Giustizia & Impunità

Sole 24 Ore: l’ex direttore Roberto Napoletano rinviato a giudizio. Gli ex vertici e la società hanno patteggiato

L'ex direttore andrà a processo con rito abbreviato il 16 gennaio. "Sono innocente e affronterò a testa alta il dibattimento e sono consapevole che in quella sede emergerà la verità" ha detto il giornalista

L’ex direttore responsabile ed editoriale del Sole 24 Ore Roberto Napoletano è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Maria Cristina Mannocci nell’ambito della vicenda delle presunte irregolarità nei conti del gruppo. Il giudice inoltre ha accolto la richiesta di patteggiamento dell’ex ad Donatella Treu e dell’ex presidente Benito Benedini – accusati dei reati di false comunicazioni sociali e aggiotaggio informativo e a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche – rispettivamente a un 1 anno e 8 mesi e 300mila euro e a 1 anno e 6 mesi e 100mila euro e anche della stessa società Sole 24 Ore a una sanzione pecuniaria di 50.310 euro. Napoletano, la cui difesa rappresentata dall’avvocato Guido Alleva aveva chiesto il proscioglimento perché il fatto non sussiste o perché non costituisce reato, andrà invece a processo con rito abbreviato il 16 gennaio. Si tratta dell’ultimo dell’inchiesta che nel marzo 2017 scosse il quotidiano economico. Il penultimo era stato la richiesta di rinvio a giudizio per i tre imputati. Prima ancora c’era stato il versamento, a titolo di risarcimento da quasi 3 milioni dalla Di Source Limited, la società Uk incaricata di gestire gli abbonamenti digitali all’estero fra il 2013 e il 2016 durante la gestione dell’ex presidente Benedini e dell’allora ad Treu.

Le contestazioni agli imputati – Il pm Gaetano Ruta, con gli accertamenti della Guardia di Finanza, aveva scoperto che molte copie digitali dichiarate erano farlocche, che quelle di carta finivano al macero e di conseguenza i ricavi erano gonfiati. Per la procura si trattava in realtà di account fantasma, attivati solo per far abbellire i disastrati conti della casa editrice e gonfiare i bilanci. Ma non solo: venivano mascherate le perdite del quotidiano aggregando ricavi di altri settori. Ed è così che le percentuali di crescita – anche comparati con i risultati di altre testate – erano di fatto “del tutto slegati dalla realtà economica”. Le notizie false sui risultati, secondo la procura di Milano, avrebbero anche alterato il prezzo del titolo del gruppo quotato in Borsa. Per questo che la procura, contestando l’aggiotaggio informativo, ha inserito nel capo di imputazione i comunicati del 18 marzo 2014 con le indicazioni sulla diffusione delle copie digitali del quotidiano, del 19 marzo 2015 sui ricavi consolidati del gruppo, e il comunicato del 16 marzo 2016 sui ricavi dell’intero 2015 della società. In quei comunicati si diceva che il giornale si confermava primo quotidiano digitale. Anche la società, in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti, era stata iscritta nel registro degli indagati.

L’inchiesta era stata aperta per false comunicazioni sociali e appropriazione indebita. Ma quest’ultimo reato si è estinto perché come prevede la nuova norma sull’appropriazione indebita la parte offesa deve presentare querela e dopo il risarcimento il gruppo editoriale, che fa riferimento a Confindustria, non procederà. Quindi il filone, in cui era coinvolti l’ex direttore dell’area digitale, Stefano Quintarelli (già ex deputato di Scelta Civica) suo fratello Giovanni Quintarelli, il commercialista Stefano Poretti, Massimo Arioli (ex direttore finanziario del gruppo), Alberti Biella (ex direttore dell’area vendite) e Filippo Beltramini (direttore della società inglese Fleet Street News Ltd), si è chiuso così.

I pm: “Sovrastimati i risultati di gestione” – A Benedini, Treu e Napoletano i pm contestano di aver esposto nella “relazione finaziaria semestrale al 30 giugno 2015, nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015 e nel bilancio al 31 dicembre 2015, fatti materiali non rispondenti al vero – come si legge nel capo di imputazione – sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società”, sull’andamento economico, sulla vendita delle copie digitali e cartacee e sui ricavi “ciò realizzando con una rappresentazione tesa sempre a sovrastimare i risultati di gestione del più significativo asset della società – il quotidiano Il Sole 24 Ore – in particolare i ricavi generati dalla vendita delle copie e la penetrazione nel mercato, anche mimetizzando le perdite maturate attraverso la aggregazione di idfferenti aree di business”. Bugie al fine ” di assicurare a se stessi e a terzi un ingiusto profitto”.

