Al massimo era Corruzione capitale. Per la Cassazione a Roma non c’era mafia. O meglio, non era mafia quella di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. La Suprema corte ha infatti dichiarato esclusa l’associazione mafiosa nel processo “mondo di mezzo“, la maxi operazione poi ribattezzata Mafia capitale proprio per la contestazione dell’associazione di stampo mafioso a molti degli imputati. Un reato escluso dal primo grado e poi riconosciuto dalla sentenza d’appello. Adesso, però, è arrivato l’annullamento dei Supremi giudici che hanno fatto cadere anche molte delle accuse contestate a Buzzi e Carminati. Ed è un annullamento senza rinvio: i giudici della Cassazione, infatti, che con la sentenza di questa sera non hanno riconosciuto il 416 bis, riqualificando l’associazione mafiosa in associazione a delinquere semplice. Si celebrerà un nuovo processo d’Appello, ma solo per la rideterminazione della pena in relazione all’associazione a delinquere semplice contestata solo ad alcuni dei 32 imputati. Tra questi ultimi anche Buzzi e Carminati. Inoltre, per quanto riguarda Buzzi, la Cassazione lo ha assolto da due delle accuse contestategli, di turbativa d’asta e corruzione, mentre per Carminati cade anche un’accusa di intestazione fittizia di beni.
Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire il ragionamento seguito dalla corte. L’impressione è che, come aveva già stabilito la sentenza di primo grado, anche la Cassazione non ha riconosciuto i reati di mafia ma la presenza di due distinte associazioni ‘semplici’: quella di Buzzi e quella di Carminati. “Riqualificati i reati di cui ai capi 1 e 22 ai sensi dell’art. 416 codice penale e ritenuta la sussistenza di due associazioni“, si legge infatti nel dispositivo della sentenza, la Cassazione annulla le condanne “limitatamente al trattamento sanzionatorio per i reati associativi come riqualificati”.
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Raggi: “Pagina buia per la città” – La sentenza è stata emessa dai giudici della VI sezione penale, presieduta da Giorgio Fidelbo. Dopo tre giorni di udienze cominciate con la requisitoria dei tre sostituti procuratori generali Luigi Birritteri, Luigi Orsi e Mariella De Masellis, che avevano chiesto di confermare le condanne dell’Appello, e finite con le arringhe dei difensori, gli ermellini si erano ritirati in camera di consiglio venerdì scorso. In aula per la lettura della sentenza c’era anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra. “Oggi è una giornata storica per Roma. Siamo in Cassazione per attendere la sentenza su Mafia Capitale. Oggi si chiude una vicenda che ha ferito la città. Noi siamo qui, a testa alta, per tutti i cittadini onesti che insieme a noi combattono per la legalità e contro il malaffare”, ha twittato la prima cittadina della Capitale poco prima della sentenza. Completamente diverso il tenore della dichiarazione della sindaca dopo la pronuncia della decisione dei giudici: “Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale. È stata scritta una pagina molto buia della storia di questa città. Lavoriamo insieme ai romani per risorgere dalle macerie che ci hanno lasciato, seguendo un percorso di legalità e diritti. Una cosa voglio dire ai cittadini onesti: andiamo avanti a testa alta”. Esultano gli avvocati difensori: “Queste è la sconfitta del modo di fare i processi di Pignatone e del Ros di Roma”, ha detto l’avvocato Giosuè Naso, difensore di Riccardo Brugia e Massimo Carminati. “Roma è liberata dalla mafia. E’ stata scritta una pagina finalmente chiara. Credo che il tempo mi abbia dato ragione. Soprattutto questo collegio che nessuno potrà mai delegittimare. La vita di Buzzi da questo momento e cambiata, potrà guardare al suo futuro”, sono invece le parole di Alessandro Diddi, difensore di Buzzi.
