Cinema

Josip Elic, morto “il gigante” di Qualcuno volò sul nido del cuculo

Con il suo maestoso metro e 93 di altezza venne usato in particolare nella sequenza del campetto da basket della struttura ospedaliera. Quella dove Nicholson/McMurphy gli sale in spalla e gli chiede di avvicinarsi al canestro

di Davide Turrini

Josip Elic è morto. Aveva 98 anni. L’attore statunitense originario del Montana interpretò Bancini, uno degli “ospiti” del manicomio di Qualcuno volò sul nido del cuculo assieme a Jack Nicholson nel 1975. Con il suo maestoso metro e 93 di altezza venne usato in particolare nella sequenza del campetto da basket della struttura ospedaliera. Quella dove Nicholson/McMurphy gli sale in spalla e gli chiede di avvicinarsi al canestro.

Da oltre due metri McMurphy con in mano la palla prova a far capire all’altro corpulento ospite del manicomio, il “grande capo” (Will Sampson), che poi sarà protagonista del finale straordinario del film, come si fa canestro utilizzando la favorevole altezza. Intanto Bancini si metterà a portare a spasso per il campetto McMurphy dicendo la sua battuta/tormentone del film “I’m tired”. Elic è morto lunedì scorso a River Edge, nel New Jersey, per via delle complicazioni dovute ad una caduta tra le mura domestiche. Il corpulento caratterista tra gli anni cinquanta e ottanta aveva interpretato una quarantina di ruoli.

Era stato il violinista in Per favore non toccate le vecchiette/The Producers (1967) di Mel Brooks ed era apparso in Pocketful of Miracles (1961), con protagonista Bette Davis e Glenn Ford. In un episodio del 1961 di The Twilight Zone , interpretò un ufficiale di un futuro stato totalitario poi ancora nel ’62 sempre per la stessa serie, un’elettricista di rifugi antiaerei. Nel film premio Oscar, diretto da Milos Forman, Elic si immerse nel ruolo di Bancini, un paziente catatonico che dice pochissime battute. Nel 2018 in un’intervista spiegò come quella scena fu frutto di improvvisazione: “Ero seduto lì su una panchina a guardare gli attori mentre giocavano a basket. All’improvviso qualcuno sale sulle mie spalle. Era Jack Nicholson. Mi sono alzato e ho detto: ‘Giocherò con lui’, e ho iniziato a giocare a basket. Una sensazione la ricordo in modo vivo: Nicholson aveva delle cosce robustissime. Accidenti”.

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