzamento dei mari in Europa sarà simile alla media mondiale. Entro la fine del 21esimo secolo l’aumento sarà probabilmente di 0,28-0,61 o 0,52-0,98 metri rispetto al periodo 1986-2005, considerando rispettivamente un livello basso o alto di emissioni di CO2 (o gas a effetto serra) prodotte dall’uomo che contribuiscono al riscaldamento globale. Queste previsioni saranno riviste alla fine del 2019, in linea con il rapporto speciale su clima, oceani e variazione dei ghiacci che l’IPCC presenterà a fine settembre.
Gli esperti del Centro di ricerca Ue sono riusciti a convertire le previsioni scientifiche sullo scioglimento dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari in proiezioni economiche. In assenza di ulteriori investimenti nella protezione delle coste, si calcola che le perdite annuali, che oggi non superano i 1,25 miliardi di euro, aumenteranno fino a una soglia compresa tra i 93 e i 961 miliardi di euro. Questo margine di variabilità dipende da diversi scenari socioeconomici in cui l’uso dei combustibili fossili (che rilasciano CO2) si manterrà stabile o si ridurrà, in maniera più o meno uniforme, a livello planetario.
In funzione di questi stessi scenari, entro il 2050 e il 2100 le devastazioni eroderanno rispettivamente lo 0,06-0,09 e lo 0,29-0,86 per cento del Pil europeo, rispetto all’attuale livello medio, attestato a circa lo 0,01 per cento. Il numero annuo di persone afflitte dalle inondazioni costiere aumenterà dalle attuali 102mila a 1,52-3,65 milioni entro fine secolo (anche in questo caso in assenza di ulteriori misure di adattamento e a seconda delle differenti tendenze socioeconomiche). Tutte queste cifre sono destinate ad impennarsi ulteriormente qualora si avverasse il peggiore degli scenari delineati dai ricercatori.
La Groenlandia svolge un ruolo centrale in questa crisi eco-finanziaria. Lo scioglimento del suo manto gelato è il terzo maggior responsabile dell’innalzamento globale dei mari, posizionandosi dopo l’espansione termica delle acque e la fusione dei ghiacciai montani. La sua perdita di massa è cresciuta di sei volte dagli anni ’80, incrementando il livello dei mari di 13,7 mm dal 1972, di cui la metà solo negli ultimi 8 anni. E su uno scioglimento record nel 2019 ci scommettono ormai quasi tutti gli scienziati, primo tra tutti Jason Box, professore di glaciologia alla Commissione geologica danese-groenlandese, che l’aveva predetto già in primavera con la sua rete di monitoraggio Promice. “Le scarse nevicate dello scorso inverno hanno lasciato scoperto il ghiaccio più scuro che ha un basso livello di rifrazione e assorbe maggiori quantitativi di energia solare, innescando la fusione degli strati sottostanti”, spiega Box. Se tutto ii ghiaccio della Groenlandia si sciogliesse, i mari crescerebbero di 7 metri. Tuttavia, ciò richiederebbe millenni, anche con un aumento delle temperature di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Questa è la soglia critica che i governi si sono impegnati a non superare con la firma degli Accordi di Parigi del 2016 che, a fronte dell’apocalisse groenlandese, sembra già carta straccia.
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Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Chiediamo che la premier Meloni venga in aula prima del consiglio europeo di giovedì 6 marzo". Alla richiesta della presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, in aula alla Camera si sono associate anche le altre opposizioni. "E' inaccettabile che il presidente del Consiglio si sottragga al Parlamento che non è il passacarte dei decreti del governo. Siamo abituati alla sedia vuota della Meloni ma siamo ancor piu' preoccupati dell'assenza in aula. Qual è la posizione di Meloni su Europa, sulla collocazione internazionale, sulla difesa comune, sull'Ucraina, sui dazi? Meloni deve riferire al Parlamento", sottolinea Braga.
Marco Grimaldi di Avs ha chiesto anche un'informativa al ministro degli Esteri, Antonio Tajani: "Chiediamo al governo di uscire dal silenzio". E quindi Benedetto Della Vedova di Più Europa: "Noi vogliamo che la premier venga a riferire. Lo fa per i consigli europei ordinari, molto meno rilevanti. Lo faccia a maggior ragione per questo consiglio europeo straordinario che ha una straordinaria importanza. Venga a spiegare quale è la posizione che intende portare". Fabrizio Benzoni, rinnovando la richiesta a nome di Azione, osserva: "Forse la premier Meloni ha paura di confrontarsi con l'opposizione, ma anche con la sua maggioranza vista la posizione della Lega. Siamo pronti anche a bloccare i lavori pur di avere una risposta dalla presidente del Consiglio".
