In un astuccio portapenne veniva nascosta la droga che poi veniva spacciata da un ragazzino davanti agli istituti
In un astuccio portapenne veniva nascosta la droga che poi veniva spacciata da un ragazzino davanti alle scuole di Crotone. L’utilizzo di un sedicenne è tra gli aspetti più importanti dell’operazione “Acquamala” dei carabinieri che stamattina hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere e 3 ai domiciliari) nei confronti di un’organizzazione di spacciatori che operava nel quartiere rom “Acquabona”. Le porte del carcere si sono spalancate per Antonio Bevilacqua, Antonio Manetta, Cosimo Manetta, Nicola Manetta, Roberto Manetta, Mario Mannolo, Cosimo Passalacqua, Alessandro Perini, Filippo Raso, Maurizio Sabato. Mentre ai domiciliari sono finiti Giovanni Passalacqua detto “Gigliotti”, Piero Ranieri e Antonio Scerbo. Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il gip ha disposto anche cinque obblighi di dimora mentre complessivamente sono 57 gli indagati dal procuratore Nicola Gratteri che ha disposto anche 39 decreti di perquisizione domiciliare.
Oltre ai singoli episodi di spaccio, l’accusa più pesante è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e psicotrope del tipo cocaina, marijuana ed hashish. Il promotore dell’organizzazione era Cosimo Manetta che si serviva del figlio Nicola e degli altri associati per gestire una rete di distributori nel quartiere rom di Crotone. Manetta, secondo gli inquirenti, si interfacciava anche con i referenti di altri spacciatori nei territori di Crotone e Catanzaro. Nel capoluogo di regione, il promotore era Cosimino Abbruzzese. La droga, invece, arrivava dalla provincia di Reggio Calabria e precisamente a Taurianova dove l’arrestato Filippo Raso, nel 2016, è riuscito a rifornire gli zingari con due chili di cocaina per 120mila euro. Un’unica “transazione” che i carabinieri sono riusciti a ricostruire grazie alle intercettazioni telefoniche dalle quali erano emersi dei problemi tra il gruppo crotonese e quello di Raso.
Stando all’inchiesta la droga veniva venduta davanti al liceo scientifico “Filolao”. È lì che, il giorno dopo l’arresto del padre (che non è nell’elenco degli arrestati, ndr), le telecamere dei carabinieri hanno scoperto che il figlio minorenne aveva preso il suo posto. Nel maggio 2016, infatti, gli investigatori avevano notato l’arrivo di un’auto a cui si è avvicinato il minore che, dopo aver scambiato alcune parole con il cliente, spariva dalla visuale della telecamera per poi di comparire in compagnia del fratello e consegnare un involucro con dentro la dose di cocaina. Secondo il gip, l’operazione “Acquamala” riguarda “un’associazione radicata in un contesto criminale solido, che permeava un intero quartiere della città di Crotone”.
I carabinieri hanno trovato pure il “libro mastro” su cui gli indagati annotavano i rapporti di credito o debito dell’organizzazione con i fornitori e con gli acquirenti delle sostanze stupefacenti. Anche questo ha consentito alla Dda di Catanzaro di ricostruire gli assetti organizzativi del gruppo di trafficanti che facevano capo ai Manetta. Questi ultimi, oltre che con gli Abbruzzese di Catanzaro e i Raso di Taurianova, avevano rapporti con la famiglia Mannolo di Cutro e gli Scerbo-Tarasi di Isola Capo Rizzuto. Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati 330 grammi di cocaina, un chilo e 300 grammi di hashish, 215 grammi di marijuana e 26 grammi di eroina. Durante il blitz sono state trovate anche due pistole e una mitragliatrice.