Alla guida della piccola regione del Centro Italia - amministrata dalla sinistra da sempre - si sfidano Vincenzo Bianconi, candidato di un'alleanza inedita tra 5 stelle e dem, e Donatella Tesei, leghista sostenuta anche da Forza Italia e Fdi. "Quinon si voterà per il governo. Ma è in atto un esperimento interessante”, ha detto il premier Conte, immortalato per la prima volta in pubblico con Di Maio e Zingaretti. Salvini, invece, vuole proiettare su Roma l'esito del voto a Perugia e Terni
Laboratorio per un’alleanza civica – quella tra Pd e M5s – neanche ipotizzabile solo tre mesi fa e ora passata dalla maggioranza di governo a coalizione elettorale che potrebbe essere replicata anche altrove. O trampolino per il centrodestra a trazione Lega, da qui vuole cominciare la rincorsa per tornare alla guida del Paese. Da qualsiasi punto di vista le elezioni regionali in Umbria rischiano di avere un peso specifico maggiore rispetto ai poco più di 700mila elettori chiamati alle urne. Anzi a ben vedere il voto nella piccola Regione del centro Italia non era mai stato così importante.
Il feudo rosso e i due aspiranti governatori – Qui dal 1970 – data di creazione delle regioni a statuto ordinario – ha sempre amministrato la sinistra. Che però è stata travolta dell’inchiesta sui concorsi truccati nella sanità, con la stessa presidente dem, Catiuscia Marini, che si è dovuta dimettere dopo essere finita indagata. È anche per questo motivo che il Pd ha accettato di buon grado di sostenere un candidato civico insieme ai 5 stelle: si chiama Vincenzo Bianconi, fa il presidente di Federalberghi, e in campagna elettorale è finito tra le polemiche per i sei milioni di fondi pubblici per la ricostruzione post terremoto assegnati agli alberghi gestiti dalla sua famiglia. Tutto secondo legge, ma l’opposizione ha sollevato un problema di opportunità. Sul fronte opposto il centrodestra appoggia la candidatura di Donatella Tesei, senatrice della Lega e per dieci anni (fino al 2018) sindaca di Montefalco, comune da 5.626 abitanti lasciato con un buco di bilancio da più di un milione e mezzo di euro. La campagna elettorale in Umbria si è giocata tutta su questo reciproco scambio d’accuse: il centrodestra ha accusato Bianconi di un possibile conflitto d’interessi, il centrosinistra e i 5 stelle hanno rinfacciato Tesei di aver lasciato la sua città tra i debiti. Un po’ poco per una regione tornata alle urne in anticipo a causa di un’inchiesta giudiziaria che ha travolto la classe politica locale.
La foto di Narni – Il resto della partita, in un modo o nell’altro, ha poco a che fare con il futuro di Perugia e Terni. Nell’ultimo giorno di campagna elettorale in Umbria è arrivato lo stato maggiore del governo nazionale: il premier Giuseppe Conte, il capo politico del M5s Luigi Di Maio, il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Ma anche Roberto Speranza, ministro della Sanità di Liberi e Uguali: la prima foto di gruppo della maggioranza di governo, in pratica, è stata scattata per sostenere Bianconi a quasi due mesi dalla nascita del nuovo esecutivo nazionale. Unico vero assente in Umbria è stato Matteo Renzi: nonostante Di Maio in persona avesse allargato l’invito anche a Italia viva, i renziani hanno preferito non farsi vedere, confermando però il sostegno a Bianconi.
