Li ha studiati per dieci anni, ha costruito una linea produttiva che ha la tecnologia più avanzata del settore e che pesa quanto un Boeing 747 e ci ha investito oltre 120 milioni di euro. Ecco perché Ferrero è convinta di dare un nuovo scossone al mercato dolciario italiano e mondiale. Tutto grazie alla potenza della sua industria che ha sfornato un nuovo, attesissimo, biscotto da soli 15 grammi. Pieno, però, di Nutella. Si chiamano Nutella Biscuits e dal 4 novembre saranno sugli scaffali dei nostri supermercati dopo aver fatto impazzire le case di Francia, dove sono commercializzati già da primavera. Se l’obiettivo pare ambizioso, “Saremo il primo biscotto del mercato”, il presidente e ad di Ferrero Italia Alessandro d’Este ha già i piani pronti: in un mercato che oggi vale oltre 1 miliardo “i Nutella Biscuits nei primi 12 mesi fattureranno tra i 70 e i 90 milioni di euro”.
I leader dell’azienda di Alba sono sicuri che solo nel primo anno il nuovo prodotto porterà oltre 25 milioni di sacchetti in 7 milioni di famiglie italiane. Quello di Ferrero è il risultato di un investimento economico, tecnologico e comunicativo ingente. Ma come la prenderà il mondo dell’artigianato, dei laboratori pasticceri e della tradizionale del «fatto a mano»? “Non siamo in pericolo, l’industria e l’artigianato corrono su due binari paralleli che vanno però in direzioni diverse”. Lo racconta a ilFattoQuotidiano.it, il pasticcere Luca Mannori, medaglia d’oro alla Coppa del Mondo della Pasticceria nel 1997 e vincitore nel 2017 agli International Chocolate Awards per la miglior crema spalmabile.
“La grande produzione ha la potenza di entrare nelle case, riesce a far sì che ogni prodotto arrivi con il messaggio giusto ma la forza dell’artigiano è quella di rimediare e cambiare anche velocemente un percorso negativo di un prodotto”. Non sembra esserci una faida, dunque, semmai un inseguimento che a volte è anche alla pari. Mannori lo spiega con l’esempio dei panettoni: “I miei clienti prendono i nostri panettoni, che non hanno conservanti, e li regalano agli amici o ai parenti mentre usano quello del supermercato per fare colazione tutti i giorni”. Qui starebbe il gap che, comunque, non è sempre in negativo per i pasticceri artigianali. I vari programmi di cucina e i social, la diversificazione del lavoro ma anche l’ingresso nelle scuole di professionisti del settore hanno reso il mondo dell’artigianato più vivo e florido. “Negli ultimi anni è cambiato molto – chiude Mannori – Una volta ci si improvvisava un po’ di più, oggi si è affinato il palato, molti giovani o anche meno giovani, un po’ per passione o professione, sono più preparati e quindi più esigenti. Questo è uno stimolo alla qualità e alla ricercatezza che ci piace e che, qualche volta, ci fa essere gli inseguiti e non gli inseguitori”.