Le nuove norme che prevedono il carcere per chi evade più di 100mila euro non riguarderanno solo la dichiarazione infedele. Le modifiche inserite nel decreto Fisco riguardano infatti le soglie e le previsioni di pena per tutte le fattispecie di reati fiscali. La stretta ricalca in gran parte quella prevista lo scorso anno da un emendamento della deputata Francesca Businarolo al ddl anticorruzione, poi stralciato. In più ci sono altre due novità: l’estensione ai reati tributari gravi della confisca per sproporzione al condannato non in grado di dimostrare la provenienza legittima di denaro o beni e la responsabilità amministrativa dell’impresa in base alla legge 231 anche per i reati tributari. In questo modo la confisca potrà colpire anche la società a vantaggio della quale è stato commesso il reato. Nel corso del vertice notturno di lunedì l’entrata in vigore è stata però rinviata a dopo il passaggio parlamentare e la conversione in legge. Il risultato, spiega Il Sole 24 Ore, è che le modifiche si applicheranno a partire dalle dichiarazioni dei redditi del 2020.

Per la dichiarazione infedele la soglia di punibilità si abbassa a 100mila euro di imposta evasa rispetto ai 150mila euro fissati nel 2015 dal governo Renzi (in precedenza era 50mila). In più torna a 2 milioni di euro, contro i 3 milioni attuali, l’ammontare delle attività sottratte o passività fittizie imputate necessario per rischiare il carcere. E, oltre alle soglie ribassate, i contribuenti disonesti che prima rischiavano da 1 a 3 anni di reclusione ora ne rischieranno da 2 a cinque.

Per la dichiarazione fraudolenta attraverso fatture o altri documenti per operazioni inesistenti la pena, come annunciato dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede, in caso di elementi passivi senza fondamento superiori a 100mila euro sale dagli attuali 1 anno e sei mesi di minimo e 4 di massimo a un minimo di 4 anni e un massimo di 8. Con la conseguenza che per i colpevoli si apriranno effettivamente le porte della prigione. Oggi per questa fattispecie non ci sono soglie di rilevanza. Sotto i 100mila euro la pena rimarrebbe invariata.

Tornando alla frode, l’aumento delle pene a 4-8 anni è previsto anche per la dichiarazione fraudolenta attraverso l’uso di documenti falsi o operazioni simulate. Per quella realizzata attraverso false fatture l’inasprimento scatterà oltre i 100mila euro di “elementi passivi privi di fondamento”.

Chi invece abbia omesso di presentare la dichiarazione e contestualmente non abbia versato imposte oltre i 100mila euro rischierà da 2 a sei anni, mentre oggi la pena va da un minino di 1 anno e mezzo a 4 anni. Vale anche per la dichiarazione dei sostituti d’imposta, ferma restando la soglia dell’omissione a 50mila euro. Modificata anche l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il reato prevede la pena da un minimo di 4 anni a un massimo di 8 solo in caso di emissione di documenti falsi di ammontare superiore ai 100mila euro e sotto tale limite la pena resta quella attualmente in vigore da un anno e sei mesi a sei anni.

Ancora più pesante il cambiamento che riguarda per chi occulta o distrugge documenti contabili per evasione o per non consentire accertamenti e/o ricostruzione dei fatti. Il carcere sarà dai 3 ai 7 anni mentre attualmente la pena va da un minino di un anno e mezzo a 6 anni. Infine, scende da 150mila a 100mila euro la soglia di rilevanza penale per chi non versa le ritenute e da 250mila a 150mila euro per gli omessi versamenti Iva.

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