“Un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano al centro di un’indagine sulla corruzione finanziaria era alla base di un gruppo di investitori che assunse Giuseppe Conte per lavorare su un accordo perseguito poche settimane prima che assumesse la carica“. Lo scrive il quotidiano finanziario britannico Financial Times: “Il collegamento con Conte rivelato in documenti esaminati dal Financial Times, probabilmente attirerà un ulteriore esame sull’attività finanziaria del Segretariato di Stato vaticano, la potente burocrazia centrale della Santa Sede, che è oggetto di un’indagine interna su transazioni finanziarie sospette”.
Miles Johnson, autore dell’articolo, ricostruisce la vicenda, di cui si era già parlato, nel 2018, anche in Italia. “Conte era un accademico di Firenze poco conosciuto quando è stato assunto a maggio 2018 per fornire un parere legale a favore di Fiber 4.0, un gruppo di azionisti coinvolto in una lotta per il controllo di Retelit, una società italiana di telecomunicazioni. L’investitore principale in Fiber 4.0 è stato l’Athena Global Opportunities Fund, finanziato interamente per 200 milioni di dollari dal Segretariato Vaticano, gestito e posseduto da Raffaele Mincione, un finanziere italiano”. Il fondo in quel periodo, “era impegnato in una battaglia per il controllo della compagnia di Retelit. Tuttavia, non ne ottenne il controllo perché gli azionisti preferirono due investitori stranieri”. Cioé la tedesca Shareholder Value Management e la compagnia di telecomunicazioni libica Lybian post telecommunications.
Il secondo consiglio dei ministri del governo Conte, a inizio giugno 2018, decise di esercitare i poteri speciali (“golden power“) sulla modifica della governance di Retelit spa. In quell’occasione il premier era assente, impegnato al G7. Ma già allora fu sollevato un problema di opportunità, perché, appunto, Conte aveva fatto poche settimane prima la consulenza. Il parere pro veritate del giurista Conte per Retelit nel mese di maggio 2018, poche settimane prima di accettare l’incarico di premier per il governo gialloverde, era quindi una vicenda nota e raccontata in diversi articoli dal Fatto Quotidiano: il futuro premier consegnò questo parere il giorno 14 maggio. E scrisse che l’obbligo di notifica a Palazzo Chigi c’era: “In casi eccezionali di rischio (…) – sottolineava – il governo può opporsi, sulla base della stessa procedura, all’acquisto” di Retelit. E Conte, nel giro di poche settimane, assunse la guida del governo, che esercitò poteri speciali.
LA REAZIONE DI PALAZZO CHIGI: “NESSUN CONFLITTO DI INTERESSE” – “Quanto ai nuovi fatti riferiti dal Financial Times si precisa che Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento ad un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine”. Così una nota della presidenza del Consiglio sull’articolo del Financial Times. “Nei primi giorni del maggio 2018 l’allora avvocato Conte ha ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di scrivere un parere pro veritate circa il possibile esercizio, da parte del governo, dei poteri di golden Power nei confronti della società Retelit. In quel momento, ovviamente, nessuno poteva immaginare che, poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere”, si legge nella nota della presidenza del Consiglio. “Per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il presidente Conte si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden Power. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden Power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione il presidente Conte era impegnato in Canada per il G7. Pertanto non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all’epoca da alcuni quotidiani. La circostanza era stata già chiarita e, in particolare, era stato già chiarito che Conte non ha mai incontrato né conosciuto il signor Mincione.