“Mafia capitale esiste, era guidata da Buzzi e Carminati” – Il processo ruotava intorno al 416bis, l’articolo del codice che disciplina l’associazione a delinquere di stampo mafioso: contestato dall’accusa, era caduto in primo grado ma era stato riconosciuto dai giudici in Appello. Al vaglio dei Supremi giudici c’era la posizione di 32 imputati, tra i quali alcuni condannati in secondo grado a vario titolo per reati di mafia. La sentenza è arrivata a cinque anni dall’operazione che con due retate, il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno 2015, ha portato all’arresto rispettivamente di 37 e 44 persone. Nella sua requisitoria, il pg Birritteri ha sottolineato come il gruppo di Carminati e Buzzi avesse “tutte le caratteristiche dell’associazione mafiosa e rientri perfettamente nel paradigma del 416 bis”. L’ex terrorista nero, il ras delle cooperative e i loro collaboratori per l’accusa si muovevano “con un nuovo sistema anche con metodi criminali solitamente non violenti nei rapporti con la pubblica amministrazione perché in quel contesto bastava corrompere”. Usavano la violenza quando era necessario e grazie alla corruzione gestivano il potere politico con fini criminali, sostieneva sempre la pubblica accusa. Per questo motivo il pg aveva chiesto la conferma di tutte le condanne, tranne quella del benzinaio di Corso Francia Roberto Lacopo, condannato a 8 anni in appello, per il quale era stato chiesto un nuovo processo. Per l’ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, condannato in appello a 8 anni e 7 mesi, la procura generale ha chiesto la conferma della pena ma con riqualificazione del reato: da concorso esterno alla partecipazione piena all’associazione mafiosa. Che però per la Suprema corte a Roma non esisteva.
Il mondo di mezzo – La sentenza di oggi mette la parola fine a quella che è probabilmente l’inchiesta principale della procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone. Con l’operazione Mondo di Mezzo gli investigatori aveva ricostruito un’organizzazione criminale attiva negli ultimi anni nella capitale : un gruppo di personaggi con un passato da Romanzo criminale e un presente nei palazzi che contano, capace di infiltrarsi e fare business nella gestione dei centri accoglienza per immigrati e dei campi nomadi, di finanziare cene e campagne elettorali con una filosofia ben precisa. “È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stanno, come si dice, i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo. E allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano… come è possibile… che ne so… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi”, teorizzava Massimo Carminati. Un’intercettazione che diede il nome alle indagini degli investigatori.
L’ex nero e il re delle coop – Ex terrorista di estrema destra con i
Nar, noto per i suoi rapporti con la
Banda della Magliana, il
Cecato aveva fatto parlare di sé per l’ultima volta nell’estate del 1999 ai tempi del maxi furto al caveau della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. Poi nel 2014 era tornato sulle prime magine di tutti i giornali, quando era finito in cima alla lista delle persone arrestate su richiesta della
procura guidata da Pignatone, già al vertice degli uffici inquirenti a Palermo e Reggio Calabria. Con lui, al vertice dell’organizzazione criminale attiva a Roma, gli inquirenti indicavano Buzzi, già condannato per omicidio, poi graziato e diventato il ras delle cooperative rosse che facevano affari con gli enti pubblici. In Appello Carminati aveva incassato una condanna per mafia ma anche uno sconto di pena: per lui la pena è scesa da 20 anni a
14 anni e sei mesi. Per
Buzzi la condanna in secondo grado era passata da 19 anni a
18 e 4 mesi. La riduzione della pena era arrivata dall’esclusione del riconoscimento della
continuazione interna per gli episodi di corruzione. Adesso Buzzi e Carminati, insieme ad altri 15 imputati, saranno nuovamente processati in appello: il processo, però, servirà solo ricalcolare l’entità delle condanne e non il reato.
La storia del Maxiprocesso – In attesa delle motivazioni degli ermellini, si può ipotizzare che la Suprema corte abbia seguito lo schema dei giudici della corte d’Assise. Secondo i giudici del primo grado a Roma c’erano“due diversi gruppi criminali“, uno che faceva capo a Buzzi e un altro a Carminati, ma nessuna mafia,. Una forma di criminalità organizzata né “autonoma” né “derivata” perché di fatto, secondo i giudici, era assente quella violenza, quella intimidazione che caratterizza le organizzazioni criminali punite con l’articolo 416 bis. E né la corruzione, per quanto pervasiva, sistematica e capace di arrivare fino al cuore della politica, poteva essere considerata alla stregua della forza intimidatrice tipica delle mafie. L’appello aveva ribaltato quella sentenza. Ora arriva la Cassazione: non era mafia Capitale. Solo corruzione.
