La caccia è finita a Barisha, un villaggio a 37 chilometri da Idlib, in Siria. È lì che da almeno 48 ore, secondo fonti d’intelligence, si nascondeva Abu Bakr al Baghdadi, fondatore dell’autoproclamato Stato Islamico e terrorista ricercato numero uno dagli Stati Uniti. Cinque anni a inseguirlo, due ore per accerchiarlo e costringerlo al suicidio pur di non finire nelle mani nemiche. Una fine da “cane”, l’ha definita Donald Trump in una conferenza stampa show, alle 9 di domenica mattina, convocata per annunciare la morte del califfo dell’Isis. La ricostruzione del presidente Usa e delle fonti delle forze di sicurezza di diversi Paesi coinvolti nel raid del commandos delle forze speciale Delta sono convergenti. Ecco come è andata l’operazione nella quale sono morti il “Signore del terrore”, i suoi 3 figli, due mogli, il capo della sua sicurezza e altre due persone. Sempre oggi, tra l’altro, fonti dell’intelligence turca fanno sapere che le forze speciali Usa hanno condotto anche un’operazione a sud della città siriana di Jarabulus, nel governatorato di Aleppo. Obiettivo del raid era Hassan al-Muhajir, numero 2 dell’Isis e portavoce del gruppo terroristico, che è stato ucciso.
Le informazioni dell’intelligence – Il califfo dell’Isis (la scheda) era arrivato a Barisha, un villaggio a nord di Idlib, almeno 48 ore fa. Diverse fonti concordano riguardo all’inizio della missione, sviluppatasi grazie alle informazioni raccolte dalla Cia. Donald Trump aveva dato l’ok la scorsa settimana all’operazione che materialmente è iniziata 15 giorni fa e, lo ha detto lui stesso in conferenza stampa, un ruolo è stato svolto anche dai curdi, dalla Russia, dalla Siria, dalla Turchia e dall’Iraq. Il tycoon ha analizzato i possibili piani e ha scelto quello a più “alta probabilità” di cattura o uccisione in un “pericoloso e audace raid notturno”.
La prima parte della battaglia – Ad entrare in azione, mentre il tycoon era nella situation room della Casa Bianca assieme al vice Mike Pence, al consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien, al segretario alla Difesa Mark Esper, al capo di stato maggiore interforze Mark Milley e al vice direttore per le operazioni speciali Marcus Evans, è stato un commando della Delta Force, le forze speciali sotto il controllo del Joint Special Operations Command. Sono stati impiegati otto elicotteri e due droni. La zona attorno al compound è stato colpita per oltre un’ora e mezza, mentre da terra è partito un pesante fuoco di risposta. Attenuate le difese, gli elicotteri sono atterrati e hanno dispiegato le unità di terra.
Il raid e il suicidio – La seconda fase è durata circa due ore. Le forze speciali americane hanno accerchiato il luogo in cui al Baghdadi era stato localizzato. I soldati hanno intimato al terrorista di arrendersi, ma ha rifiutato e si è dato alla fuga. A quel punto, è il racconto di Trump, al Baghdadi si è ritrovato in un “vicolo cieco” e si è fatto esplodere in un tunnel, azionando il giubbotto imbottito di esplosivo che indossava, come anche le sue due mogli. “Correva e piangeva”, ha sottolineato il tycoon spiegando cosa ha avuto modo di vedere in diretta. Nella deflagrazione sono morti anche tre figli del nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti. All’interno del compound c’erano altri 11 bambini, rimasti illesi, secondo la ricostruzione dell’inquilino della Casa Bianca. Nella battaglia non ci sono state vittime Usa: “È rimasto ferito solo un nostro cane”, ha voluto precisare Trump. In realtà Esper ha parlato di due “feriti lievi” tra i militari.
Le fasi successive – Dopo il blitz, le forze Usa sono rimaste “per due ore” nel compound, dove è stato trovato “materiale sensibile”, compresi “i piani futuri dell’Isis”, ha rivelato Trump. I soldati hanno “portato via parti del corpo” di al Baghdadi, dopo aver rimosso le macerie della galleria crollata a causa dell’esplosione. I primi test del Dna sono stati fatti sul posto e, visto l’annuncio, si dà per scontato che siano stati positivi. L’operazione è stata definita “brillantemente riuscita” dal segretario alla Difesa, Mark Esper, durante un’intervista alla Abc.