Infine i 5 Stelle con il capogruppo Riccardo Ricciardi: "Abbiamo chiesto le comunicazioni di Meloni e non una informativa in modo che ci sia un voto. Lo abbiamo chiesto mercoledì scorso e nel frattempo è successo di tutto: un piano da 800 miliardi di riarmo dell'Europa, i dazi di Trump e lo scontro tra Trump e Zelensky nello studio ovale e Meloni ancora non si degna di venire in Parlamento". Infine Maria Elena Boschi di Italia Viva: "Ci uniamo alla richiesta delle altre opposizioni, richiesta già avanzata all'ultima capigruppo e rinnovata con lettera il 1 marzo al presidente della Camera. Non abbiamo avuto risposte. Nelle prossime 48 ore questo Parlamento non può discutere alcun argomento più importante di quello del consiglio europeo di giovedì 6 marzo. Noi siamo pronti a convocarci, anche di notte".
(Adnkronos) - “Sono passati 20 anni da quando Nicola Calipari ha perso la vita, durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Un sacrificio che resta impresso nella memoria collettiva del Paese. Oggi sottolineiamo come Calipari rappresenti un esempio di impegno, professionalità e umanità. Un uomo che ha donato la propria vita proteggendo con il suo corpo Giuliana Sgrena. Un gesto istintivo e consapevole, che conferma il valore di un servitore dello Stato". Lo scrive su Facebook il vicepresidente di Noi moderati alla Camera Pino Bicchielli, capogruppo in commissione Difesa.
"Il dolore e la rabbia per la sua perdita -aggiunge- restano vivi, alimentati dalla mancanza di una giustizia compiuta. Troppe incongruenze e omissioni hanno segnato questa vicenda, in contrasto con la dedizione che Calipari ha sempre dimostrato. Fu un grande mediatore, capace di tessere relazioni complesse con attenzione e sensibilità. A Forte Braschi, sede a lui intitolata, il ricordo rimane vivo, così come nei tanti che scelgono di servire il Paese con la stessa dedizione. L’Italia intera conserva con orgoglio la memoria di una figura di tale rilievo umano e professionale”.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Di fronte alle minacce e alle fratture operate da Trump, alla sospensione degli aiuti militari a Kiev, armarsi fino ai denti non è la soluzione per l'Europa. Non lo sono 27 eserciti che ingrassano le industrie di armamenti. Il protagonismo dell'Europa non si recupera senza fare i conti con decenni persi senza costruirsi un’identità politica. Si assuma un'iniziativa diplomatica per la pace, una volta per tutte. Se non si cambia passo si muore". Lo ha detto intervenendo alla Camera il Vicecapogruppo di AVS alla Camera Marco Grimaldi chiedendo una informativa alla presidenza del Consiglio Meloni e al ministro degli Esteri Tajani.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - "Chiediamo la presenza in aula della presidente del Consiglio. Ieri sera l'abbiamo sentita in tv.: riflessioni interessanti ma anche confuse. Prendiamo atto che ancora una volta la premier ha scelto il video, con le domande compiacenti di qualche intervistatore, invece che venire in quest'aula". Così la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, in aula alla Camera chiedendo la presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Parlamento.
"Non intendiamo entrare nel merito delle cose dette" da Meloni e "neanche delle provocazioni: la premier ha chiesto in tv alle opposizioni cosa pensano dell'invio di truppe a Kiev senza mai aver comunicato nelle sede ufficiali le intenzioni del governo. Non basta un incontro volante con i giornalisti a margine di vertici internazionali. Rinnovo a nome del Pd la richiesta già fatta la scorsa settimana: la presidente del Consiglio venga in Parlamento".
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - “Quando la scienza entra in commissione Covid, la verità emerge in modo chiaro ed inequivocabile. Anche Nicola Petrosillo, già direttore del Dipartimento clinico e di ricerca dell'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, ha confermato che i vaccini sono stati fondamentali per contenere la diffusione del virus. Allo stesso modo, ha sottolineato come la pandemia abbia preso alla sprovvista tutto il mondo, con la conseguenza che gli interventi, compresi quelli farmacologici, avvenivano man mano che emergevano nuove evidenze scientifiche”. Così, la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli.
