In Colorado è tempo di bilanci. Cinque anni fa divenne il primo Stato americano a legalizzare l’uso ricreativo della marijuana – lo seguiranno in nove, ultimo il Michigan nel 2018 – e da allora numerose ricerche governative e indipendenti hanno analizzato l’evoluzione del comportamento dei suoi 5,6 milioni abitanti, alla luce di questa novità normativa. Casse pubbliche ed economia privata hanno indubbiamente beneficiato dell’operazione. Nonostante la permanenza di una piccola sacca di commercio illegale, l’aver legittimato la vendita e il consumo di marijuana – anche nella variante degli alimenti a base di quest’ultima – ha comportato un aumento delle entrate per lo Stato oltre le attese. In cinque anni, il gettito fiscale ha raggiunto il miliardo di dollari e nel 2018 ha toccato il suo record: 266 milioni in dodici mesi. Questi introiti pubblici sono l’indicatore di un settore che ha conosciuto un’espansione costante, in tutti gli ambiti della filiera. Cinque anni fa il Colorado aveva 192 coltivatori di cannabis con licenza, oggi sono 690, e l’intero business della marijuana dà lavoro a 41mila persone. Seguendo le leggi dell’economia l’aumento dell’offerta ha generato una riduzione del prezzo, meno 35% dal 2014 ad oggi e un grammo di marijuana di alta qualità costa al momento a Denver 10 dollari e 50 cent. Un trend questo che in Colorado si aspettano costante almeno per i prossimi sei anni, dato che le stime statali parlano di una crescita del mercato del 14% annuo fino al 2025. A trainarlo è anche il settore degli “edibles”: dolci, bevande, caramelle e affini a base di marijuana. Prodotti amati soprattutto dal pubblico adulto.
Diversamente dalle attese infatti, la legalizzazione del consumo per chi ha più di 21 anni non ha comportato un aumento del consumo giovanile. Anzi, uno studio scientifico americano pubblicato nel 2018 ha indicato proprio il contrario: se nel 2009, in corrispondenza delle prime aperture legislative verso la vendita di cannabis a scopo terapeutico, fumava marijuana la metà circa dei giovani del Colorado oggi sono poco più di un terzo. E quanti ne fanno un uso abituale sono scesi dal 25% al 19%. L’aspetto curioso è che secondo le ricerche mentre nei fatti la marijuana è un vizio giornaliero solo di un giovane su cinque, nella percezione degli under 21 del Colorado questo interesserebbe invece il 79% dei propri compagni e delle proprie compagne. Uno stereotipo quindi, che il Dipartimento della Salute Pubblica e dell’Ambiente sta cercando di abbattere con mirate campagne informative.
All’interno di queste trova spazio anche la consapevolezza dei rischi diretti e indiretti correlati al consumo di marijuana. Negli ultimi cinque anni sono infatti raddoppiati gli incidenti stradali mortali dove almeno uno dei conducenti è risultato positivo al test per la marijuana, spesso in abbinamento ad alcol o altre sostanze psicoattive. E uno studio del 2017 ha verificato che rispetto al periodo pre-legalizzazione sono quintuplicate le visite al pronto soccorso per malattie mentali collegate al consumo di marijuana, in particolare alimentare. A tal proposito oltre ad una maggiore diffusione della Cannabis Hypermesis Syndrome per i consumatori abituali – nausee cicliche accompagnate da vomito – i medici in servizio nei presidi di emergenza hanno rilevato una crescita dei casi di allucinazioni e disorientamento. Ha scosso l’opinione pubblica a riguardo un caso di cronaca nera: un uomo ha sparato alla moglie, uccidendola, dopo aver mangiato un dolce alla marijuana che a suo dire gli avrebbe alterato i sensi fino a fargli scambiare la donna per un intruso. A processo la difesa ha portato alcune prove a sostegno della tesi, senza tuttavia convincere la Corte, che anche in appello ha confermato la condanna dell’uomo a 30 anni di carcere.