Cronaca

Roma, la Corte dei Conti indaga sul manager M5s Brinchi che si è alzato lo stipendio di quasi 30mila euro all’anno

Aperto un fascicolo nei confronti del presidente dell’Agenzia Roma Servizi per la Mobilità. Assunto nel 2010 come quadro, aveva mantenuto lo stesso stipendio anche da presidente del cda, fino a una delibera del dicembre 2018. Una fonte del Campidoglio al Fatto.it. "C’è stata sicuramente buona fede". Brinchi ribadisce: "Disponibile a rinunciare all'aumento"

Il manager pentastellato si alza lo stipendio di quasi 30mila euro l’anno e finisce nel mirino della Corte dei Conti. I magistrati contabili del Lazio hanno aperto un fascicolo nei confronti di Stefano Brinchi, presidente dell’Agenzia Roma Servizi per la Mobilità, la società capitolina che si occupa di organizzare i trasporti in città e che, nei programmi dell’attuale amministrazione, dovrebbe raccogliere una parte dei compiti oggi affidati a Roma Metropolitane, azienda che il Campidoglio ha appena messo in liquidazione. E proprio il segretariato generale del Comune di Roma ha chiesto ai pm di via Baiamonti di verificare la regolarità dell’operato di Brinchi: “C’è stata sicuramente buona fede, ma è probabile che la delibera non sia regolare”, confida a ilfattoquotidiano.it una fonte qualificata del Campidoglio.

La vicenda è stata sollevata dal quotidiano Il Tempo alla fine di settembre. Brinchi, assunto nel 2010 come quadro, con l’arrivo della giunta pentastellata in Campidoglio – aveva già collaborato a lungo con il gruppo d’opposizione fra il 2013 e il 2015 – si è ritrovato, a marzo 2018, ad essere nominato presidente del cda dell’Agenzia, con uno stipendio di 69mila euro più 9mila euro di premi di produzione. Che, va specificato, è lo stesso che percepiva da quadro. Il 21 dicembre 2018 arriva la tanto discussa delibera 33, approvata dallo stesso consiglio d’amministrazione: gli emolumenti di Brinchi passano a 96mila euro, più 12mila di premi. Per quale motivo? La giustificazione dell’azienda parte dalla nuova macrostruttura, che prevede la creazione di 7 direzioni, di cui 5 assegnate agli altrettanti dirigenti presenti in azienda e le altre 2 ad interim proprio al presidente. Fra queste c’è la Direzione trasporto pubblico, che permette a Brinchi di passare da quadro di IV fascia a quadro di V fascia. Uno scatto di carriera autodeterminato che gli consente di ottenere un incremento in busta paga. Secondo il cda il salto è “ragionevole e fondato presupposto per derogare a quanto previsto”.

La questione ha creato più di un imbarazzo in Campidoglio, anche perché Brinchi è un giovane manager (44 anni) molto stimato dai pentastellati capitolini, che sta seguendo personalmente alcuni progetti su cui si puntano molto a Palazzo Senatorio, come la realizzazione delle corsie preferenziali, delle ciclabili e la razionalizzazione del trasporto su gomma. Oltre, naturalmente, a tutta la parte del bikesharing, carsharing e scootersharing, altro cavallo di battaglia del M5s a Roma, e al Pums, il piano urbano della mobilità sostenibile, dove si immagina la mobilità cittadina nei prossimi 10 anni e che è determinante per il buon andamento dell’iter dello stadio dell’As Roma. In una recente commissione trasparenza, Brinchi ha ribadito di essere “disponibile, in qualsiasi momento, a rinunciare sia all’indennità di funzione sia all’incremento da parametro contrattuale”. In ballo c’è anche il bilancio di Agenzia Rsm: quello del 2018 non è ancora stato approvato dal Campidoglio e la sua bozza prevede un passivo pari a circa 4 milioni di euro.