Giustizia & Impunità
Mondo di mezzo, per la Cassazione a Roma non era “mafia Capitale”: annullata la sentenza d’Appello per Buzzi e Carminati
La sentenza emessa dai giudici della VI sezione penale fa svanire le accuse di mafiosità per l'ex terrorista nero, il ras delle cooperative rosse e altri imputati. I giudici non hanno riconosciuto il 416 bis, rinviando in secondo grado solo per la rideterminazione della pena in relazione all’associazione a delinquere semplice. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire il ragionamento seguito dalla corte. L'impressione è che, come aveva già stabilito la sentenza di primo grado, anche la Suprema corte abbia riconosciuto solo la presenza di due distinte associazioni 'semplici'
Al massimo era Corruzione capitale. Per la Cassazione a Roma non c’era mafia. O meglio, non era mafia quella di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. La Suprema corte ha infatti dichiarato esclusa l’associazione mafiosa nel processo “mondo di mezzo“, la maxi operazione poi ribattezzata Mafia capitale proprio per la contestazione dell’associazione di stampo mafioso a molti degli imputati. Un reato escluso dal primo grado e poi riconosciuto dalla sentenza d’appello. Adesso, però, è arrivato l’annullamento dei Supremi giudici che hanno fatto cadere anche molte delle accuse contestate a Buzzi e Carminati. Ed è un annullamento senza rinvio: i giudici della Cassazione, infatti, che con la sentenza di questa sera non hanno riconosciuto il 416 bis, riqualificando l’associazione mafiosa in associazione a delinquere semplice. Si celebrerà un nuovo processo d’Appello, ma solo per la rideterminazione della pena in relazione all’associazione a delinquere semplice contestata solo ad alcuni dei 32 imputati. Tra questi ultimi anche Buzzi e Carminati. Inoltre, per quanto riguarda Buzzi, la Cassazione lo ha assolto da due delle accuse contestategli, di turbativa d’asta e corruzione, mentre per Carminati cade anche un’accusa di intestazione fittizia di beni.
Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire il ragionamento seguito dalla corte. L’impressione è che, come aveva già stabilito la sentenza di primo grado, anche la Cassazione non ha riconosciuto i reati di mafia ma la presenza di due distinte associazioni ‘semplici’: quella di Buzzi e quella di Carminati. “Riqualificati i reati di cui ai capi 1 e 22 ai sensi dell’art. 416 codice penale e ritenuta la sussistenza di due associazioni“, si legge infatti nel dispositivo della sentenza, la Cassazione annulla le condanne “limitatamente al trattamento sanzionatorio per i reati associativi come riqualificati”.
Raggi: “Pagina buia per la città” – La sentenza è stata emessa dai giudici della VI sezione penale, presieduta da Giorgio Fidelbo. Dopo tre giorni di udienze cominciate con la requisitoria dei tre sostituti procuratori generali Luigi Birritteri, Luigi Orsi e Mariella De Masellis, che avevano chiesto di confermare le condanne dell’Appello, e finite con le arringhe dei difensori, gli ermellini si erano ritirati in camera di consiglio venerdì scorso. In aula per la lettura della sentenza c’era anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra. “Oggi è una giornata storica per Roma. Siamo in Cassazione per attendere la sentenza su Mafia Capitale. Oggi si chiude una vicenda che ha ferito la città. Noi siamo qui, a testa alta, per tutti i cittadini onesti che insieme a noi combattono per la legalità e contro il malaffare”, ha twittato la prima cittadina della Capitale poco prima della sentenza. Completamente diverso il tenore della dichiarazione della sindaca dopo la pronuncia della decisione dei giudici: “Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale. È stata scritta una pagina molto buia della storia di questa città. Lavoriamo insieme ai romani per risorgere dalle macerie che ci hanno lasciato, seguendo un percorso di legalità e diritti. Una cosa voglio dire ai cittadini onesti: andiamo avanti a testa alta”. Esultano gli avvocati difensori: “Queste è la sconfitta del modo di fare i processi di Pignatone e del Ros di Roma”, ha detto l’avvocato Giosuè Naso, difensore di Riccardo Brugia e Massimo Carminati. “Roma è liberata dalla mafia. E’ stata scritta una pagina finalmente chiara. Credo che il tempo mi abbia dato ragione. Soprattutto questo collegio che nessuno potrà mai delegittimare. La vita di Buzzi da questo momento e cambiata, potrà guardare al suo futuro”, sono invece le parole di Alessandro Diddi, difensore di Buzzi.
