Cronaca

Sinodo sull’Amazzonia, due rivoluzioni al vaglio dei vescovi: gli uomini sposati ordinati preti e un ministero per le donne

Al momento la spaccatura tra i padri sinodali sembra essere abbastanza netta. C’è da sottolineare, però, che il Sinodo è soltanto consultivo e non deliberativo: qualunque sarà la decisione, la parola finale passerà a Bergoglio, che ha voluto convocare l'assise per rispondere alle esigenze delle comunità locali della grande regione sudamericana

Preti sposati e donne diacono. Il 26 ottobre 2019 i quasi duecento padri sinodali che partecipano al Sinodo speciale dei vescovi sull’Amazzonia dovranno votare il documento finale. Come sempre i voti saranno dati paragrafo per paragrafo e per l’approvazione saranno necessari almeno i due terzi dei placet. L’attesa maggiore è per il momento in cui i vescovi dovranno votare il testo sui viri probati, ovvero uomini sposati che vengono ordinati preti senza lasciare la loro famiglia. Ma anche la proposta di un ministero per le donne. Al momento la spaccatura tra i padri sinodali sembra essere abbastanza netta. C’è da sottolineare, però, che il Sinodo è soltanto consultivo e non deliberativo. Così lo volle San Paolo VI che lo istituì dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Qualunque sarà la decisione dei padri sinodali, la parola finale passerà a Bergoglio.

Il cardinale Claudio Hummes, nominato da Francesco relatore generale del Sinodo sull’Amazzonia, nella relazione introduttiva del dibattito ha sottolineato il problema della “carenza di presbiteri al servizio delle comunità locali sul territorio, con la conseguente mancanza della Eucaristia, almeno domenicale, e di altri sacramenti. Mancano anche preti incaricati, questo significa una pastorale fatta di visite sporadiche anziché di un’adeguata pastorale con presenza quotidiana. Ebbene, la Chiesa vive dell’Eucaristia e l’Eucaristia edifica la Chiesa (San Giovanni Paolo II). La partecipazione nella celebrazione dell’Eucaristia, almeno la domenica, è fondamentale per lo sviluppo progressivo e pieno delle comunità cristiane e per la vera esperienza della parola di Dio nella vita delle persone”.

“Sarà necessario – ha aggiunto il porporato – definire nuovi cammini per il futuro. Nella fase di ascolto, le comunità indigene hanno chiesto che, pur confermando il grande valore del carisma del celibato nella Chiesa, di fronte all’impellente necessità della maggior parte delle comunità cattoliche in Amazzonia, si apra la strada all’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati residenti nelle comunità. Al tempo stesso, di fronte al gran numero di donne che oggi dirigono le comunità in Amazzonia, si riconosca questo servizio e si cerchi di consolidarlo con un ministero adatto alle donne dirigenti di comunità”. Parole che hanno ovviamente suscitato diverse reazioni. C’è chi propone di rimandare il problema a un Sinodo sul tema del celibato sacerdotale e anche a uno “dedicato all’identità e al servizio delle donne nella Chiesa in cui le donne abbiano voce e voto”. “Alcuni padri sinodali – si legge in uno dei documenti di lavoro – chiedono che in comunità cristiane con un cammino di fede consolidato siano ordinate persone mature, rispettate e riconosciute, di preferenza indigene, celibi o con una famiglia costituita e stabile… Altri padri sinodali considerano che la proposta concerne tutti i continenti, potrebbe ridurre il valore del celibato, o far perdere lo slancio missionario a servizio delle comunità più distanti. Ritengono che, in virtù del principio teologico di sinodalità, il tema dovrebbe essere sottoposto all’opinione di tutta la Chiesa e suggeriscono, pertanto, un Sinodo universale a riguardo”. Alcuni vescovi hanno proposto “di intraprendere la via di un proprio ‘rito amazzonico’ che permetta di sviluppare sotto l’aspetto spirituale, teologico, liturgico e disciplinare la ricchezza singolare della Chiesa cattolica in Amazzonia”.

Ma c’è chi, invece, vuole arrivare già in questo Sinodo a una decisione definitiva: “Chiediamo al Santo Padre di ammettere nella regione panamazzonica, uomini al ministero sacerdotale e donne al diaconato, preferibilmente indigeni, rispettati e riconosciuti dalla loro comunità, anche se hanno già una famiglia costituita e stabile”. Secondo altri padri sinodali “dal momento che il Concilio Vaticano II ha restaurato il diaconato permanente per gli uomini, perché è buono e utile per la Chiesa, crediamo che lo stesso argomento valga per la creazione del diaconato per le donne nella Chiesa in Amazzonia”. C’è chi sottolinea che “data la tradizione della Chiesa, è possibile riconoscere l’accesso delle donne ai ministeri istituiti del lettorato e dell’accolito, nonché al diaconato permanente”. E chi aggiunge: “Dobbiamo urgentemente conferire equamente ministeri per uomini e donne come diaconi permanenti”.

Twitter: @FrancescoGrana