Società

L’Amazzonia ‘è una donna stuprata’. Nelle parole di due giornaliste l’essenza dell’impegno ecologico della Chiesa

Preti sposati sì o preti sposati no? Il Sinodo speciale dei vescovi sull’Amazzonia in corso in Vaticano rischia di passare alla storia esclusivamente per la decisione finale che, il 26 ottobre prossimo, prenderanno i quasi 200 presuli partecipanti in merito ai cosiddetti “viri probati”.

Si tratta di uomini sposati che vengono ordinati preti senza lasciare la loro famiglia. “Affermando che il celibato è un dono per la Chiesa – si legge nel documento preparatorio del Sinodo – si chiede che, per le zone più remote della regione, si studi la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani, preferibilmente indigeni, rispettati e accettati dalla loro comunità, sebbene possano avere già una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i sacramenti che accompagnano e sostengono la vita cristiana”.

Ma l’assemblea voluta in Vaticano da Bergoglio è molto di più. Su questo non hanno dubbi le giornaliste di Avvenire Lucia Capuzzi e Stefania Falasca, autrici di Frontiera Amazzonia. Viaggio nel cuore della terra ferita (Emi), un’ampia, rigorosa e ben documentata inchiesta sul campo. “Un kairós: questo – scrivono le due croniste – in estrema sostanza è ciò che si vuole dall’assemblea sinodale sull’Amazzonia. Il kairós della necessità di una conversione ecologica per la Chiesa, ma anche della sua conversione pastorale, per assumere la cura della casa comune come parte della sua missione evangelizzatrice e insegnare ai suoi fedeli dopo aver imparato dai popoli originari la base per una buona comprensione dell’ecologia integrale, la saggezza del vivere in armonia con il creato”.

Capuzzi e Falasca sono convinte che solo “così la Chiesa potrà svolgere la sua missione profetica anche davanti ai potenti di questo mondo, troppo spesso interessati a non rispettare la natura, a sfruttare e distruggere senza scrupoli l’ambiente e i popoli che lo abitano per l’avido accumulo di denaro, per massimizzare i profitti a danno della vita di tutti. Le linee guida del Sinodo non sono quelle di rendere amazzonico il volto di tutta la Chiesa universale, ma la vita del territorio amazzonico e dei suoi popoli, la vita della Chiesa, la vita del pianeta”.

Per le due giornaliste “l’Amazzonia è una donna. Una donna stuprata. Ha negli occhi il colore della notte e i capelli lisci con gli strapiombi delle Ande. A Madre de Dios era scesa guardandoci senza dire una parola. Un urlo di silenzio. Volevamo incontrarla, poterla guardare negli occhi. E siamo andate. E siamo entrate in quegli occhi. Queste pagine ne sono la voce. Perché l’Amazzonia è vicina. È fuori e dentro la vita di tutti”.

Parole in perfetta sintonia con quelle del cardinale Claudio Hummes, presidente della Rete Ecclesiale Panamazzonica e relatore generale al Sinodo. “Il nostro pianeta – sottolinea il porporato – è entrato, in questi ultimi decenni, in una grave situazione di crisi climatica ed ecologica. È necessario un grande impegno per superare questa crisi, è urgente agire, sebbene siamo ancora in tempo per scongiurare il peggio. In ogni caso, è necessario iniziare senza indugi”.

Affermazioni contenute nel volume Il Sinodo per l’Amazzonia (San Paolo) con il quale il cardinale Hummes ha voluto offrire un prezioso strumento per orientarsi nel dibattito voluto da Bergoglio. Non a caso il porporato sottolinea che proprio l’enciclica sociale di Francesco Laudato si’ ha “risvegliato la coscienza mondiale” sul grave problema della crisi ecologica. Hummes evidenzia, inoltre, che “una Chiesa ‘in uscita’ si dirige prioritariamente verso i poveri. Ovunque essi siano situati socialmente, costituiscono la periferia geografica o esistenziale. Il volto dei poveri è multiforme”.

Ne è convinto anche padre Giuseppe Buffon, professore ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, nominato da Bergoglio esperto al Sinodo. Nel suo volume Perché l’Amazzonia ci salverà (Edizioni Terra Santa), il sacerdote scrive che “la saggezza maturata dalle popolazioni amazzoniche può essere utile e forse indispensabile per rivedere il rapporto tra l’essere umano e la madre terra, il rapporto tra l’essere umano e il proprio fratello, e il rapporto dello stesso essere umano con se stesso. La spiritualità di quella popolazione può condurci verso una nuova antropologia, una nuova politica, una nuova società e cultura, e una nuova teologia”.