“Mafia capitale esiste, era guidata da Buzzi e Carminati” – Il processo ruotava intorno al 416bis, l’articolo del codice che disciplina l’associazione a delinquere di stampo mafioso: contestato dall’accusa, era caduto in primo grado ma era stato riconosciuto dai giudici in Appello. Al vaglio dei Supremi giudici c’era la posizione di 32 imputati, tra i quali alcuni condannati in secondo grado a vario titolo per reati di mafia. La sentenza è arrivata a cinque anni dall’operazione che con due retate, il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno 2015, ha portato all’arresto rispettivamente di 37 e 44 persone. Nella sua requisitoria, il pg Birritteri ha sottolineato come il gruppo di Carminati e Buzzi avesse “tutte le caratteristiche dell’associazione mafiosa e rientri perfettamente nel paradigma del 416 bis”. L’ex terrorista nero, il ras delle cooperative e i loro collaboratori per l’accusa si muovevano “con un nuovo sistema anche con metodi criminali solitamente non violenti nei rapporti con la pubblica amministrazione perché in quel contesto bastava corrompere”. Usavano la violenza quando era necessario e grazie alla corruzione gestivano il potere politico con fini criminali, sostieneva sempre la pubblica accusa. Per questo motivo il pg aveva chiesto la conferma di tutte le condanne, tranne quella del benzinaio di Corso Francia Roberto Lacopo, condannato a 8 anni in appello, per il quale era stato chiesto un nuovo processo. Per l’ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, condannato in appello a 8 anni e 7 mesi, la procura generale ha chiesto la conferma della pena ma con riqualificazione del reato: da concorso esterno alla partecipazione piena all’associazione mafiosa. Che però per la Suprema corte a Roma non esisteva.
Il mondo di mezzo – La sentenza di oggi mette la parola fine a quella che è probabilmente l’inchiesta principale della procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone. Con l’operazione Mondo di Mezzo gli investigatori aveva ricostruito un’organizzazione criminale attiva negli ultimi anni nella capitale : un gruppo di personaggi con un passato da Romanzo criminale e un presente nei palazzi che contano, capace di infiltrarsi e fare business nella gestione dei centri accoglienza per immigrati e dei campi nomadi, di finanziare cene e campagne elettorali con una filosofia ben precisa. “È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stanno, come si dice, i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo. E allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano… come è possibile… che ne so… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi”, teorizzava Massimo Carminati. Un’intercettazione che diede il nome alle indagini degli investigatori.
La storia del Maxiprocesso – In attesa delle motivazioni degli ermellini, si può ipotizzare che la Suprema corte abbia seguito lo schema dei giudici della corte d’Assise. Secondo i giudici del primo grado a Roma c’erano“due diversi gruppi criminali“, uno che faceva capo a Buzzi e un altro a Carminati, ma nessuna mafia,. Una forma di criminalità organizzata né “autonoma” né “derivata” perché di fatto, secondo i giudici, era assente quella violenza, quella intimidazione che caratterizza le organizzazioni criminali punite con l’articolo 416 bis. E né la corruzione, per quanto pervasiva, sistematica e capace di arrivare fino al cuore della politica, poteva essere considerata alla stregua della forza intimidatrice tipica delle mafie. L’appello aveva ribaltato quella sentenza. Ora arriva la Cassazione: non era mafia Capitale. Solo corruzione.