Le false comunicazioni sociali e gli spostamenti delle perdite – Per quanto riguarda le false comunicazioni sociali secondo il pubblico ministero gli indagati aggregavano all’interno del settore denominato Editrice le aree Publishing&Digital (al cui interno era incluso il quotidiano Il Sole 24 Ore, versione cartacea e digitale, i prodotti collaterali e periodici allegati, i nuovi prodotti digitali, il sito del quotidiano e i contenuti online a pagamento), Tax&legal, Radio, Agenzia e Pa. Un’aggregazione che di fatto impediva di comprendere i risultati di ciascuno settore e “in tal modo impedendo di valutare la natura e gli effetti sul bilancio della società dei risultati di ciascun settore e del contesto economico nel quale ciascun settore operava”. Ed è così che i risultavi positivi di alcuni settori finivano “per compensare l’andamento negativo del settore operativo Publishing&Digital costituito per la gran parte dal quotidiano Il Sole 24 Ore”. Le perdite del quotidiano venivano di fatto mascherate nei bilanci.

Trasferiti i ricavi di altri settori al quotidiano – Ma come avveniva questa alterazione dei risultati con la diffusione del quotidiano? Secondo la procura a partire dall’esercizio del 2013 venivano trasferiti al quotidiano digitale i ricavi delle banche dati grazie all’offerta del quotidiano digitale in abbinamento agli abbonati di altri prodotti editoriali del gruppo… senza alcuna maggiorazione del prezzo e senza alcun accordo contrattuale con il cliente al quale veniva lasciato inalterato il valore della fattura. Ma le fatture sarebbero state regolrizzate solo a partire dal 2015 attraverso lo scorporo del prezzo del quotidiano. Ed è così che venivano indicati ricavi dalla diffusione quelli che in realtà erano soldi guadagnati con la vendita di prodotti dati in abbinamento. Informazioni false ad azionisti e mercato sull’attribuzione delle voci di ricavo. Ed è così che nel corso dell’esercizio 2015, “la vendita simulata di abbonamenti al quotidiano digitale a favore di grandi clienti, cui venivano concessi sconti e omaggi sulle spese pubblicitarie quale contropartita alla sottoscrizione dei suddetti abbonamenti che finivano per essere privi di un effettivo corrispettivo”. Secondo la procura venivano fatti passare per fruttuosi i rapporti contrattuali con DiSource,Johnson, Edifreepress che invece facevano registrare segno negativo. Questo perché per ogni copia venduta veniva retrocesso all’intermediario un importo superiore a quello fatturato. Ma non solo anche le vendite erano “fittizie”: le copie cartacee distribuite da Johnson e Edifreepress finivano al macero. Un rapporto quello tra Il Sole e questa società sempre in perdita. Gli inquirenti hanno scoperto anche che a partire dal 2013 non era stata contabilizzata la cessione, con modalità sale and lease back, della Rotativa a favore di Mps L&F. L’accordo prevedeva l’impegno da parte del quotidiano di subentrare in un contratto di leasing. Valore dell’operazione 8 milioni 134mila euro.

La società: “Capitolo chiuso” – “La decisione del Tribunale di Milano, che va ad aggiungersi all’archiviazione del procedimento sanzionatorio Consob nei confronti della Società, permette al Gruppo 24 Ore di chiudere un capitolo del passato. La Società – si legge in una nota – potrà così concentrarsi sulle tematiche industriali e continuare con lo sviluppo in atto, che ha già visto in questi mesi il varo di numerose iniziative editoriali innovative”.

Napoletano: “Sono innocente, affronterà il dibattimento” – “Avrei potuto patteggiare come gli altri, ma non posso patteggiare per un reato che non ho commesso. Sono innocente e affronterò a testa alta il dibattimento e sono consapevole che in quella sede emergerà la verità” ha detto all’Ansa Roberto Napoletano.