“È un caso fortunatissimo. La termografia può rilevare la presenza di un’area di aumentata temperatura ma non è l’esame che si usa per la diagnosi del carcinoma”, spiega a Ilfattoquotidiano.it la radiologa Maura Tonutti, responsabile della radiologia senologica all’ospedale di Cattinara
Se oggi è viva, Bal Gill lo deve alla termocamera di un museo di Edimburgo che le ha individuato un tumore al seno, permettendole così di prenderlo e curarlo in tempo. “È un caso fortunatissimo. La termografia può rilevare la presenza di un’area di aumentata temperatura ma non è l’esame che si usa per la diagnosi del carcinoma”, spiega a Ilfattoquotidiano.it la radiologa Maura Tonutti, responsabile della radiologia senologica all’ospedale di Cattinara, Trieste. Tuttavia lo scorso maggio, Bal, 41 anni, con la famiglia ha vistato la “Camera Obscura and World of Illusions”: una mostra zeppa di illusioni, trucchi, enigmi, esperienze pratiche e tecnologie che regalano effetti “speciali”. Una delle sale del museo è dedicata all’imaging termico, con telecamere in grado di rilevare le radiazioni termiche di un corpo. Mentre tutti giocavano ad agitarsi e muoversi davanti allo schermo, Bal ha notato che in quell’immagine bizzarra quasi da film di fantascienza o spionaggio la zona del petto in corrispondenza del suo seno sinistro era colorata. Una macchia fissa, calda, strana. Bal l’ha immortalata con il cellulare, non s’è fatta prendere dal panico ed è passata alla stanza successiva. Qualche giorno dopo ha scoperto su internet la correlazione tra la termografia e il tumore al seno, l’ha mostrata ad un medico che, dopo i test, le ha confermato che quella macchia era davvero un carcinoma mammario in fase iniziale.
In medicina – La termografia si avvale di strumenti che misurano le radiazioni infrarosse emesse da un organismo: attraverso dei sensori queste vengono trasformate in segnali elettrici che, rielaborati, restituiscono un’immagine che descrive la temperatura superficiale di un corpo. Ma in ambito medico e senologico, in Italia, non è riconosciuto come strumento diagnostico. “Non si utilizza più dagli anni 70 perché è poco specifica e sensibile – continua la radiologa Maura Tonutti – Può succedere infatti che con una termocamera delle infiammazioni o formazioni benigne possano essere scambiate per altro”. Ogni neoplasia, per crescere, ha bisogno di nuovi vasi da cui “nutrirsi”: in questo modo arriva più sangue alla zona del tumore, la quale che risulterà dunque più calda. Ma identificare con certezza la presenza di una formazione maligna con l’esclusivo uso della termografia non è ancora possibile. “La paziente inglese è un caso felice fortuito e fortunato”.
Lo screening – Molti ricercatori sono convinti che la termografia possa essere utilizzata come strumento diagnostico per il tumore al seno, altri la considerano un test aggiuntivo da integrare necessariamente alle altre prove diagnostiche. In Italia non è ufficialmente riconosciuta o integrata nella sanità pubblica e la sua validità non è ancora stata riconosciuta scientificamente, a differenza di altri paesi come gli Stati Uniti. “Per la mia esperienza, comunque, non ho mai sentito medici che la utilizzassero per la diagnosi del carcinoma mammario – conclude la dottoressa Tonutti -. Ogni metodica nuova deve essere prima validata scientificamente da studi prospettici e randomizzati”. Le indagini sicure e affidabili per lo screening della mammella sono la mammografia per le donne a partire dai 45anni asintomatiche: in caso di sintomi o dubbi si può completare con l’ecografia o l’agobiopsia se c’è una lesione. Nelle donne che hanno mutazione genetica, come nel caso di Angelina Jolie, si rende necessaria anche la risonanza magnetica.