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Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Il governo Meloni si fa smentire un’altra volta: prometteva una riforma fiscale senza aumentare le tasse e invece la pressione fiscale sale al 42,6%. Un quadro allarmante, l'economia stenta e il governo Meloni continua a confermarsi inadeguato per il Paese". Lo scrive Alessandro Zan del Pd sui social.
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "I numeri non sono né di destra né di sinistra. Nel 2024 la pressione fiscale è salita al 42,6% e la crescita si è fermata a un misero 0,7%, smentendo le previsioni del governo e del ministro Giorgetti. Meloni aveva promesso meno tasse e invece la pressione fiscale è aumentata. Le persone hanno meno soldi in tasca, bollette più care, rincari. E come se non bastasse il governo taglia sulla sanità pubblica e sui trasferimenti agli enti locali, mettendoli in grande difficoltà. Bisogna fare in fretta a costruire l’alternativa". Lo scrive Stefano Bonaccini sui social.
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - La data non è stata ancora ufficializzata ma l'ipotesi è quella dell'11 maggio per le amministrative di primavera. Una tornata che interessa complessivamente oltre 400 comuni. Di questi nove sono capoluogo: Aosta, Bolzano, Genova, Matera, Nuoro, Pordenone, Ravenna, Taranto e Trento. Le regioni autonome hanno già fissato le loro date: a settembre per Aosta e il 4 maggio per le province di Trento e Bolzano.
GENOVA - A Genova la sfida di maggiore impatto nazionale. Una sfida apertissima e che ha il sapore di una possibile 'rivincita' per il centrosinistra dopo le regionali ad ottobre scorso quando Marco Bucci ha battuto, per qualche migliaio di voti, Andrea Orlando confermando la guida della regione Liguria al centrodestra. Gli sfidanti sono il vicesindaco e assessore al Bilancio a Genova, Pietro Picciocchi, per il centrodestra e Silvia Salis per il centrosinistra. Piciocchi, classe ’77, avvocato, sei figli e due in affido, è stato l'uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci: la sua candidatura è sostenuta da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. Il centrosinistra al gran completo ha raggiunto l'accordo su Salis, dopo alcune settimane di tensioni interne, soprattutto al Pd. Alla fine i dem hanno optato, anche grazie al lavoro di composizione messo in campo da Orlando, per una candidata civica. Salis, ex-atleta, è vicepresidente vicaria del Coni ed è sposata con il regista cinematografico Fausto Brizzi.
TRENTO E BOLZANO - A Trento il centrosinistra ricandida il sindaco uscente, Franco Ianeselli. Mentre per il centrodestra c'è il nome di Ilaria Goio, messo sul tavolo da Fratelli d'Italia, che deve essere condiviso dagli alleati. Claudio Corrarati, attuale presidente regionale di Cna, è invece il nome a cui pensa la coalizione come primo cittadino di Bolzano (sostenuto da Fdi, Civica per Bolzano, Forza Italia e Lega). In pole per Matera ci sarebbe Piergiorgio Quarto, segretario regionale di Fratelli d'Italia, già presidente della Coldiretti Basilicata ed ex consigliere regionale. Sul versante centrosinistra a Bolzano il candidato sindaco è Juri Andriollo, 49 anni, assessore comunale Pd dell'attuale giunta guidata dal sindaco Renzo Caramaschi. Andriollo è sostenuto da Pd, Verdi, Socialisti e Sinistra Italiana mentre M5S resta fuori dalla coalizione.
PORDENONE - A Pordenone si va al voto dopo le dimissioni del sindaco Alessandro Ciriani, eletto a giugno in Europa. Il centrodestra è unito su Alessandro Basso, esponente di Fdi mentre Nicola Conficoni del Pd, consigliere regionale in carica ed ex assessore all’ambiente a Pordenone, è il candidato del centrosinistra. In corsa anche i civici Marco Salvador e Anna Ciriani.
RAVENNA - Finita l'era Michele De Pascale, eletto presidente della Regione Emilia Romagna, a Ravenna sarà Alessandro Barattoni, 41 anni, segretario provinciale del Pd, a raccogliere il testimone sostenuto da una coalizione ampia di centrosinistra. Il centrodestra invece è ancora alla ricerca di una intesa: se Fdi e Fi puntano su Nicola Grandi, la Lega insiste ancora su Alvaro Ancisi, forte anche di una sua lista civica.
