"E' ancora pendente il verdetto del tribunale sul piano di concordato", scrivono i rappresentanti sindacali, che chiedono alle istituzioni di attivarsi "per cercare di riportare l'editore e l’azienda sul terreno della ragionevolezza"
Askanews, l’agenzia di stampa che fa capo al presidente della Bnl Luigi Abete, ha comunicato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 23 giornalisti, pari a un terzo della redazione. “Con una forzatura inspiegabile, mentre era in corso un confronto con la rappresentanza sindacale interna, l’azienda ha comunicato oggi l’apertura della procedura”, riferisce il comitato di redazione di Askanews, in un comunicato. “E questo quando ancora è pendente il verdetto del tribunale sul piano di concordato presentato dalla stessa azienda. Per l’ennesima volta, quindi, l’editore Luigi Abete decide di scaricare sui lavoratori il peso di difficoltà economiche e di scelte gestionali discutibili e oggi, dopo anni di cassa integrazione, ha deciso di mandare a casa un terzo della redazione”.
“Il Cdr di Askanews denuncia l’atteggiamento irresponsabile dell’azienda e insieme ai giornalisti metterà in campo tutte le iniziative necessarie a contrastare i licenziamenti. Allo stesso tempo chiede che tutte le istituzioni politiche ed economiche si attivino per cercare di riportare Abete e l’azienda sul terreno della ragionevolezza, per trovare gli strumenti che consentano di superare questa ennesima fase di crisi senza fare “macelleria sociale”.
Ai giornalisti di Askanews è arrivata la solidarietà tra gli altri dei segretari generali della Cisl Annamaria Furlan, della Cgil Maurizio Landini e della Uil Carmelo Barbagallo, oltre che del vicesegretario del Pd Andrea Orlando, del vicepresidente della Camera Ettore Rosato (Italia Viva), della vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia Mara Carfagna, del capogruppo di LeU a Montecitorio Federico Fornaro, di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu, del presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera Sergio Battelli del M5S e della vicepresidente del Senato Anna Rossomando. Tutti chiedono che la proprietà riveda la decisione.