Il commissario straordinario di Alitalia deve ancora ricevere dalla società delle grandi opere 900mila euro e rivendica la propria indipendenza e imparzialità nella procedura da lui orchestrata per 2,5 milioni che lo vede giocare molti ruoli
Enrico Laghi con una mano prende e con l’altra dà. Il versatile commissario straordinario dell’Alitalia, pupillo del banchiere Pellegrino Capaldo e professionista assai apprezzato, tra gli altri, dal costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone, è nella lista dei creditori privilegiati di Astaldi per 817mila euro, mentre il suo studio è tra i creditori chirografari per altri 101mila euro. Il professore, inoltre, è titolare di un contratto di consulenza da 2,5 milioni di euro (1,1, dei quali solo in caso di buon esito dell’operazione) prededucibili in quanto relativi alla la stesura del piano concordatario della società che realizza grandi opere. Questo, e i conseguenti rilievi del Tribunale fallimentare, non hanno impedito di riproporre per un ulteriore ruolo il professionista romano, ordinario di Economia aziendale alla Sapienza.
Laghi, del resto, ha all’attivo numerosi delicati incarichi, come quelli che lo hanno visto vestire contemporaneamente i panni di commissario dell’Ilva e dell’Alitalia. E a quest’ultimo è approdato dopo essere stato presidente dell’azionista di maggioranza Midco, non senza far storcere il naso all’Anac. Per il concordato Astaldi, invece, il professore è il consulente che ha tirato le fila del piano che alla fine lo candida a procuratore/liquidatore dei beni del gruppo di costruzioni da vendere per saldare parte dei debiti. Nell’ultima versione del piano l’incarico che aveva sollevato le perplessità dei giudici fallimentari, per Laghi come per il collega Giovanni Fiori, viene riproposto con la variante che i creditori potranno revocarlo e proporre un’alternativa.
La nuova proposta di concordato, prende su questo punto nota di come “il rilievo del Tribunale è tuttora attuale” e ribadisce l’imparzialità del candidato che sarà sostituito se proprio i giudici non volessero saperne, rinviando alle argomentazioni del professore. Quest’ultimo, in una lettera allegata al piano, rileva tra il resto che gli oltre 900mila euro di crediti maturati “rappresentano meno del 9% circa del volume d’affari registrato” da lui e dal suo studio nel periodo in cui si è formato il credito con Astaldi (2017-18). Quindi la somma non è “tale da poter incidere” sulla sua indipendenza che si basa piuttosto sull’esistenza di altri incarichi.
Non solo. La quasi totalità dei crediti del professor Laghi sono di categoria superiore a quella dei creditori che verranno ripagati con l’incasso dei beni che il professore stesso dovrebbe liquidare. Quindi l’indipendenza, è il ragionamento, è data anche dal fatto che i fondi per i pagamenti sono distinti e il suo ruolo “non potrà in alcun modo interferire” con la gestione ordinaria della società. A corroborare il ragionamento, Laghi mette sul piatto anche il credito chirografario del suo studio. In ogni caso,secondo il professore, il ruolo di consulente di Astaldi per la procedure concorsuale non inficia il suo requisito di indipendenza: “non trattandosi infatti di incarico a contenuto gestionale e non essendo dunque lo scrivente nelle condizioni di influenzare né allo stato attuale, né tanto meno in futuro, modalità e tempi di soddisfazione dei creditori, non si ravvedono criticità in questo senso”.