NUORO - A Nuoro il centrosinistra ha trovato la quadra nei giorni scorsi su Emiliano Fenu: il deputato e già senatore del Movimento 5 Stelle sarà il candidato sindaco di un'ampia coalizione. Nel centrodestra invece la partita è a due al momento: i papabili sarebbero Gianni Pittorra, presidente della Nuorese Calcio, e Giuseppe Luigi Cucca, considerato una figura di garanzia per una alleanza civica più ampia.
TARANTO - Tempi strettissimi a Taranto per il rinnovo dell'amministrazione comunale dopo che il consiglio comunale ha sfiduciato nei giorni scorsi il sindaco Rinaldo Melucci. Nel centrodestra il dossier è stato appena aperto e si stanno facendo le prime valutazioni anche per capire come muoversi e verificare le condizioni politiche per correre unito. Partita aperta anche nel centrosinistra sebbene nelle ultime ore starebbe crescendo il pressing sul senatore e vicepresidente del MoVimento 5 Stelle, Mario Turco.
AOSTA - Il centrodestra avrebbe raggiunto un'intesa di massima sul profilo del candidato per sfidare Gianni Nuti, sindaco uscente al primo mandato. Sul voto, previsto per settembre, con il rinnovo anche il consiglio regionale, le forze di maggioranza tengono però nascosti i nomi della rosa condivisa, anche perché non mancherebbe qualche tensione, soprattutto tra Fdi e Fi.
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Le piazze pro-Putin convocate da Salvini per il prossimo weekend sono oscene. A questo punto, un chiarimento da parte della premier Meloni non è più rinviabile, perché parliamo di linee di politica estera diverse in un momento esistenziale anche per l’Italia. Il parlamento italiano e l’opinione pubblica italiana hanno il diritto di conoscere qual è la posizione e la linea di politica estera che il governo Meloni porta avanti”. Lo ha detto il segretario di +Europa, Riccardo Magi, a Tagadà su La7.
“Tajani e Salvini, i due vicepremier, dicono cose non solo diverse ma addirittura opposte sulla pace in Ucraina. A Salvini sta bene la pace di Putin: a lui va bene che venga invaso un Paese che non ha le capacità militari per difendersi e ritiene giusto che la Russia si pappi l’Ucraina. Vista che questa è anche la posizione di Trump e visto che con questa amministrazione gli Usa sono vernuti meno al ruolo di garante della sicurezza dell’Europa, il governo italiano vuole o no che ci sia una integrazione politica europea e che si recuperino gli anni di ritardo su politica estera e di difesa? Nessuno lo sa, nessuno lo ha capito”, ha concluso Magi.
Roma, 3 mar. (Adnkronos) - "Giorgetti è tutto contento perché lui lo aveva previsto che l’Italia sarebbe cresciuta meno. E quindi oggi lo 0,7% nel 2024 - per il governo doveva essere l’1% - gli sembra un grande risultato. Non la pensano così gli italiani visto che sempre l’Istat certifica anche l’aumento della pressione fiscale salita al 42,6%. E visto che poco si è fatto per l’aumento delle bollette e niente si è fatto di fronte alle numerose aziende in difficoltà: più di 126 mila addetti coinvolti da crisi aziendali. Quei numeri che Giorgetti non vuole vedere, ma dietro ci sono persone e famiglie". Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
(Adnkronos) - HONOR, nel corso della conferenza globale di Barcellona al MWC25, ha presentato l'HONOR Pad V9. Il nuovo dispositivo si presenta per il suo design ultrasottile, disponibile nei colori bianco e grigio, di appena 6,1mm e un peso leggero di 475g. Oltre al sofisticato design a doppio anello che incornicia la fotocamera posteriore, questo tablet introduce per la prima volta nel settore il processo di nano-topografia NIL sulla cover posteriore, garantendo una superficie del display sempre pulita e resistente a sporco, impronte digitali e macchie. Questa tecnologia avanzata crea una microstruttura superficiale che disperde le forze d'impatto, aumentando la resistenza all'usura quotidiana. Certificato SGS Gold Five-star Whole Machine High-strength, HONOR Pad V9 può resistere ad una flessione di 100 N/mm.
