Il figlio dell’ex presidente si candida per guidare la Federazione, proprio mentre l’attuale numero uno licenzia sua moglie. Le prossime elezioni del Taekwondo italiano diventano una saga familiare, sotto lo sguardo di Sport e salute, la nuova società governativa che deve vigilare sulle Federazioni al posto (o insieme, ancora non è chiaro) al Coni: forse il manager Rocco Sabelli non si aspettava di ritrovarsi alle prese con vicende del genere. Per chi conosce da vicino il mondo dello sport italiano non è una sorpresa. Quando ci sono le elezioni nelle Federazioni succede di tutto: l’ultima tornata, tra magheggi sulle schede, corsi e ricorsi, vecchi dirigenti abbarbicati alle poltrone e tentativi più o meno goffi di scardinare il sistema, fu il caos. Le urne in teoria sono ancora lontane – si voterà al termine del quadriennio olimpico, dopo i Giochi di Tokyo, quindi tra fine 2020 e inizio 2021 – ma evidentemente non abbastanza. Le prime manovre sono già in corso.
È il caso della Fita, Federazione Italiana Taekwondo, per decenni feudo incontrastato di Park Sun Jae, maestro coreano trapiantato in Italia che ha fondato il movimento nel nostro Paese e l’ha guidato fino alla sua scomparsa nel 2016. Oggi è in mano ad Angelo Cito, ex segretario generale che ne ha raccolto l’eredità: origini pugliesi, ben inserito a palazzo, ha fatto parte della delegazione per i Giochi del Mediterraneo di Taranto e ha convinto il Coni a ospitare al Foro Italico il Grand Prix di Taekwondo, evento che ha dato visibilità e prestigio alla disciplina. Ma è anche chiacchierato per il suo stipendio: non ha rinunciato al suo lauto compenso da dirigente, nonostante il Coni preveda solo un’indennità da 36mila euro per i presidenti federali. Alle prossime elezioni, a sfidarlo potrebbe esserci un figlio d’arte: Junho Park, figlio di Sun Jae, ha deciso di provare a riprendersi la Federazione. Ed ecco il caso: proprio mentre lui preparava l’annuncio ufficiale della candidatura, la Fita (cioè Cito: la lettera porta la sua firma) licenziava sua moglie, dipendente federale, assunta ai tempi della precedente gestione Park, quando era fidanzata col figlio del presidente (che invece lavora nella FederBocce). Le Federazioni sportive, si sa, sono una grande famiglia.
La ragione ufficiale è una riorganizzazione interna. “Vista la determinazione di attuare una riorganizzazione (…) ne consegue la necessità di sopprimere la posizione da lei ricoperta”, si legge nel testo. “La posizione lavorativa da lei ricoperta è da intendersi soppressa, con conseguente intenzione della Società di procedere al licenziamento per giustificato motivo oggettivo”. La tempistica, però, è quantomeno sospetta: in casa Park temono si tratti di una ritorsione, in Federazione invece sostengono esattamente il contrario, cioè che la candidatura sia stata montata ad arte come reazione al licenziamento. “Si tratta di una normale scelta di riorganizzazione del personale, dovuta all’esigenza di puntare su altri settori, che non ha nulla a che vedere con le elezioni”, assicura il presidente Cito. “Nessuno sapeva che il marito volesse candidarsi, del resto è una persona che non ha mai avuto a che fare con la nostra Federazione se non per essere il figlio dell’ex presidente”.
Quale sia davvero la causa e quale la conseguenza non è chiaro (la lettera di licenziamento è datata a fine agosto, la candidatura è stata ufficializzata a metà settembre, ma le voci erano precedenti). Di sicuro la vicenda è diventata un caso: i sindacati sono in agitazione anche Sport e Salute (la società governativa che da oggi eroga i contributi alle Federazioni) ha dovuto prendere informazioni. Le elezioni sono lontane ma il caos è già cominciato.