E’ di almeno 400 milioni di euro la perdita subìta dai piccoli risparmiatori che a partire dal 2014 hanno investito nell’azienda della bioplastica Bio-On. Sedotti da quella che il gip di Bologna, nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per il fondatore e presidente Marco Astorri, definisce una comunicazione “roboante, ammiccante e ottimisticamente proiettata verso obiettivi sempre più significativi” a cui non corrispondevano però veri ricavi. La capitalizzazione di Bio-On all’Aim, il listino delle aziende ad alto potenziale di crescita – che non sono sottoposte alla vigilanza di Consob – è passata dagli 1,3 miliardi del massimo storico ai poco più di 200 milioni di oggi, giorno in cui Borsa Italiana ha annunciato che i titoli “sono sospesi a tempo indeterminato dalle negoziazioni”. Una decisione inevitabile dopo gli arresti e sequestri disposti dalla procura di Bologna nei confronti del gruppo della bioplastica e dei suoi vertici, accusati appunto di manipolazione di mercato e false comunicazioni sociali.
Prima che a fine luglio scoppiasse lo scandalo, Bio-On capitalizzava un miliardo di euro, un quinto dell’intero listino Aim. In tre mesi, dopo un esposto del fondo americano Quintessential capital management, specializzato nell’identificare società con conti irregolari di cui Il Fatto Quotidiano ha dato conto per primo, l’azienda di bioplastiche ha perso appunto l’80% della capitalizzazione. A rimetterci, sottolinea il Sole 24 Ore, è stato in gran parte il mercato retail, quello dei piccoli risparmiatori che, calcola il quotidiano, insieme ai fondi erano arrivati a possedere virtualmente circa 500 milioni di euro, oggi diventati appena 70. La perdita è circa 430 milioni.
Il Sole 24 Ore, rifacendosi ai dati Bloomberg, sottolinea come molti investitori istituzionali abbiano voluto mettere un piede dentro Bio-On. Ma nessuno ha esagerato e in molti aveva già assottigliato la loro quota di azioni prima di questa estate. Chi ci ha scommesso di più è stata la Norges bank, banca centrale norvegese, con 432mila azioni a fine 2018. Posizione simile per Julius Baer, mentre tra chi ha venduto di più nell’ultimo periodo ci sono Blackrock e Generali. Anche i Pir (piani individuali di risparmio) sono usciti in tempo. Il vero choc quindi è stato tutto per i piccoli risparmiatori che hanno visto crollare l’unicorno Bio-On.
Domenico Bacci, segretario nazionale del Siti (Sindacato italiano per la tutela dell’investimento e del risparmio), in una nota chiama a raccolta “tutti gli azionisti (e gli ex azionisti, che siano usciti in grave perdita)”. L’obiettivo, spiega Bacchi, è di consentire ad azionisti ed ex azionisti “di usufruire della propria iniziativa di tutela, tesa alla costituzione di parte civile nel procedimento penale per il risarcimento del danno, e delle ulteriori iniziative che sarà necessario adottare per salvaguardare, per quanto possibile, il proprio investimento e, al contempo, se possibile, il futuro della società”, conclude la nota di Siti.