“La droga non c’entra nulla”. Anastasiya Kylemnyk è ormai l’unica a fornire una versione diversa da quella confermata da tutti gli altri testimoni. La 25enne fidanzata di Luca Sacchi, il ragazzo di 24 anni ucciso mercoledì sera nel quartiere Colli Albani di Roma durante una rapina finita nel sangue, continua a negare di aver concordato l’acquisto di un ingente quantitativo di hashish e di essersi recata all’appuntamento insieme alla vittima e a due amici, Costanzo e Christian, con uno zainetto pieno di soldi, divisi in “due mazzette da 20 e 50 euro”. Per il delitto sono in carcere i 21enni romani Valerio Del Grosso, che secondo gli inquirenti ha sparato alla nuca di Sacchi con una revolver calibro 38, e Paolo Pirino, che poco prima avrebbe aggredito con una mazza da baseball la giovane per rapinarla. Lo stupefacente potrebbe essere alla base di un ulteriore micro-spaccio in cui – gli inquirenti non lo escludono – potrebbe essere stato coinvolto lo stesso Sacchi, sebbene sia stato già accertato che la vittima non facesse uso di droga. Per questo motivo nei prossimi giorni verrà aperta un’inchiesta parallela e la giovane sarà risentita dai carabinieri del Nucleo Investigativo di via Selci e dalla pm Nadia Plastina, cui sono affidate anche le indagini sull’omicidio. Diversi sono i punti che non combaciano rispetto alle informazioni fornite da Anastasiya subito dopo il delitto e quanto stanno ricostruendo gli investigatori.
Quanti soldi c’erano nello zaino? – Innanzitutto il mistero dei soldi. Il contante presente nello zainetto rosa della giovane non si riesce a quantificare. Al di là delle ipotesi (200 euro, 2mila, addirittura 20mila), l’unica testimonianza reale è quella fornita dai presunti intermediari, Valerio Rispoli, Simone Piromalli e Giovanni Princi, che hanno guardato nello zainetto e hanno “accertato la presenza del denaro”, prima di dare l’ok a Del Grosso di andare a recuperare l’hashish concordato. Anastasiya, a caldo, aveva dato tutt’altra versione, parlando di “pochi euro, forse 30” presenti nella borsa. Secondo gli inquirenti, invece, il denaro sarebbe stato abbastanza per acquistare un quantitativo di droga troppo grande per essere per uso personale, anche nel caso avesse voluto dividerlo con gli amici. Oltre alla ragazza, gli inquirenti vogliono ascoltare i suoi datori di lavoro, i titolari della pizzeria “Il Bersagliere”, per capire se quella sera stessa l’avessero pagata in contanti. Le banconote non sono mai state ritrovate.
Chi teneva i contatti con i rapinatori? – Il passo successivo sarà capire chi aveva i contatti con i rapinatori e se c’erano già stati degli scambi in precedenza. Dalla ricostruzione degli inquirenti, emerge che il contatto di Anastasiya per l’acquisto del “fumo” fosse Giovanni Princi, un coetaneo della zona, che stando ai verbali allegati al decreto di fermo, aveva il contatto diretto con Del Grosso, il quale stava coordinando l’operazione. Secondo il racconto di Rispoli, Del Grosso aveva inviato lui e Piromalli a verificare l’esistenza del contante. Gli intermediari sapevano che le intenzioni di Del Grosso e Pirino erano quelle di rapinare i quattro acquirenti? Anastasiya si era rivolta altre volte a Princi? L’analisi dei tabulati telefonici e dei telefonini dei ragazzi sarà decisiva per capire cosa c’è dietro quell’acquisto così ingente.
I dubbi sull’aggressione – Gli investigatori sembrano abbastanza sicuri della dinamica dell’omicidio come fin qui emersa: la Smart ForFour guidata da Del Grosso si avvicina al gruppo di giovani fermi di fronte al pub John Cabot, Pirino scende dalla macchina e aggredisce Anastasiya con una mazza da baseball sferrandole un colpo alla nuca, la ragazza cade a terra, a quel punto interviene Sacchi che con una mossa di ju-jitsu stende Pirino, Del Grosso si avvicina con la pistola in mano e spara alla nuca del 24enne, uccidendolo. Qualche dubbio però rimane. Non è stata rilevata una telecamera puntata sulla scena, quindi non ci si può affidare ai video, tuttavia Anastasiya – al mattino dopo recatasi davanti al reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Giovanni con un collare ortopedico – non avrebbe riportato ematomi o escoriazioni tali da essere ricondotti a un colpo come quello che dice di aver subito. Gli inquirenti al momento sono convinti che questo particolare cambi poco nell’economia della vicenda, perché la giovane è stata aggredita alle spalle e il tutto si è svolto in pochissimi secondi.