Lo Stato d’emergenza e il coprifuoco sono stati tolti, ma in Cile continuano ad esserci proteste e scontri in varie città, soprattutto nella capitale Santiago, Concepcion e a Valparaiso, sede del Parlamento. Il presidente Piñera, sceso al 14 per cento di gradimento (il più basso dal ritorno della democrazia), ha cambiato otto ministri del suo gabinetto, ma come denuncia l’opposizione si tratta di meri “cambiamenti cosmetici”.
Le persone scelte, anche se più giovani, rispecchiano infatti quell’idea di pensiero neoliberista che ha modellato l’economia cilena in questi decenni e i ministri di Salute, Istruzione e Trasporti, che gestiscono quei settori che più di ogni altro influiscono sulle tasche dei cileni e di cui ci si aspettava l’uscita, sono invece rimasti al loro posto. Nessuno è stato scelto tra chi lavora nel sociale, ha frequentato scuole pubbliche o ha lavorato con qualcuno che non sia del suo circolo privilegiato. Gli unici a lasciare sono stati Andres Chadwick agli Interni, cugino del premier e con lui anche nel suo primo governo, e Cecilia Perez, portavoce dell’esecutivo e piñerista di ferro, ora spostata allo Sport. Al posto di Chadwick è arrivato Gonzalo Blumel, prima alla segreteria della Presidenza del Consiglio, considerato il ‘figlio politico’ di Cristián Larroulet, difensore del modello e dell’ortodossia neoliberista alla Moneda.
L’opposizione, come buona parte dei cileni, non è intenzionata ad abbassare la guardia e tornare alla normalità, tanto che a Valparaiso era stata convocata per le 6 del mattino di lunedì una marcia per chiudere le strade principali della città e far sì che nessuno potesse riprendere la routine. Uno degli hashtag che gira per la rete è infatti #estenohaterminado (questo non è finito). Del resto scuole e università continuano a rimanere chiuse a Valpo (come affettuosamente è chiamata dai suoi abitanti), che, come ha denunciato il suo sindaco Jorge Sharp, è stata trattata malissimo dal governo e dai militari, che non hanno impedito i saccheggi, e hanno anche aggredito le migliaia di persone che domenica hanno manifestato pacificamente, gettando acqua e gas lacrimogeni su famiglie e persino bambini. Abusi e violazioni che Sharp vuole denunciare agli ispettori per i diritti umani che arriveranno nel paese inviati dalla sua ex presidente, Michelle Bachelet, ora alto commissario Onu per i diritti umani. Diversi deputati dell’opposizione stanno inoltre raccogliendo le firme per mettere sotto accusa a livello costituzionale Piñera e l’ormai ex ministro dell’Interno.
Nel pomeriggio di lunedì, dopo l’annuncio dei nuovi ministri, sono state lanciate pietre contro gli autobus e la metro a Valparaiso, Santiago e in altre città, dove ci sono state diverse manifestazioni. Nella capitale migliaia di persone hanno cercato di marciare verso il palazzo del governo e per martedì 29 è stata convocata a Santiago alla Moneda la marcia più grande del Cile. Sul fronte delle riforme, il presidente della Camera si è accordato con quello del Senato per iniziare il processo che possa portare ad una nuova Costituzione (progetto di difficile realizzazione, che non è riuscito neppure al governo di Michelle Bachelet), mentre la settimana scorsa la Camera ha dato parere favorevole al progetto di legge per portare da 45 a 40 le ore di lavoro settimanali.
Presentato dalla deputata comunista Camila Vallejo (leader nel 2011 delle proteste studentesche), era stato nei mesi scorsi frenato e avversato dal governo e dagli imprenditori, ma ora, vista la situazione, le cose sembrano andare diversamente, anche se serve il sì del Senato. Anche se Piñera ha assicurato di aver recepito forte e chiaro il messaggio dei cileni, molti analisti dubitano che sia così e pensano che la sua intenzione sia far passare il tempo, sperando che la gente alla fine lasci correre. Nelle misure annunciate per venire incontro alla richiesta della piazza, come l’aumento delle pensioni minime, del salario minimo e una tassazione un po’ più alta per chi guadagna più di 10mila euro al mese, Piñera ha di fatto reiterato gli stessi provvedimenti presentati poco tempo fa nella sua Agenda Sociale prima delle ultime proteste, insufficienti per le richieste dei cileni. Che continuano a ripetere che ormai si sono svegliati e andranno avanti a oltranza finché le cose non cambieranno. E c’è da credergli.