Mondo
Al Baghdadi morto, così gli Usa hanno scovato il Califfo. Il raid in 4 fasi: dalle informazioni della Cia al suicidio col giubbotto esplosivo
Le informazioni dell'intelligence, quindi la scelta del raid con "maggiori probabilità" di cattura o morte. Il piano è scattato nella notte tra sabato e domenica coinvolgendo 8 elicotteri e due droni. Dopo ore di scontro a fuoco, l'azione del commandos della Delta Force. Il terrorista non ha voluto arrendersi e ha tentato la fuga all'interno di un tunnel, dove si è fatto esplodere. Subito dopo l'ispezione del compound: "Trovato materiale sensibile, compresi i futuri piani dell'Isis". Ucciso anche il numero 2 dell'Isis
La caccia è finita a Barisha, un villaggio a 37 chilometri da Idlib, in Siria. È lì che da almeno 48 ore, secondo fonti d’intelligence, si nascondeva Abu Bakr al Baghdadi, fondatore dell’autoproclamato Stato Islamico e terrorista ricercato numero uno dagli Stati Uniti. Cinque anni a inseguirlo, due ore per accerchiarlo e costringerlo al suicidio pur di non finire nelle mani nemiche. Una fine da “cane”, l’ha definita Donald Trump in una conferenza stampa show, alle 9 di domenica mattina, convocata per annunciare la morte del califfo dell’Isis. La ricostruzione del presidente Usa e delle fonti delle forze di sicurezza di diversi Paesi coinvolti nel raid del commandos delle forze speciale Delta sono convergenti. Ecco come è andata l’operazione nella quale sono morti il “Signore del terrore”, i suoi 3 figli, due mogli, il capo della sua sicurezza e altre due persone. Sempre oggi, tra l’altro, fonti dell’intelligence turca fanno sapere che le forze speciali Usa hanno condotto anche un’operazione a sud della città siriana di Jarabulus, nel governatorato di Aleppo. Obiettivo del raid era Hassan al-Muhajir, numero 2 dell’Isis e portavoce del gruppo terroristico, che è stato ucciso.
Le informazioni dell’intelligence – Il califfo dell’Isis (la scheda) era arrivato a Barisha, un villaggio a nord di Idlib, almeno 48 ore fa. Diverse fonti concordano riguardo all’inizio della missione, sviluppatasi grazie alle informazioni raccolte dalla Cia. Donald Trump aveva dato l’ok la scorsa settimana all’operazione che materialmente è iniziata 15 giorni fa e, lo ha detto lui stesso in conferenza stampa, un ruolo è stato svolto anche dai curdi, dalla Russia, dalla Siria, dalla Turchia e dall’Iraq. Il tycoon ha analizzato i possibili piani e ha scelto quello a più “alta probabilità” di cattura o uccisione in un “pericoloso e audace raid notturno”.
La prima parte della battaglia – Ad entrare in azione, mentre il tycoon era nella situation room della Casa Bianca assieme al vice Mike Pence, al consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien, al segretario alla Difesa Mark Esper, al capo di stato maggiore interforze Mark Milley e al vice direttore per le operazioni speciali Marcus Evans, è stato un commando della Delta Force, le forze speciali sotto il controllo del Joint Special Operations Command. Sono stati impiegati otto elicotteri e due droni. La zona attorno al compound è stato colpita per oltre un’ora e mezza, mentre da terra è partito un pesante fuoco di risposta. Attenuate le difese, gli elicotteri sono atterrati e hanno dispiegato le unità di terra.
Il raid e il suicidio – La seconda fase è durata circa due ore. Le forze speciali americane hanno accerchiato il luogo in cui al Baghdadi era stato localizzato. I soldati hanno intimato al terrorista di arrendersi, ma ha rifiutato e si è dato alla fuga. A quel punto, è il racconto di Trump, al Baghdadi si è ritrovato in un “vicolo cieco” e si è fatto esplodere in un tunnel, azionando il giubbotto imbottito di esplosivo che indossava, come anche le sue due mogli. “Correva e piangeva”, ha sottolineato il tycoon spiegando cosa ha avuto modo di vedere in diretta. Nella deflagrazione sono morti anche tre figli del nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti. All’interno del compound c’erano altri 11 bambini, rimasti illesi, secondo la ricostruzione dell’inquilino della Casa Bianca. Nella battaglia non ci sono state vittime Usa: “È rimasto ferito solo un nostro cane”, ha voluto precisare Trump. In realtà Esper ha parlato di due “feriti lievi” tra i militari.
Le fasi successive – Dopo il blitz, le forze Usa sono rimaste “per due ore” nel compound, dove è stato trovato “materiale sensibile”, compresi “i piani futuri dell’Isis”, ha rivelato Trump. I soldati hanno “portato via parti del corpo” di al Baghdadi, dopo aver rimosso le macerie della galleria crollata a causa dell’esplosione. I primi test del Dna sono stati fatti sul posto e, visto l’annuncio, si dà per scontato che siano stati positivi. L’operazione è stata definita “brillantemente riuscita” dal segretario alla Difesa, Mark Esper, durante un’intervista alla Abc.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.