“Come vescovo di questa diocesi chiedo perdono alle persone che sono state offese“. Venerdì mattina alla fine della preghiera del Sinodo Papa Francesco chiede perdono per le statue rubate la notte del 20 ottobre dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina, a due passi dal Vaticano, e gettate nel Tevere. Il Pontefice mette in risalto il clamore mediatico legato alla vicenda e precisa che le statue, esposte “senza intenzioni idolatriche”, sono già state “trovate e non sono state danneggiate“.

Il furto della statue indigene in legno, esposte in occasione del Sinodo per l’Amazzonia, è stato ripreso in un video pubblicato poi sul canale Youtube. Nei quattro minuti di ripresa si vede un uomo entrare nella chiesa e sottrarre gli idoli Pachamama esposti in una nelle navate per poi gettarli in acqua da ponte Sant’Angelo. Il video è senza commento né rivendicazioni di alcun tipo. Sull’accaduto indagano ancora i carabinieri della compagnia Roma San Pietro.

“In nome della tradizione e della dottrina – aveva scritto subito dopo il direttore editoriale di Vatican News Andrea Tornielli – si è buttata via, con disprezzo, un’effigie della maternità e della sacralità della vita. Un simbolo tradizionale per i popoli indigeni che rappresenta il legame con la nostra madre terra, definita così da san Francesco d’Assisi nel suo Cantico delle Creature”. Tornielli aveva poi definito gli autori del gesto “nuovi iconoclasti, passati dall’odio attraverso i social media all’azione”.

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