HONOR Pad V9 dispone di un display da 11,5 pollici che supporta una risoluzione 2,8K e una frequenza di aggiornamento di 144Hz, la cui combinazione garantisce un'esperienza visiva immersiva con immagini fluide, nitide e dettagliate. Inoltre la tecnologia avanzata HONOR Eye Comfort riduce l'emissione di luce blu e stimola una luminosità naturale che protegge gli occhi dall'affaticamento, rendendo il tablet ideale per lunghe sessioni di utilizzo.
Il nuovo tablet HONOR è equipaggiato con il MagicOS 9.0, che offre un'ampia gamma di funzionalità AI progettate per migliorare l'efficienza degli utenti. Questo sistema operativo facilita un multitasking fluido e una gestione intelligente delle attività, permettendo agli utenti di navigare tra le applicazioni con facilità e precisione. Strumenti come HONOR Notes migliorano ulteriormente la produttività, offrendo funzioni avanzate come il riconoscimento delle formule e la conversione da voce a testo.
Disponibilità e Prezzi
Il HONOR Pad V9 è disponibile per l'acquisto a partire da 699,00 €, rendendolo accessibile per chi cerca un tablet di alta qualità a un prezzo competitivo.
(Adnkronos) - Il colosso della tecnologia HONOR ha fatto una mossa significativa nel settore degli smartphone annunciando che fornirà sette anni di aggiornamenti del sistema operativo Android e di sicurezza per la sua serie di punta, HONOR Magic, iniziando dall'Unione Europea. Questo annuncio, parte integrante del HONOR ALPHA PLAN, segna un impegno importante verso la sostenibilità e la sicurezza del cliente, posizionando HONOR tra i primi tre marchi globali a offrire un supporto così esteso.
HONOR non solo si impegna a mantenere i dispositivi aggiornati con le ultime funzionalità e protezioni di sicurezza ma promuove anche una maggiore longevità dei dispositivi, riducendo i rifiuti elettronici e allineandosi agli standard di sostenibilità ambientale. La serie HONOR Magic, notoriamente conosciuta per le sue avanzate capacità AI e prestazioni elevate, beneficerà enormemente di questa estensione, garantendo agli utenti un'esperienza all'avanguardia per un periodo più lungo.
L'HONOR ALPHA PLAN, annunciato come una strategia trasformativa per l'azienda, intende spostare il focus di HONOR dalla produzione di smartphone a leader globale nell'ecosistema dei dispositivi AI. Il piano è strutturato in tre fasi e mira a creare un mondo più intelligente, invitando l'intero settore a collaborare in un ecosistema aperto e orientato alla condivisione del valore. Questo impegno di HONOR non solo migliorerà la sicurezza e le prestazioni dei dispositivi ma si propone anche di massimizzare il potenziale umano a beneficio di tutti.
"HONOR ALPHA PLAN pone una forte enfasi su un approccio incentrato sul consumatore per i nostri prodotti futuri. Il nostro obiettivo è fornire dispositivi e servizi che soddisfino e superino le aspettative dei consumatori, oggi e in futuro. Per questo motivo, HONOR ha deciso di offrire sette anni di aggiornamenti del sistema operativo Android e di sicurezza alla serie HONOR Magic, inclusi il nostro smartphone di punta e il nostro smartphone pieghevole. Questo impegno inizia con HONOR Magic7 Pro e siamo entusiasti di metterlo a disposizione dei nostri clienti”, ha dichiarato James Li, CEO di HONOR.
Gli utenti del HONOR Magic7 Pro nell'UE saranno i primi a godere di questi aggiornamenti estesi. In futuro, questo supporto sarà esteso ad altri modelli di punta dell'azienda, inclusi i dispositivi pieghevoli, garantendo che un numero maggiore di consumatori possa beneficiare delle ultime innovazioni tecnologiche e mantenere i loro dispositivi protetti contro le minacce emergenti per un periodo prolungato.