M5s-Pd, tra “terza via” e il “futuro”: “Ma non è voto su governo” – Il premier Conte, invece, è andato in Umbria per sottolineare che lì “non si voterà per il governo. Ma è in atto un esperimento interessante”. Quale esperimento? Chiaramente la coalizione civica tra Pd e M5s . “Lavorando insieme, lavorando in squadra, lavoreremo sempre meglio, ci affiateremo sempre di più, che è fondamentale”, ha detto Conte. E, rispondendo alle domande sulla tenuta dell’alleanza, ha detto: “Ha un futuro“. Più moderato Di Maio, secondo il quale la coalizione elettorale col Pd “non è una semplice alternativa, ma una terza via, in cui la giunta si compone di eccellenze che non devono rispondere ai partiti, a nessuno se non a chi li ha votati”. Zingaretti ha usato un linguaggio più semplice: “Tra Pd e M5s- ha detto – ci sono tante differenze, ma stiamo insieme perché amiamo l’Italia”. Dario Franceschini, da parte sua, immagina già un futuro: “Dopo l’Umbria, ci saranno Calabria, Emilia Romagna, poi sempre nel 2020 Toscana, Liguria, Campania”, ha detto in un’intervista a La Stampa a proposito del futuro dell’alleanza coi grillini. Che però, al momento, non sembrano interessati. Anzi: nel giorno di Italia 5 stelle Di Maio aveva detto che “non sono all’ordine del giorno altri patti regionali o nazionali. Chi in Umbria vota Vincenzo Bianconi vota una persona che non ha tessere di partito”. Un po’ lo stesso concetto ripetuto a Narni: “Lo dico ai cittadini umbri, non credo che possiate permettere a nessuno di usare l’Umbria per un trofeo elettorale, a chi a partire da martedì se ne fregherà dell’Umbria, non esisterete più perché ci sarà la guerra elettorale”.
Salvini pensa solo a Roma e parla già da vincitore – Riferimento diretto, quello della “guerra elettorale”, all’ex alleato ora nemico numero uno: Matteo Salvini, che invece di governo nazionale parla continuamente. In Umbria l’ex ministro vuole provare a dimenticare il passo falso estivo: voleva far cadere il governo con i 5 stelle, tornare alle elezioni e vincerle, invece si ritrova all’opposizione. Sarà per questo che Salvini proietta continuamente su Palazzo Chigi l’esito del voto umbro. “È chiaro che sarà un test interessante anche a livello nazionale, perché è la prima dell’alleanza organica Pd e Cinquestelle”, ripete in ogni comizio e in tutte le interviste che rilascia. Nel comizio di chiusura ha lasciato andare la scaramanzia, parlando già da governatore: “Dedico questa vittoria a Giuseppe Conte e Luigi Di Maio“. Quella del centrodestra, però, è stata una campagna elettorale a tre punte: Salvini è il leader di una coalizione in cui Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi rivendicano spazio. La prima è in ascesa nei sondaggi, il secondo sarà per sempre molto ingombrante: sarà per questo che il leader del Carroccio ha spedito i “suoi” governatori – il lombardo Attilio Fontana, il veneto Luca Zaia e il friulano Massimiliano Fedriga – a sostegno della Tesei, riducendo al minimo gli spazi comuni con gli alleati. Il sogno del leader del Carroccio è vincere in Umbria, “poi – ha detto – a gennaio in Calabria e Emilia-Romagna, e in primavera sarà la volta della Toscana, e quindi andiamo a votare a livello nazionale e torniamo al governo dal portone principale”. Si vedrà: intanto il Carroccio deve conquistare uno degli storici feudi della sinistra, che qui governa da 50 anni.
I numeri: 703mila elettori – Oltre a Bianconi, sostenuto da Pd e M5s, e Tesei, candidata del centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), corrono per la poltrona di governatore altri sei candidati: sono Claudio Ricci, Rossano Rubicondi, Antonio Pappalardo, Giuseppe Cirillo, Martina Carletti ed Emiliano Camuzzi. Alle urne sono chiamati 703.595 umbri (340.210 uomini e 363.385 donne). Seggi aperti dalle 7 alle 23, per eleggere il presidente della Giunta regionale e i 20 consiglieri che formeranno l’Assemblea legislativa della undicesima legislatura. Lo spoglio comincerà subito dopo. La stragrande maggioranza degli elettori risiede in provincia di Perugia (521.960) dove ci sono 710 dei 1.005 seggi.