Milano, 4 mar. (Adnkronos) - "La grande, importante e complessa novità di quest’anno, che vogliamo lanciare al nostro mondo e ai nostri stakeholder, è l’impegno sul tema dell'educazione sentimentale. Un tema da inserire nel mondo della scuola, indispensabile per aiutare i giovani a imparare, oltre l'abc della grammatica, anche l’abc dei sentimenti e avere strumenti migliori per inserirsi in un mondo di relazione meno individuale e più collettivo. È un argomento complesso, ma ne vogliamo discutere. Le cooperative lo faranno nei territori con le associazioni, con le istituzioni, con i nostri soci. Perché solo da una consapevolezza collettiva si può anche essere più credibili e più proattivi verso le istituzioni". Così Maura Latini, presidente di Coop Italia, in occasione della presentazione della campagna 'Dire, fare, amare', a favore dell’educazione alle relazioni nella scuola, lanciata da Coop nell’ambito della quinta edizione del progetto 'Close the gap' dedicato alla parità di genere e all’inclusione.
Nel corso dell’evento, Coop ha presentato anche i risultati dell’indagine 'La scuola degli affetti' svolta in collaborazione con Nomisma e gli ultimi dati di avanzamento dell’impegno di Coop per la parità di genere e l’inclusione, come le certificazioni di genere e l’inserimento di donne vittime di violenza. In particolare, Coop ha "confermato una quota importante di donne nel gruppo dirigente e nel consiglio d'amministrazione, oltre alla formazione delle donne per ruoli di responsabilità - fa sapere la presidente Latini -. A questo si è aggiunta anche la certificazione Uni 125 sulla parità di genere. Una certificazione che ogni anno deve essere rinnovata e che per questo richiede un lavoro costante perché l'ambiente di lavoro vada nella direzione giusta - dice - A questo abbiamo aggiunto anche un impegno importante sulla formazione per l'inclusione e la parità di genere - aggiunge - con i nostri fornitori di prodotto a marchio, che su base volontaria hanno aderito, usufruendo di prodotti formativi realizzati da Oxfam e da scuola Coop".
Oltre ai risultati raggiunti, Coop si impegna per un futuro a sostegno delle donne e della parità di genere: "Il nostro impegno continuerà come ogni anno, contro la violenza di genere a sostegno di Differenza Donna, il numero 1522 e le case famiglia che nei territori accolgono le donne. Ma c'è una novità molto bella - annuncia Latini - nelle nostre cooperative i direttori del personale si stanno impegnando per inserire all'interno del mondo del lavoro donne fuoriuscite da un percorso di violenza, perché l'autonomia economica data dal lavoro è un elemento fondamentale affinché una donna che ha vissuto qualcosa di così traumatico si possa affrancare", le sue parole.
Milano, 4 mar. (Adnkronos) - Dalla survey 'La scuola degli affetti', svolta in collaborazione con Nomisma, con la quale si è indagata l’opinione delle famiglie italiane sulla necessità di inserire l’educazione alle relazioni nel percorso formativo di bambini e ragazzi, tema al centro della campagna 'Dire, fare, amare' di Coop Italia lanciata nell’ambito della quinta edizione del progetto 'Close the Gap', emerge che "le famiglie sono consapevoli dell’importanza che avrebbe l’avere corsi di educazione sessuale nelle scuole, perché è il contesto adatto. Al tempo stesso però, le famiglie sono preoccupate dal fatto che questi temi possano essere trattati con superficialità e che manchi il personale competente, in grado di trasmettere queste competenze ai ragazzi. È una giusta preoccupazione, che si supera sapendo che il personale competente è presente ed è in grado di trasmettere queste conoscenze e competenze in modo corretto". Queste le parole di Antonella Dentamaro, vice presidente di Aied nazionale - Associazione italiana per l'educazione alla demografia, in occasione della presentazione della campagna 'Dire, fare, amare'.
Oltre ai risultati dell’indagine, nel corso dell’evento Coop ha presentato anche gli ultimi dati di avanzamento dell’impegno di Coop per la parità di genere e l’inclusione, come le certificazioni di genere e l’inserimento di donne vittime di violenza: "Abbiamo, infatti, le linee guida dell'Oms, che sono state pensate e studiate da un gruppo multidisciplinare di professionisti della materia, che hanno concepito linee guida specifiche a seconda della fascia d'età. Infatti, ogni età ha le proprie competenze da acquisire - sottolinea Dentamaro - E' un protocollo sperimentato. Non si può parlare di neutralità perché niente è neutrale, ma è molto scientifico, molto sicuro e accogliente nel modo di trasmettere le competenze. Quindi, non c'è nulla da inventare: si tratta di iniziare ad avere questo percorso nel nostro sistema scolastico e in questo modo rinnovare la scuola, anche perché è una richiesta che arriva dagli stessi ragazzi, sostenuti dalle famiglie", conclude.